Si fermò con un piede sulla passerella ad ammirare quella che per un anno e forse più sarebbe divenuta la sua casa. Era una goletta di media stazza, elegante e snella, all’attracco del pontile mobile. Doveva essere attorno alle duecento tonnellate di carico e, cosa stupefacente per quei tempi, completamente costruita in legno.
Lasciò correre lo sguardo sulle murate d’un colore ocra intenso. Sollevando appena la testa, seguì contro il cielo limpido l’elevazione degli alberi di trinchetto e maestra, leggermente inclinati verso poppa, con le vele ancòra infrasconate. Il bompresso, per l’effetto prospettico dal punto in cui guardava, pareva allungarsi a dismisura ben oltre la sua reale portata. Sul mascone di dritta, spiccava in lettere d’ottone il nome del bastimento: Quarnaro. Gli ricordava il golfo della Dalmazia dove aveva fatto pratica di navigazione. A poppa, sventolava sonnacchiosa la bandiera dell’Unione.
A proravia della goletta, notò due brigantini a palo di fattura più moderna. Scafi in resina bianca, sovrastrutture, casseri, castelletti, alberi e pennoni in luccicante duralluminio. Alle sue spalle, oltre il pontile, bastimenti a vela di svariato tonnellaggio affollavano il bacino. Sin dove lo sguardo poteva giungere, si distingueva una fitta foresta di alberi dondolare appena sotto la spinta della marea e i vessilli dei Clan e delle Famiglie palpitare al vento. Simile ad una città, l’omogenea struttura galleggiante si preparava a salpare. Le operazioni di carico procedevano a ritmo sostenuto e uomini, donne, ragazzi, persino bambini, abbigliati nei chiassosi colori dei Clan, si agitavano indaffarati lanciando richiami. Le strida dei cavi d’acciaio sotto sforzo, l’aspro rumore dei paranchi in tensione, si mescolavano nell’aria sovrastando le grida dei marinai.
Si sistemò la tracolla del borsone da viaggio. Era giunto il momento di salire a bordo. Quello era il suo primo imbarco. S’incamminò lungo la passerella ed il cuore cominciò a pulsargli. L’eccitazione gli percorse i muscoli come una scossa. Il sole, alto sull’orizzonte, apparve dietro l’albero di maestra, ferendogli gli occhi. All’improvviso, udì delle grida. Girò appena la testa e scorse una massa di capelli fulvi sfrecciargli di fianco. Il ragazzino stava fuggendo a gambe levate. Con incredibile abilità lo scansò, evitando nel contempo di finire in acqua. Altri due, in maglietta a righe blu come il primo, calzoncini e sandali, gli stavano alle calcagna.
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