- Un incidente aereo. Tu eri piccolo, non avevi neanche due anni. Emilio e Diana dovevano trascorrere un paio di giorni da un parente e tu rimanesti a casa con Tatiana. La tua vita fu salva.- Non rattristarti - disse Ingrid prendendomi una mano, - è passato tanto tempo, e ora con te ci siamo noi e ti vogliamo bene. Vero? -. Ma in quel momento non capii più niente. Credo che Antonio e Ingrid si alzarono e mi abbracciarono contemporaneamente ma io ero altrove. Rimuginai quei pensieri per giorni e notti, prima di assorbirli.
Stamattina mi è venuta voglia di andare da Tatiana. Le ho telefonato, le ho detto che volevo parlarle. È un po’ che non la vedo e mi è parsa contenta di ascoltare la mia voce. - Vieni, vieni, Rirì. Ti aspetto!
Anche Tatiana per me è una mamma. È la donna che mi ha allevato e che ha vegliato costantemente sulla mia infanzia e prima fanciullezza. L’unico punto fermo della mia vita, a pensarci. È bruttina, Tatiana: bassa, malandata, di modesta estrazione ma serissima, onesta, intelligente e sempre col sorriso sulle labbra. Ha fatto la colf e badante anche ai miei vari genitori, ma ora ha una certa età e vive con una modesta pensione. Mi chiama ancora con un suo diminutivo di Ettore. Dal supermarket ho preso una busta di alimentari per lei. Dirigendomi verso casa sua mi nasce un pensiero incongruo legato al Paradigma Olografico. Se si taglia in pezzetti un’immagine olografica, ciascuno d’essi ha la proprietà di riprodurre l’intero ologramma. Ebbene, io mi sento già vivere in un mio universo olografico: da qualunque parte mi giro spuntano immagini di mia madre. Sono pieno di madri… ma non ne ho nessuna.
Busso, Tatiana mi apre. - Entra, Rirì, entra. Come va a scuola? Che bel giovane che sei. Eh, chissà quante ragazzine vorrebbero mangiarti vivo… - Le consegno la busta, vedo che lei è felice, anche perché vive da sola. - Oggi sei mio ospite a tavola, capito? Telefono io a mamma Ingrid. - Annuisco, mi siedo in una poltrona che sprofonda un po’. Chiudo gli occhi.
- Qualche giorno fa ho scoperto una cosa - dico. La storia non è finita, e anche questa faccenda l’ho ricostruita tutta da me. - Il mio Dna maschile deriva da un mix selezionato di due uomini, perché pare che quello originale avesse dei difetti… Tu come al solito di ’ste storie non sai niente, no?
- Alzo le mani - dice Tatiana. - Di queste cose non so e non ne capisco.
- Uhm. - Restiamo in silenzio, e non mi accorgo che a un certo momento è già ora di pranzo, la tavola è imbandita e l’odore invita. - Vieni, Rirì -. Tatiana mi prende per un braccio e mi fa sedere, poi mi dà un bacio su una guancia. Mi sento felice. Rilassato.
Quasi una beatitudine.
Tutto sommato è una famiglia all’antica, la mia.
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