Nel 1998 il canadese Robert J. Sawyer, uno degli autori più apprezzati della sua generazione, ci prospetta un possibile balzo cognitivo dell’umanità ispirato dal primo contatto con una avanzatissima civiltà aliena.

Il libro è Factoring Humanity, tradotto in Italia da Urania come I transumani nel 2000, e deve molto alle intuizioni del maestro Arthur C. Clarke pur distinguendosi per un accurato background scientifico aggiornato agli anni Novanta e per alcuni dettagli ricorrenti nella produzione di Sawyer: l’identità, la fallibilità della memoria e della percezione, le possibili basi quantistiche della coscienza, il conflitto generazionale. Di nostro interesse risultano anche due opere accomunate da una medesima idea di fondo svolta da angolazioni diverse, entrambe scritte nel 2005. Stiamo parlando del romanzo Mindscan (pubblicato da Urania nel 2007) e della novella Furto d’identità (Identity Theft, uscito per Delos Books Odissea Fantascienza nel 2006), i cui protagonisti si trovano alle prese con le paradossali conseguenza di una nuova tecnologia che permette di digitalizzare la coscienza. Furto d’identità si segnala anche per un’inedita ambientazione marziana, tra archeologi e contrabbandieri dei reperti fossili del Pianeta Rosso.

A proposito di ambientazioni aliene, esiste uno stato oppresso dalla dittatura di gerarca comunista, la cui popolazione è tenuta all’oscuro delle più basilari conquiste democratiche del Novecento e le autorità militari stringono affari con organizzazioni criminali internazionali e megaconglomerati industriali.

Non stiamo parlando di uno scenario di fantascienza, ma della realtà della Transnistria, una costola della Moldavia contesa dalla Russia, regione poverissima di risorse ma con una sua valenza strategica nello scacchiere geopolitico dell’Europa dell’Est.

Dall’attualità prende le mosse quello che forse è il lavoro meglio riuscito di Walter Jon Williams, di cui abbiamo già presentato numerosi titoli inquadrabili nel suo primo periodo cyberpunk. L’Era del Flagello (The Green Leopard Plague, premio Nebula 1999) appartiene alla sua produzione più recente e offre una proiezione ideologica delle sorti del genere umano. La soluzione dell’annosa piaga della fame è il punto di partenza e di arrivo di questo romanzo breve (DelosBooks). Tra recupero della memoria storica e progressivo scavo psicologico, Williams dipinge uno scenario postumano inedito, in cui l’immortalità è alla portata di tutti e la conoscenza (specie del passato) raggiunge un’importanza di stretta attualità. Michelle è una mutante che dopo la morte misteriosa del suo compagno si è sottoposta a un intervento di riprogrammazione genetica per diventare una sirena. Vive appartata in un’isola in mezzo al Pacifico, dove è diventata una leggenda vivente per la popolazione locale, finché un vecchio accademico la contatta per chiederle di svolgere una ricerca su Jonathan Terzian, filosofo politico e ideologo alla cui opera definitiva – la Teoria della Cornucopia – si devono i princìpi e i fondamenti di questo mondo futuro. La storia di Terzian affonda nell’abisso della Guerra degli Anni Luce che separa la sua epoca (che in definitiva è anche la “nostra”) da quella di Michelle: un baratro culturale e non solo temporale che ammanta la vita dell’illustre teorico nell’alone mitologico della preistoria.

Altro ritorno per l’ideologo del cyberpunk Bruce Sterling, che nel 1997 riprende il discorso sul futuro postumano con Fuoco Sacro (Holy Fire, pubblicato in Italia da Fanucci). Nel tardo ventunesimo secolo i progressi nella ricerca tecnologica hanno portato a importanti conquiste nel campo dell’estensione della vita. La protagonista del romanzo sta vivendo la sua seconda giovinezza e, parallelamente a un tour attraverso le città storiche del Vecchio Continente, sperimenterà gli effetti di un mutamento che riguarda la parte più profonda della sua personalità.

 

Per concludere questa prima panoramica del postumanesimo, così come esso è andato delineandosi nell’arco degli anni Novanta, torniamo al principio del decennio, precisamente al 1991. I premi Hugo e Nebula per il miglior romanzo breve dell’anno lanciarono la carriera di un’autrice che da quel momento non avrebbe conosciuto battute d’arresto. Stiamo parlando di Nancy Kress e l’opera è Mendicanti in Spagna (Beggars in Spain, ultima edizione in Delos Books Odissea Fantascienza,), che verrà poi ampliata nel romanzo Mendicanti di Spagna, (idem, 1993, tradotto da Urania nel 1997). È solo l’inizio di un trittico che si svilupperà nei successivi Mendicanti e Superuomini (Beggars and Choosers, 1994) e La rivincita dei mendicanti (Beggars Ride, 1996), entrambi pubblicati sempre da Urania. Il ciclo degli Insonni e dei Mendicanti ci mostra la progressiva ascesa e il successivo declino, fino alla loro emarginazione e fuga nello spazio, di una elite di mutanti geneticamente liberi dal sonno. Il loro contributo al progresso della conoscenza segnerà un balzo strepitoso nell’avanzamento tecnologico della civiltà ma non riuscirà tuttavia a salvarli dall’invidia del resto dell’umanità. Quello che traccia la Kress è un futuro a tinte fosche, di aspri conflitti sociali tra gli Insonni e i Mendicanti, dipinto con attenzione alle psicologie dei personaggi e con omaggi alla tradizione del genere.

Su un tema analogo l’autrice americana farà ritorno nel 2003 con Mai più umani (Nothing Human, pubblicato da Urania nel 2007), in cui la nuova generazione mutante è invece costituita da bambini che dimostrano una straordinaria capacità di adattamento a un ambiente ostile, dopo il collasso ecologico della Terra.