I film tratti da videogiochi hanno avuto anch’essi un periodo d’oro lungo pochi anni: comincia Super Mario Bros. nel 1993, poi nel 1994, mentre Mortal Kombat è del 1995 (con un sequel nel 1997). Un brusco stop venne nel 1999 con Wing Commander, film tratto da una fortunata e longeva serie di videogame di guerra spaziale che si rivelò un flop. Il ritorno in auge si può far risalire a Lara Croft: Tomb Raider (2001; sequel nel 2003) che riprendeva uno dei titoli più acclamati e popolari degli ultimi anni puntando anche su attori di un certo richiamo. La stessa formula fu adottata subito dopo da Resident Evil (2002; con due sequel nel 2004 e 2007) e ultimamente da Silent Hill (2006) proprio sull’onda del successo di Resident Evil. In questa seconda generazione il successo al botteghino è stato senza dubbio maggiore, ma in termini di qualità il livello, pur senz’altro migliorato, resta scarsissimo.Non bisogna andare lontano per capirne la ragione: mentre un film tratto da un romanzo è nella maggior parte dei casi ispirato dall’intento artistico di dare vita a un universo che altrimenti può essere compreso solo attraverso la tecnica non semplice della lettura, un film tratto da un videogioco è un inutile aggiunta perché parte da un’opera che è già visivamente completa e facilmente fruibile, e la rende meno attraente perché elimina l’aspetto ludico e inserisce una trama posticcia che non riesce a nascondere le esigenze di marketing, che in definitiva sono le ragioni di base dell’operazione.
Ciò spiega anche tutta la ridda di annunci e smentite su nuovi film tratti da videogiochi, susseguitasi nel corso degli ultimi anni. Da Broken Sword al celeberrimo Diablo, passando per il fantasy strategico Warcraft e il fantascientifico Halo di cui con insistenza si è parlato in questi anni come il prossimo progetto di Peter Jackson. A rimanere nel limbo eterno di una vaga “pre-produzione” sono però soprattutto i sequel di film già realizzati ma il cui successo non è stato conforme alle aspettative: il terzo capitolo di Tomb Raider, il terzo di Mortal Kombat, il seguito di Silent Hill e così via, solo per citare i titoli più noti.
La febbre per film di questo genere è salita nella prima metà di questo decennio, ma sgonfiatasi la bolla ha lasciato migliaia di tecnici di studios, sceneggiatori e produttori senza lavoro per la cancellazione di innumerevoli titoli. Forse come reazione, o forse come desiderio di omaggiare un mondo che tanta ispirazione ha dato al cinema, molti registi e produttori di successo si sono gettati nella produzione di videogame. Il primo fu proprio George Lucas che fondò nel 1982 la LucasArts appunto per dirigere la realizzazione dell’enorme numero di prodotti ludici legati all’universo di Star Wars, poi estesasi anche ad altri titoli originali, tutti di grande successo (la LucasArts è anche detentrice, ovviamente, dei diritti di produzione dei titoli legati a Indiana Jones).
Nel 1995, anche l’amico e collega Steven Spielberg ha cominciato a sfruttare questa vena attraverso la sua casa di produzione Dreamworks, nella fattispecie la branca apposita “Dreamworks Interactive” per la realizzazione di alcuni videogame ispirati ai suoi film: titoli come Medal of Honor, Jurassic Park: Trespasser e Chaos: The Lost World hanno ottenuto un buon successo (soprattutto i primi due); ma va ricordato che quando nel 1982 l’Atari sviluppò un videogioco basato su E.T. il risultato fu uno dei più grandi flop commerciali di tutti i tempi in questo campo. Quest’anno Spielberg ha inoltre realizzato personalmente per la Electronic Arts (che nel 1999 ha acquisito la Dreamworks Interactive) il suo primo videogame pensato e prodotto per la console Wii della Nintendo: un gioco semplice e molto arcade, “Bloom Box”, dove i giocatori si possono sfidare nella distruzione di edifici fatti di vari blocchi. Più rivoluzionaria l’impostazione di James Cameron che per il suo prossimo film di fantascienza, Avatar, ha dato mandato alla casa di produzione Ubisoft per la realizzazione in contemporanea di un videogioco basato sul soggetto cinematografico. In pratica, film e videogame procedono di pari passo tanto che lo stesso Cameron ha rivelato: «Ho lasciato la massima libertà ai team di Ubisoft, affinché fossero liberi di creare il miglior videogioco possibile, senza pensare necessariamente a sviluppare un titolo basato su un film».
Si rivoluziona quindi tutto il canonico percorso che va dal videogioco al film e dal film al videogioco. Anzi, merita una riflessione quest’ultimo percorso che poi è quello tradizionale: molti dei film d’azione e di fantascienza più significativi sono stati trasposti in videogiochi spesso di grande successo. Senza dubbio la LucasArts ha saputo sfruttare più di ogni altra casa di produzione questa pista, dato che la maggior parte dei prodotti ludici di Star Wars sono stati accolti benissimo dal pubblico, senza parlare di alcuni titoli della saga di Indiana Jones che sono entrati nel cuore degli appassionati. La saga di Alien ha dato vita a un numero difficilmente calcolabile di videogiochi. Buon successo, almeno tra gli appassionati, hanno inoltre riscosso altri titoli tratti da film di fantascienza: Dune II e Dune 2000 (1992 e 1998), Blade Runner (1998), tutti sviluppati dalla veterana Westwood, e i numerosi titoli ispirati agli episodi di Star Trek.
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