A quanta libertà personale siete disposti a rinunciare per una vita sicura e confortevole? É la domanda su cui si poggia Mirror’s Edge (Electronic Arts), innovativo videogame sviluppato in Svezia da Dice in uscita a novembre per Playstation 3 e Xbox 360, titolo protagonista di un'intervista sul numero 55 di Robot, in libreria in queste settimane (acquistabile anche online su Delos Store).
“Il tema delle libertà individuali – commenta il produttore Manuel Llanes - è in fondo una questione globale. In Usa c’è stato il Patriot Act, ma anche in Europa non tira aria buona. Pensiamo all’Inghilterra, dove non esiste praticamente centimetro che non sia sorvegliato da una telecamera. Mi viene in mente anche Singapore, un posto in cui se butti una carta per strada vai in galera per anni. Senza contare quei regimi nei quali persistono ancora nel 2008 gravi limitazioni delle libertà civili e religiose. Insomma, in declinazioni diverse è un problema che c’è ovunque. Tuttavia, ci teniamo a sottolineare che quella che dipingiamo nel gioco non è la stessa società del Grande Fratello di Orwell. La gente è contenta della scelta compiuta. Non è una dittatura. Chi vive così, lo ha deciso coscientemente”.
Mirror’s Edge racconta la vicenda di Faith, una runner, sorta di agile staffetta (le simpatie di Llanes vanno a quelle partigiane, “anche se Faith, pur restandone ai margini, non combatte la società in cui vive”), che trasporta informazioni correndo e saltando sui tetti di una metropoli futuribile per conto di chi non si fida più di canali tradizionali come internet, il cui sogno di libertà è a quanto pare fallito. L’avventura si svolge all’ombra di un importante appuntamento elettorale, al quale potrebbe essere collegata la sorte della sorella gemella della protagonista, una cittadina modello accusata di un crimine che non ha commesso. Alla sceneggiatura ha lavorato Rihanna Pratchett (la cui penna videoludica ha già spaziato dal drammatico Heavenly Sword al comico Overlord), figlia dello scrittore inglese Terry, e i piani sono di farne una trilogia, come sempre più spesso accade oggigiorno.
L’inquadratura, durante il gioco, è fissa in prima persona. Ma non scambiate Mirror’s Edge per uno sparatutto. Lo stesso produttore ammette una certa difficoltà a categorizzarlo. Tecnicamente è “un first person action adventure”. Per comodità potete chiamarlo “thriller”. Sebbene, come sostiene Dario Argento, i videogame citino ossessivamente il cinema, non ultimo lo stesso Mirror’s Edge (tra le fonti di ispirazione l’onnipresente Blade Runner, Strange Days, Lola corre, The Bourne Identity), in realtà per Llanes il nuovo gioco Dice è concettualmente più vicino a un libro che a una pellicola, “perché non guardi semplicemente una storia, ma la vivi con i tuoi occhi”.
Nell’epoca di Lost, non possono però mancare anche influenze televisive. Dietro i colori accesi e il disegno pulito di Mirror’s Edge (quasi non si crederebbe che il motore grafico è quello di Gears of War), c’è una forte volontà di distinguersi nell’affollato panorama dei videogiochi in prima persona derivata proprio dalle produzioni per la tv. “Vedi una schermata e capisci immediatamente da dove proviene. I serial sono maestri in questo, perché i telespettatori sono abituati a fare zapping velocemente da un canale all’altro, quindi le produzioni necessitano di un look facilmente riconoscibile. Con Mirror’s Edge abbiamo voluto sperimentare qualcosa di simile. È un progetto in cui abbiamo accettato di correre molti rischi Si gioca in maniera atipica. Appartiene a un genere difficilmente catalogabile. Non è un first person shooter, ma puoi fare tutto ciò che si fa in un first person shooter, anche se non sei obbligato a farlo”.
Per un assaggio del gioco, vi lasciamo con alcuni video, tratti dall’avventura e dagli spezzoni animati che descrivono la trama.
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