In quegli stessi anni Edgar Varèse auspicava l’invenzione di nuovi strumenti che avrebbero permesso di “percepire i movimenti delle masse e dei piani sonori che, entrando in collisione, avrebbero dato la sensazione di fenomeni di penetrazione o repulsione. Non vi sarebbe più stato posto per la vecchia concezione di melodia: l’intera opera sarebbe divenuta una totalità melodica scorrente come un fiume. Vari accorgimenti tecnici avrebbero delimitato molteplici zone d’intensità diversificate dal timbro e dall’intensità che avrebbero acquistato colore, dimensione e prospettiva differente. Il ruolo del timbro-colore sarebbe diventato accidentale, aneddotico, sensuale o pittorico.” Dice ancora Varèse (siamo nel 1916): “Sono certo che verrà il giorno in cui il compositore, una volta realizzata la partitura, potrà affidarla a una macchina che ne trasmetterà fedelmente il contenuto musicale all’ascoltatore”.
Concetto assolutamente postumano.
Le sperimentazioni si susseguirono nei decenni successivi, e vari compositori costruirono diversi strumenti elettronici, come il Theremin, l’organo Hammond, il Magnetofono, il Trautonium, il Melodium e l’Ondioline.
Nel 1951 la RTF impianta a Colonia il suo primo studio espressamente concepito per la composizione elettronica. In esso si formerà e ne prenderà poi la direzione, uno dei maggiori protagonisti della musica contemporanea. Durante questi anni saranno molti i compositori attratti che realizzano dei lavori nello studio, tra essi Varèse, Hodeir, Boulez e Milhaud.
Nel 1952 debutta nella musica per nastro John Cage, la cui propensione per strategie compositive aleatorie si pone in principio in diretta contrapposizione col rigore strutturalista di Stockhausen (Luigi Nono attacca la tendenza di molti compositori a trincerarsi dietro rigorosi e astratti principi matematico-scientifici). Il gruppo Music for Magnetic Tape di Cage e quello di Tape-Music di Ussachevsky-Lüning (che lavorava a New York) iniziarono indipendentemente a manipolare i suoni lavorando sui nastri.
Nel 1956 Louis e Bebe Barron firmano Electronic Tonalities, la prima soundtrack interamente elettronica, per il classico di fantascienza Il pianeta proibito, ideando le organiche forme sonore della civiltà dei Krell.
Nel 1964 a New York il figlio di un radioamatore (appassionato di Theremin), Robert Moog, progetta e mette in commercio la sua versione di synth a cui dà il proprio nome (Moog). Egli sarà seguito da una schiera di costruttori che creeranno una nuova generazione di strumenti che verranno adottati sia nell’ambito accademico che nella musica popolare.
Proprio alla fine degli anni ‘60 la musica popolare si apre alla sperimentazione (in contemporanea alla “rivoluzione parallela” che avviene nel mondo dell’arte, con la nascita della body-art). Da un lato i progressi della tecnologia, dall’altro la diffusione delle droghe, aprivano ampi e inesplorati scenari ai musicisti e alle band musicali.
Tra i primi sono i Pink Floyd in A Saucerful of Secret (1968) e Ummagumma (1969) a dilatarsi in allucinate saghe interplanetarie e a fecondare i semi dello space-rock, un genere di notevole fortuna soprattutto nella scena alternativa inglese nei primi anni ‘70.
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