Glen A. Larson può ben dire di aver lasciato il segno nel mondo dei telefilm. A partire dagli anni settanta, in qualità di autore ma soprattutto di produttore, ha contribuito alla creazione e al successo di un numero enorme di serial quali McCloud (lo sceriffo a cavallo per le strade di New York), Il Virginiano, L'uomo da sei milioni di dollari (ha collaborato in alcuni episodi), Quincy M.E., Buck Rogers nel venticinquesimo secolo, Magnum P.I., Supercar, Automan e tanti altri ancora. Gli appassionati di fantascienza però lo ricordano soprattutto come il produttore di Battlestar Galactica, serie lanciata alla fine degli anni settanta che per realizzazione tecnica, budget elevato e respiro della storia ricalcava la grandezza delle produzioni cinematografiche dell'epoca.
A settantun anni suonati Larson continua a lavorare a diversi progetti, come per esempio il ritorno di Supercar avvenuto con un film tv proprio quest'anno. È stato anche consulente per la realizzazione della nuova serie di Battlestar Galactica, almeno nelle prime due stagioni. L'esperienza non deve essergli piaciuta molto; dopo alcuni anni di silenzio, infatti Larson ha deciso finalmente di esprimersi sulla serie sviluppata da Ronald D. Moore, non risparmiando le critiche.
"Il nostro punto di partenza era rendere l'idea di essere davvero in un altro universo" ha dichiarato Larson. Ciò significava eliminare qualunque riferimento a cose e oggetti come vestiti simili a quelli terrestri, veicoli simili e addirittura i classici estintori rossi, tutte cose che invece appaiono nella nuova serie. "Inoltre abbiamo inventato termini e frasi da usare in determinate situazioni, una nuova moneta di scambio e cambiato persino la forma delle scope."
I termini inventati, come ad esempio la parola "frak" che divenne di uso comune tra i fan americani, servivano a ricordare agli spettatori che guardavano sì le gesta di esseri umani, ma che tali umani erano in realtà alieni quanto una qualunque altra specie extraterrestre.
La critica aperta di Larson al lavoro di Moore si situa pertanto sulla forte impronta di realismo che è stato dato alla nuova serie, e in base al quale il comandanta Adama e la Presidente Roslin parlano come potrebbe parlare un vicino di casa. Realismo che probabilmente si è reso necessario dal cambio dei tempi, e soprattutto dal cambio degli standard di linguaggio delle produzioni televisive, proteso verso il politically correct ad ogni costo.
In questo senso è illuminante il commento di Michael Angeli, uno degli autori della nuova serie, che in qualche modo risponde a Larson: "Mi piace usare il gergo della vecchia serie nei miei file provvisori. Purtroppo tutti gli autori di show televisivi passano gran parte del loro tempo a combattere contro gli Standard and Practice, che ti dicono cosa può essere o non essere visto, ciò che si può dire e che non si può dire. Talvolta risultati sono ridicoli: gran parte dei nostri personaggi sono soldati, con il loro punto di vista, eppure li facciamo parlare in modo a volte lezioso."
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