Il tuo romanzo La Dea del caos è stato oggetto anche di un adattamento teatrale. Come è nata e come è andata quest'esperienza?
Splendida, senza mezzi termini. Devo dire anzitutto grazie a Lorenzo Costa del Teatro Garage di Genova che ha creduto ai miei testi e li ha "visti" prima di me in scena, rendendoli così possibili per il teatro. Tutto è nato con una domanda che si sono posti molti miei lettori e che quindi mi sono posto io stesso: la storia di Dea del Caos sembra in effetti una sceneggiatura. Che accadrebbe se fosse portata in scena? Così ho fatto il giro dei teatri e mi sono imbattutto, appunto, nel genio di Lorenzo Costa, un autore, un regista e un attore dei più atipici, e secondo me fra i migliori in circolazione. Si è cominciato con una cosa semplice, una lettura interpretata di brani di Dea del Caos a Finale Ligure, poi si è messa su una pièce vera e propria a Genova: tre serate di pienone, con me che soffrivo come un cane perché quando vedi qualcosa di tuo prendere forma è un po' come te ne privassi, e nello stesso tempo temi le reazioni, hai paura di sentire il commento negativo sottovoce. Tutto è andato bene, nonostante la natura ursina del sottoscritto che, chiamato sul palcoscenico a fine spettacolo è riuscito solo a borbottare un "grazie". Su come si è sviluppata l'esperienza bisognerebbe chiedere anche a Lorenzo. So che si è lavorato molto sui testi, anche se si è scelto di seguire il mio in maniera abbastanza fedele. So anche che la compagnia del Teatro Garage si è entusiasmata di fronte a un tema, la storia alternativa, che, per quello che mi risulta, non era mai stato portato sul palcoscenico.
A cosa stai lavorando adesso?
Alla revisione di un romanzo di prossima uscita, che non sarà però né un'ucronia, né una storia di sf. E ci sono idee che ogni tanto salgono su nel calderone: come al solito, bisogna affrettarsi ad acchiapparle prima che scompaiano...
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