Altro veterano della fantascienza postumanista britannica è M. John Harrison, anche lui come Vinge un precursore della stagione cyberpunk (nel 1975 il suo romanzo The Centauri Device ne anticipa molte tematiche e scenari), tornato alla ribalta solo dopo la conclusione di quell’esperienza. Una Spiaggia cosmica illuminata dallo splendore alieno del Fascio Kefahuchi, una distesa disseminata dei resti di antiche civiltà aliene, il relitto di un’astronave, uno scheletro umano. E tre storie che si dipanano tra il nostro presente e il 2400, tra Londra, lo spazio profondo e le colonie esoplanetarie dell’umanità: tre vite orchestrate da una misteriosa creatura. Ma cos’è lo Shrander che tormenta i protagonisti? Incubo riemerso dalle loro tribolate infanzie o creatura aliena sopravvissuta alla sua specie? E quali sono i suoi oscuri propositi? Mistero, azione e avventura spaziale sono gli ingredienti che Harrison mescola in questo cocktail esplosivo, confezionando un tour de force lisergico su misura per i suoi personaggi, cinici e disillusi se non proprio deplorevoli. Il risultato è Luce dell’universo, (Light, 2002 Pubblicato in Italia da Urania nel 2006.), un turbine caleidoscopico che strizza l’occhio a modelli letterari del calibro di William S. Burroughs e Thomas Pynchon.La riuscita dell’operazione deve molto anche alla grande esperienza dell’autore, alla sua attenzione stilistica, alla sua straordinaria capacità di gestire gli eventi, dosando l’azione e le rivelazioni, senza mai scadere nell’esercizio fine a se stesso. Tutti elementi che fanno di Light un tassello importante e anzi cruciale della fantascienza del nuovo secolo. Nel 2006 l’universo del Fascio Kefahuchi si arricchisce di un nuovo titolo: Nova Swing, sospeso tra romance e hard-boiled, ci riporta all’atmosfera decadente che pervade i mondi alle propaggini della Spiaggia, intrecciando le storie dei personaggi nell’alone surreale dell’influsso antico del Fascio.
Fortemente ispirato dalla Matrice Spezzata di Sterling si dimostra il gallese Alastair Reynolds, uno dei giovani scrittori di cui parlavamo sopra, impostosi all’attenzione del pubblico e della critica nel 2000 e autore da allora di una saga che spazia nel futuro dell’umanità per uno spettro temporale di circa 400 secoli. La sua è una space opera dai tratti decisamente personali, che si contraddistingue per i toni cupi e per un certo rigore a cui non deve essere stata estranea la sua esperienza lavorativa come ricercatore per l’Agenzia Spaziale Europea.
A tutt’oggi è autore di sette romanzi: cinque di questi, più un certo numero di racconti e novelle, ricadono nell’universo definito Revelation Space dal titolo del primo libro della serie. Fazioni umane coesistono con sfuggenti civiltà aliene, una guerra fredda si svolge silenziosamente e la minaccia di annichilamenti planetari e genocidi è mascherata dai normali traffici commerciali e silenziata dalle distanze siderali che separano gli avamposti umani. In questo scenario, spesso i ruoli di buoni e cattivi si scambiano da un romanzo all’altro. Malgrado l’avanzatissimo livello di progresso tecnologico raggiunto dalle sue società future, Reynolds tende a connotarle con la stessa ambiguità che contraddistingue le società umane attuali, insidiate dalla corruzione anche quando sembrano sorrette dal più nobile degli slanci. La serie prosegue con i romanzi Chasm City (2001), Redemption Ark (2002), Absolute Gap (2003) e l’ultimo The Prefect (2007), tracciando una panoramica storica che spazia dal 2050 al 2700, per spingersi ancora oltre con i racconti.
Air: Or, Have Not Have di Geoff Ryman (2005) è uno dei testi-chiave della cosiddetta Mundane SF, un sottogenere promosso dallo stesso Ryman per promuovere un approccio “pratico” al genere, eliminando tutto l’improbabile e l’impossibile (alieni, viaggi iperluce, salti nel tempo, e così via). Nella sua fedeltà alla linea, questo romanzo tradisce qualche spunto transumanista degno di nota, incentrato com’è sul confronto/scontro tra passato e futuro, tra tradizione e progresso. La storia si svolge in uno scenario tecnologicamente molto intrigante, con una rete di comunicazione globale basata sul calcolo quantistico e integrata nelle menti stesse degli utenti. Kizuldah è un minuscolo villaggio del Karzistan, in cui la gente vive ancora in modo tradizionale, dividendosi tra un’intensa attività agricola e il lavoro manuale tipico della campagna. La TV è arrivata a mala pena nel villaggio, ma un giorno i cittadini di Kizuldah e del resto del mondo sono sottoposti ad una prova: sperimentare un sistema di comunicazione che usa la tecnologia quantica e che si chiama Air. L’obiettivo è impiantare un equivalente di Internet nelle menti di tutti i cittadini. A Kizuldah, durante il test, la mente di Chung Mae viene casualmente integrata nel sistema di comunicazione virtuale dopo essere stata prima impiantata nel corpo di una donna morente. Mae, inizia così la sua disavventura, perché sarà l’unica che potrà dimostrare che il sistema di comunicazione Air è potenzialmente dannoso per tutta l’umanità.
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