Ecco cos’è davvero il postumanismo, quindi: un risultato di un’evoluzione tecnologica esponenziale, che investe tutti i campi dell’umano, dal teorico al pratico al filosofico. Una percezione di un futuro che è ancora, davvero, fantascientifico, ma che grazie al Cyberpunk abbiamo imparato a maneggiare e a riconoscere nei suoi germi seminali. Nelle arti. Nelle scienze. Nelle filosofie. Nelle percezioni amplificate da un esoscheletro modificato e surdimensionato che accompagnerà i nostri eredi verso un cammino che noi ora riusciamo – forse – solo lontanamente a immaginare.
Con un piede, siamo ancora nella fantascienza. Con l’altro, siamo altrove, nel postumanismo. Basta leggere gli articoli di questo speciale di Delos per rendervene conto appieno. Basta che apriate solo un poco la mente per apprezzare le implicazioni che il nascente status ha già portato nel campo della pura speculazione mentale (il presente rapportato al passato e al possibile lucente futuro, lucido intervento del professore Riccardo Campa, presidente dell'Associazione Italiana Transumanisti). Del postumanismo che si è aperto la strada anche in ambito musicale, cinematografico e nella letteratura (grazie agli splendidi articoli del Kremo, di Giovanni De Matteo e di Ivan Lusetti). Apprezzare il nuovo: basta che clicchiate le possenti rubriche sviluppate da chi il postumanismo già lo vive, lo interpreta, ci ragiona; vi basterà questo per capire che il futuro non è più tale, ma solo nostalgia di un passato targato Cyberpunk, che ci ha aperto la visuale verso un futuro davvero possibile.
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