la copertina dell'album Dark Side of the Moon dei Pink Floyd
la copertina dell'album Dark Side of the Moon dei Pink Floyd
In Dark Side of the Moon (1973), i concetti astratti, puramente filosofici, sono a nostro avviso fra i più consistenti, materiali perché materialistici, dell’intero immaginario pinkfloydiano. La moderna società industriale spersonalizza l’essere umano tanto da condurlo alla follia: "tempo" e "denaro" (precisamente, la concezione che la società industriale ha, di tempo e denaro), guerra e violenza (Us and Them), la futilità della carriera in ufficio (On the Run), svuotano l’uomo moderno e non gli permettono di capire che solo apparentemente tutto avviene per caso, che in realtà facciamo parte di un beffardo piano cosmico (Eclipse).

Gli "oggetti" presi in considerazione nel corso dell’album, intriso di tessiture "spaziali", sono magistralmente rappresentati dagli esperimenti sui rumori (il tempo dal ticchettìo dell’orologio, il denaro dai tasti di una cassa), in un gioco di riflessi fra parole, musica e, appunto, rumore, che non può essere assolutamente scisso all’interno del lavoro complessivo: il rumore materiale del tempo e del denaro diventa qui testo verbale, narrativo (i rumori raccontano eventi della vita quotidiana) oltre che ritmo musicale.

Parallelamente ai testi verbali, anche l’arte visiva delle copertine va pian piano a dividersi in due tronconi fantastici principali: quello legato ad ambientazioni mitologiche o favolistiche e quello rappresentante immagini fantascientifiche.

Emerson, Lake e Palmer, soprattutto, hanno fatto del tema fantascientifico il perno dei loro concept album: scenari d’altro mondo e macchine futuristiche sono i soggetti preferiti del gruppo.

Per la copertina di Tarkus (1971), William Neal dipinse la creatura protagonista dell’album (simbolo della tecnologia sfuggita al controllo morale e spirituale della società) come un ibrido fra un armadillo e un carro armato. Il paesaggio psichedelico, seminato con le ossa delle sue vittime (la scritta “Tarkus” è addirittura formata con zanne d’elefante), è riproposto anche all’interno della copertina dove Tarkus è raffigurato nelle varie scene di distruzione narrate dalla suite dell’album, fino a quella finale in cui è sconfitto dalla Manticora, mostro mitologico dal volto umano, il corpo di leone e la coda di scorpione.

La copertina di Brain Salad Surgery (1973) è addirittura opera del surrealista svizzero H.R. Giger, e rappresenta (tematicamente e visivamente) il conflitto fra la disumanizzazione prodotta dallo sviluppo tecnologico e l’autocoscienza umana. La copertina esterna presenta un teschio incastrato in uno strano meccanismo di metallo a simboleggiare il trionfo della tecnologia sulla spiritualità. Tuttavia, l’immagine della copertina interna rende questo concetto in modo ambiguo: il volto di donna che si intravedeva nel teschio attraverso un cerchio di vetro, nella prima immagine, è adesso visibile per intero; la donna è raffigurata dormiente ma ha il simbolo dell’infinito impresso sulla fronte, forse barlume di ottimismo per un’umanità addormentata.

Anche due copertine create da Roger Dean per gli Yes riproducono scenari futuristici. Fragile (1971) mostra un’immagine del globo terrestre in cui spiccano in rilievo (e notevolmente ingranditi in rapporto alla terra) alcuni frammenti come alberi e montagne che verranno poi ripresi nelle tavole di Yessongs (di due anni posteriore).

Ma, parlando di rock progressivo, per "arte visiva" non si intende solo l’immagine statica di una copertina. Le esibizioni live entrano a pieno diritto nel contesto, grazie a elaborate scenografie e soluzioni innovative.