Premio Oscar per Shrek, di cui è stato uno dei padri, Andrew Adamson si è cimentato subito dopo con il mondo creato da C.S. Lewis per Le Cronache di Narnia. Un’esperienza importante che ha portato il regista neozelandese a realizzare i primi due capitoli della saga, uno dopo l’altro.
Adesso, dopo Il Principe Caspian, Adamson lascerà il suo posto a Michael Apted per Il Viaggio del Veliero le cui riprese inizieranno alla fine di quest’anno. “Nessuna nostalgia” dice Adamson, “era solo arrivato il momento di cambiare e di dedicarmi a realizzare, magari, un film più piccolo.”
Il film racconta la storia di come i quattro ragazzi Pevensie si trovano un’altra volta nel reame incantato per scoprire che tutto è cambiato. A Narnia sono passati più di mille e trecento anni e i giovani re e regine sono diventati ormai solo una leggenda, mentre il Leone, Re Aslan, è scomparso. Il regno è dominato da Re Miraz (Sergio Castellitto) e dai suoi invasori, un popolo di spietati pirati tra cui, però, si erge il Principe Caspian (Ben Barnes) che potrebbe, però, scegliere di cambiare le cose.
Lei ha scelto Sergio Castellito e Pierfrancesco Favino per i ruoli di due personaggi molto più complessi dei ‘cattivi’ che si vedono in genere in questi film…
Questo, perché io non amo i personaggi bidimensionali e prevedibili. Tutti i cattivi dei miei film precedenti, dai due Shrek al primo Le Cronache di Narnia sono figure ambigue di cui cerco di comprendere le ragioni. La cosa più importante è che gli attori stessi sappiano il perché di quello che fanno. È questo che serve essere credibile. Se Tilda Swinton rappresentava il male puro, l’umanità di Castellitto e Favino mi ha dato la possibilità di esplorare da vicino l’elemento politico e di intrigo della storia che era presente nel libro di Lewis. Le loro vicende sono interessanti tanto quanto quelle dei giovani eroi del film.
Si dice che abbiate avuto delle difficoltà a scegliere Ben Barnes per il ruolo del protagonista…
Ben dice che lo abbiamo scelto quando lui è entrato nella stanza, perché prima che lui arrivasse ci siamo detti: “Il primo che entra lo prendiamo, perché altrimenti ci tocca cambiare il titolo del film!” Scherzi a parte: è stato un processo abbastanza lungo che ha coinvolto diverse persone, ma quando abbiamo visto Ben abbiamo pensato che fosse perfetto e meglio degli altri quindici che ho incontrato.
Qual è stato il suo approccio alla serie di Narnia?
Sicuramente molto fedele ai libri e allo spirito di Lewis sebbene una forte deviazione dal suo punto di vista è stato quello legato al ruolo dei personaggi femminili. Susan, nella sua visione, al massimo avrebbe potuto avere in mano pane e burro e non certo un arco con delle frecce. I suoi personaggi femminili sono diventati progressivamente più forti dopo avere incontrato quella che sarebbe diventata sua moglie. Io, però, non ero preparato per raccontare Susan come una figura debole.
Parliamo della vocazione ecologista del film?
Sia Lewis che Tolkien erano molto preoccupati per la Natura e l’ambiente. Per questo motivo vediamo come la Natura, in qualche maniera, alla fine di questo film torna a dominare rispetto agli uomini e alla società tecnologicamente più avanzata dei Telmarini. E il trionfo dell’ambiente rispetto alle forze distruttive messe in campo dagli uomini. È per questo che nel design di questo popolo li abbiamo reso così industrializzati con le loro macchine da guerra e le maschere di ferro che li rendono ancora meno umani.
Qual è il legame ‘autobiografico’ con la storia raccontata nel Principe Caspian?
Sono cresciuto a Papua Nuova Guinea ed era un posto fantastico dove un ragazzino viveva in grande libertà. Oggi, invece, è molto pericoloso e anche se considero quella la mia casa più della Nuova Zelanda o di Los Angeles, so di non poterci tornare.Ed è la stessa cosa che accade per i ragazzi di Narnia che diventati adulti sanno di non potere trovarsi un’altra volta nel luogo dove sono stati più felici e che, comunque, quel luogo è cambiato. E’ un po’ il senso della perdita della gioventù e del passaggio verso l’età adulta. In questo film c’è una lezione importantissima: la responsabilità che si ha nella crescita. Non si vince, infatti, una battaglia in base alla vendetta o all’affermazione del proprio ego, ma soltanto se si è nel giusto.
Che differenza c’è tra la serie di Shrek e di Narnia?
Entrambi puntano ad una verità emotiva, ma laddove Shrek è irriverente nei confronti di un certo tipo di racconto, Narnia, invece, è estremamente riverente. La cosa più importante, però, nella loro diversità è che raggiungono lo stesso risultato da punti di vista opposti. Il Fantasy ti consente ti raccontare le verità emotive della vita in maniera inconscia sia per chi le realizza, sia per chi le vede. Quando si lascia il cinema si scopre di avere assimilato qualcosa di estremamente personale, senza averne avuto una consapevolezza durante la visione.
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