Abbiamo già affrontato in altra sede gli sviluppi che da qualche anno a questa parte, in virtù dell’allineamento di una serie di intuizioni emerse in un lasso di tempo per la verità ancora più vasto, stanno plasmando il volto della fantascienza, dando forma a una tendenza ben riconoscibile che la critica ha voluto contraddistinguere con l’etichetta di post-human .
La fantascienza postumanista ha cominciato a coagularsi a partire da alcuni nuclei di sensibilità alla deriva sulle onde dell’oceano post-cyberpunk e ha fatto proprie molte istanze già presenti nella corrente di William Gibson, Bruce Sterling, Rudy Rucker, Tom Maddox e gli altri che negli anni Ottanta rivoluzionarono il genere. Mentre la maggior parte dei reduci di quella generazione ha finito col volgere altrove il proprio interesse, alcuni di loro possono essere facilmente identificati, se non altro attraverso alcune delle loro opere, come dei veri e propri precursori, capaci di esercitare un’ascendenza diretta sulle nuove leve. Altri ancora hanno finito col prendere parte attivamente al nuovo percorso, con opere ora immaginifiche e sfrenate (lo strabiliante racconto “Disfatto” di James P. Kelly), ora scanzonate e umoristiche (come nell’esilarante rilettura che Paul Di Filippo dà del concetto di singolarità in “La Singolarità ha bisogno di donne!”). Ma un contributo significativo è arrivato tanto da autori della vecchia guardia (Vernor Vinge e M. John Harrison, entrambi a loro volta antesignani dell’onda cyberpunk) quanto dalle giovani leve, cosicché il nuovo filone ha finito per sancire una sorta di patto generazionale, un ambiente di sviluppo in cui ognuno ha fornito il proprio apporto incrementale a seconda della rispettiva sensibilità e del relativo immaginario di riferimento.
Forse è questa sorta di “ricomposizione” o “convergenza”, paradossalmente propiziata proprio dal cyberpunk che molti continuano a ritenere un corpo estraneo nell’organismo della fantascienza, ad avere propiziato l’emersione di nuovi spunti di riflessione, proponendo un punto di vista innovativo su tematiche che provengono dagli albori della fantascienza “moderna”: il rapporto uomo/tecnologia, l’impatto del progresso sulle strutture sociali, il profilo culturale in continua evoluzione della nostra civiltà. Il filone postumanista si nutre di immaginario in senso lato e di immaginario fantascientifico in modo particolare, rielaborando i modelli e declinando visioni e invenzioni secondo una sensibilità inequivocabilmente postmoderna. In questo modo assistiamo a una “rigenerazione” che ha il sapore della riscoperta e, al contempo, della nobilitazione, in cui si rende il dovuto merito al ruolo tutt’altro che secondario svolto dalla fantascienza nell’immaginario del Novecento e alle sue ricadute sempre più consistenti sui nostri anni Zero.
Postumanesimo: cos’è, quando nasce e come evolve
Non è affatto facile definire le coordinate storiche del filone postumanista. La nuova fantascienza presenta tuttavia delle peculiarità che la rendono a tutti gli effetti un fenomeno unico e senza precedenti nella storia del genere. Cerchiamo di riassumerne nel seguito le principali.
1. Contorni sfumati. Se tanto la New Wave quanto il cyberpunk, le ultime due correnti organizzate espresse dalla fantascienza del Novecento, avevano i loro autori di riferimento e risultavano essere coerentemente strutturate attorno a un nucleo fedele alle istanze del rinnovamento (promotore di attività più o meno sotterranee, da fogli militanti come la fanzine cyberpunk Cheap Truth a riviste di prestigio come la new waver New Worlds), il postumanesimo si distingue innanzitutto per la labilità dei suoi confini, caratteristica questa ereditata dal post-cyberpunk. Ad oggi forse non è ancora possibile identificare un autore postumanista, ma molti degli scrittori più attivi sulla scena si sono cimentati, anche a più riprese, con tematiche inequivocabilmente riconducibili al filone. Le loro opere appaiono con una certa costanza, sia nella dimensione lunga del romanzo che in quella breve del racconto o della novella, ospitati questi ultimi sulle principali testate in circolazione (da Fantasy and Science Fiction alla Asimov’s Science Fiction, passando per Analog, Strange Horizons e Interzone).
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