Il giovane sociologo Marco Pellitteri è noto da oltre un decennio per sviscerare con rigore appassionato i diversi cascami dell’invasione degli anime e dei manga dal Sol Levante al Bel Paese in questi ultimi trent’anni (l’apripista Atlas UFO robot con le avventure animate del celebre Goldrake è dell’aprile 1978, a cui seguono a ruota il gigantesco Danguard e decine di altri robot, cyborg e altra fantascienza tutt’altro che "di cartone"!)
Dopo due volumi già molto interessanti come Mazinga nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation (1999) e Anatomia di Pokémon. Cultura di massa ed estetica dell’effimero tra pedagogia e globalizzazione (2002), il 34enne intraprendente palermitano compie un altro salto qualitativo e contenutistico con il poderoso (con ben 50 pagine di riferimenti bibliografici accademici, divulgativi, narrativi, specialistici, giornalistici, oltre a quelli sul web segnalati via via nel volume) Il Drago e la Saetta - Modelli, strategie e identità dell’immaginario giapponese (per la Tunué di Latina, 664 pagine a 28 euro), Pellitteri che offre un compendio di tutto quanto riguarda la riflessione critica e l’analisi del fenemeno anime e manga (com’è noto, molto correlati tra loro e con la fantascienza) in Italia, vera summa e concentrato di decenni di serialità manga, anime, tv e intrattenimento "made in Japan".
Com’è noto, il Giappone vive da decenni una scissione tra modernità e tradizione tra le più marcate al mondo, dopo secoli alterni di diffidenza e aperture verso l’esterno, spesso restìo alla comunicazione con altri popoli e culture più di ogni altro Arcipelago. Questo spiega in parte l’attenzione a volte maniacale dedicata al Paese del Sol Levante negli studi amatoriali-emozionali (non sempre rigorosi) da parte di tanti telespettatori e lettori della fiction nipponica anche in Italia, dilatatisi a dismisura con l’avvento di Internet e inevitabilmente dispersi in mille rivoli con vistose lacune. A tutto questo e molto altro, con una miriade di dati che pure non distolgono dal quadro generale, Pellitteri cerca faticosamente di dare sistematicità (senza esimersi dalle numerose puntualizzazioni che ama fare ogni qual volta se ne presenti la necessità).
Ecco per la prima volta (e non solo in Italia!) un’analisi sociologica di come l’immaginario popolare giapponese – dai disegni animati ai fumetti, dalla tecnologia alla moda, dalla musica ai videogiochi – sia giunto in diversi Paesi dell’Occidente industrializzato, in particolare Stati Uniti, Italia e Francia (con ampie finestre sugli altri mercati), nelle due fasi storico-commerciali rappresentate dalle figure-chiave del “drago” Goldrake (1975-1995) e la “saetta” dei Pokémon (dal 1996 a oggi) strutturatesi come strategie con cui veicolare i macromodelli culturali della macchina (dai robot ai cyborg), l’infante (la giovinezza indiffernte alla maturià, come certi “bamboccioni” italiani) e della mutazione (metamorfosi nei personaggi del voluttuario, nella loro commercializzazione, nei rapporti tra le generazioni). Si prendono così in esame codici, estetiche e tematiche introdotti nelle platee occidentali con il boom di anime e manga nella prima fase – prima richiesti un po’ alla rinfusa, poi inviati con sempre maggior sistematicità e consapevolezza dagli stessi operatori orientali del settore – che oggi permeano tutto il pianeta, in un groviglio evidente e affascinante tra Est e Ovest, domanda e offerta, imperialismo reciproco, consensi politici più o meno espliciti. Come si vede, argomenti tutt’altro che semplici e meritevoli di analisi approfondite. Abbiamo incontrato l’autore per una chiaccherata di (minimo) approfondimento.
Ciao, Marco! Nel tuo nuovo libro hai decisamente allargato il discorso...
Sì, Il Drago e la Saetta parla di fumetti e anime soltanto in funzione di discorsi molto più vasti. Questo è un libro di sociologia dei media, di cultural studies e di studi sulla globalizzazione culturale.
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