- Davide è uno sporco Eco mangiaterra! Davide è uno sporco Eco mangiaterra!Il rosso oltrepassò il barcarizzo, scartò a sinistra e si rifugiò dietro l’albero di maestra, iniziando a molleggiarsi sulle gambe con finte da una parte e dall’altra per non essere raggiunto.Ad un tratto, qualcuno apparve a mezzo busto da un boccaporto. All’uomo bastò un’occhiata per rendersi conto della situazione. In un attimo fu sul ponte, si piegò in avanti, allungò le braccia ed agguantò i due inseguitori, uno per la maglietta e l’altro ad un braccio.

- Cos’è tutto questo fracasso? – esclamò a voce ferma, scrollando i due malcapitati. L’anziano marinaio si eresse sulle lunghe gambe, il volto di cuoio bruciato ed i capelli acconciati a formare una lunga coda intrecciata.

- Ha cominciato lui – rispose il più grande, che non doveva avere più di dieci anni, gli occhi neri come il carbone piantati in un faccino dai lineamenti furbeschi. Tentò di divincolarsi. – Mi ha detto che sono un bugliolo pieno di…

- Volete finirla sì o no? Non importa chi ha cominciato – rimarcò il marinaio. Lanciò un’occhiataccia al rosso. Questi stava dall’altro lato della nave, aggrappato alle griselle dell’albero di maestra e si stava dondolando con noncuranza, sul viso un’espressione da angioletto.

- Chi vi ha messo in testa queste idee balzane sugli Eco? – disse l’uomo rivolto al ragazzino al suo fianco. – Solo perché siete gente di mare credete di essere superiori a tutti gli altri? Dovete avere rispetto. Questa è la regola. Per prima cosa, gli Eco non mangiano la terra, la coltivano. Secondo, sono nostri amici. Senza di loro non avreste quella buona frutta da mangiare e tutto il resto.

- Ma io… - cercò di giustificarsi il marmocchio.

- Non ho finito – lo interruppe l’uomo. – Noi facciamo parte dell’Unione, questo ve lo hanno insegnato, no? Ogni gruppo è importante nel nostro paese, compresi i Marconiani.

- Quelli parlano in modo strano, però – azzardò il più piccolo. – Davide ne ha visto uno. Ha detto che è simpatico e gli ha fatto anche un regalo.

- Uhm – mormorò il marinaio. – Comunque, parlano davvero troppo veloce per noi che siamo abituati a fare le cose con calma. Ma ci danno la tecnologia che serve. Ora, a voi piace fare il bagno?

- No, no – piagnucolò il ragazzino dagli occhi scuri che aveva intuito lo scopo. – Per piacere, Lasco, adesso no.

Il vecchio non si scompose. - Non ho detto che farete un bagno adesso, per rinfrescarvi quelle idee strampalate. Vi ho chiesto solo se vi piace – disse. Spostò la testa di lato. – E tu, Davide, vieni qui – ordinò. Prese i due per mano, una stretta vigorosa, e li condusse alla murata di dritta. Il rosso li seguì, la testa bassa, lo sguardo sospettoso.

- Ecco. Vedete com’è limpida l’acqua? – indicò. – E le acquadelle e i ghiozzi vicino alla riva? Ora, se non ci fossero stati gli Eco assieme ai Marconiani a mettere i filtri ai fiumi, il nostro mare sarebbe inquinato.

- Cosa vuol dire in…inquinato? – chiese il rosso, riprendendo coraggio.

Lasco strinse le palpebre, sforzandosi di ricordare l’esatto significato di quella parola antica. – Pieno di veleni. Schifoso – disse alla fine. – Come era negli Anni Sporchi.

- Ah, sì – fece il grandicello, riuscendo a sfilare il polso dalla mano del marinaio. – L’ho sentito a scuola. C’era tanta robaccia nell’acqua che i pesci morivano soffocati e non potevi neanche toccarla, altrimenti morivi.

- Proprio così – assentì Lasco. – Adesso, da bravi marinai, fate bonaccia.

- D’accordo – disse il rosso, non molto convinto.

Intrecciarono le mani scuotendole due volte. – Bonaccia – dissero assieme, poi si misero a ridere.