Aver costruito una scena sul ghiacciaio, mentre i protagonisti sono accovacciati in una buca, intenti a scrutare in mezzo alla neve che cade e aver messo in scena la valanga, ha fatto sì che il dialogo divenisse del tutto naturale, e che l'informazione, divenuta evento, potesse essere consegnata senza l'imbarazzante effetto di certi infodump dove si capisce all'istante che servono soltanto a comunicare cose al lettore che l'autore non è in grado o non vuole comunicare in modo maggiormente spontaneo e soprattutto necessario.
E, incidentalmente, l'informazione a sua volta si è trasformata in ambientazione.A questo punto sorge spontanea la domanda. Ma quanto ne dobbiamo sapere dell'ambiente? E la risposta non può essere che sempre la stessa: dipende. Ricordiamoci del cocktail, un racconto, un romanzo, sono sempre costruiti pesando gli ingredienti con il bilancino del farmacista, sia che ciò sia fatto per calcolo o per istinto. Per cominciare dipende dalla lunghezza della storia e dalla preponderanza che avrà l'ambiente in essa. È ovvio che non è necessario diventare i massimi esperti in un determinato argomento soltanto per scrivere un racconto breve in cui l'ambiente appena si mostra (anche se a priori non è da escludere che il caso non possa capitare).
Se l'intento è invece quello di scrivere un romanzo e i personaggi interagiscono con il mondo che li circonda, è verosimile che servirà un po' più di documentazione, anche se non è detto che questa debba necessariamente essere estesa. L'importante è valutare attentamente cosa si scrive: se si riporta un fatto, relativo a un certo ambiente, questo deve essere utile per la narrazione, non per dimostrare che avete fatto i compiti e siete una delle massima autorità sull'argomento, al lettore, questo non interessa. Per intenderci, il lavoro che c'è stato dietro a Lungo i Vicoli del Tempo è consistito nella lettura di un libro sulla vita quotidiana a Firenze nel periodo di riferimento e nel tenere a portata di mano la Guida Rossa su Firenze del Touring Club più per evitare di inciampare nella descrizione di un ponte costruito qualche centinaia di anni dopo che per una effettiva necessità descrittiva.
Certo, se il romanzo fosse stato un romanzo storico nel vero senso della parola, forse sarebbe stata necessaria qualche ricerca in più, ma non troppo. In realtà nel romanzo, Firenze viene descritta molto poco dal punto di vista meramente topografico, lo stretto indispensabile per lo svolgimento della vicenda. La descrizione forse maggiormente puntuale è nel capitolo 16, dove Mariani torna nell'epoca attuale nella città dove era appena stato nel 1350. La descrizione di alcuni monumenti, inesistenti o differenti nell'epoca da cui proviene, serve unicamente allo scopo di dare il senso dello spaesamento che prende il protagonista. Ha quindi una funzione narrativa e non esiste al di fuori di essa se non in minima parte.In ogni modo, anche la lettura di un unico libro, mi fece venire in mente l'idea che un paio di scene che avevo precedentemente immaginato, potevano risolversi in modo differente, e probabilmente più efficace.Per terminare il discorso, in un genere in cui tutto sembra essere stato scritto più e più volte, il considerare l'ambiente non soltanto un mero accessorio da appiccicare a posteriori, ma farlo intervenire sin dalle prime fasi del processo ideativo può essere un buon modo per dare un'aria di freschezza alla vostra narrazione, non sarà in grado di fare miracoli, ma a qualcosa servirà.
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