- Una mia elaborazione - spiegò il professore. - Zolle, faglie e proiezioni di profondità ed estensione dei bacini petroliferi sottomarini. Tutta la zona di mare che c’è tra la Sicilia e la Libia, sottosegretario. La nuova Atlantide.- Dice? Io piuttosto lo definirei come la palude Stigia tra due sponde dell’inferno. Ha avuto modo di vedere come il governo e l’Eni hanno devastato la Libia in maniera ben peggiore di quanto fatto con la Sicilia?
Settembrini si rabbuiò improvvisamente. - Lei è un uomo di studi, vedo, sottosegretario, non un politicante come quelli...
Il professore si interruppe; era pallido. - Vede, ha colto proprio nel segno. La Sicilia e la Libia. Due posti che il Signore ha concesso all’uomo di devastare perché capisca cosa sia l’inferno.
- Lei è credente, professore? - chiese Prosperi, improvvisamente a disagio di fronte a quell’uomo. Settembrini scosse la testa: - No, no... facevo della retorica... la sua metafora comunque è molto più calzante di quanto lei creda. Come uomo di governo, saprà di quali orrori gli italiani si sono macchiati in Libia al solo scopo di incrementare la produttività di estrazione.- Ho letto i rapporti confidenziali, certo. Specie animali estinte, popolazioni distrutte, aridità, inondazioni, piogge acide e così via... Non l’ho vista da vicino.
- Io sì, appena mi portarono via da Napoli - spiegò Settembrini. - Mi fecero visitare alcuni impianti Eni nel paese. Un’esperienza che non sto qui a descriverle. In confronto la Sicilia è l’Eden, ma tra un decennio si ridurrà nella stessa identica maniera. Tutto per il petrolio.
- Mi creda, professore, l’amministrazione dipartimentale di cui sono membro si è opposta per anni a tutto questo scempio ma siamo saliti al governo solo due anni fa e ormai credo sia tardi per invertire la rotta -, cercò di giustificarsi Prosperi.
- Lei non capisce quanto profondo sia il problema, sottosegretario. Qui non si tratta di scelte di governo. Qui si tratta di scelte all’ombra di qualsiasi potere di controllo politico!
Prosperi sospirò. - Ho già sentito questi eccessi di paranoia, professore -, disse. - Vorrei che gentilmente mi spiegasse cosa sta succedendo.
- È proprio quello che voglio fare. Mi dica, sottosegretario, lei ha letto dei rapporti confidenziali riguardo il prossimo prosciugamento dei pozzi libici?
Il sottosegretario ci pensò su: - Non li tengo presenti, ma è possibile che...
- No, lei non li ha letti. E quelli riguardanti un nuovo giacimento che le sonde Eni hanno rilevato sui fondali libici al largo del golfo della Sirte?
Prosperi si voltò verso la carta fissata alla parete. - Sta parlando di questo? - domandò.
- Queste sue rilevazioni?. - Le guardò con attenzione per qualche minuto, poi si girò verso il professore: - Esiste davvero un giacimento di tale estensione laggiù?.
Settembrini sorrise: - Non solo esiste, ma lei ci è proprio sopra. Dove crede che stessimo, mi dica?.
Prosperi si sentì improvvisamente instupidito. Cominciava a capire alcune cose di quella storia, ma non tutto e quel che non sapeva lo preoccupava sempre di più. - Allora mi faccia capire -, disse alzandosi in piedi e guardando di nuovo la carta. - L’Eni ha scoperto un giacimento enorme nel golfo della Sirte che potrebbe sostituire i pozzi in esaurimento in Libia. Bene. Perché la notizia viene passata sotto silenzio anche ai massimi livelli governativi? Perché provocherà un nuovo disastro ambientale, non è vero?.
Anche il professore si alzò e si affiancò al sottosegretario osservando la carta. - Non un altro disastro -, sussurrò. - Ma il disastro per definizione. Quello definitivo. Vede, le mie ricerche sperimentali per l’affioramento di giacimenti petroliferi nei fondali non prevedono niente di così grosso, nessuno poteva credere effettivamente che nel Mediterraneo ci fossero simili giacimenti. Quello della Sirte è un caso particolare che alcuni miei colleghi hanno studiato senza rendere pubbliche le loro scoperte a causa di “veti” dall’alto. Tra il 1240 e il 1210 a.C. un’enorme piana che occupa quello che oggi costituisce la zona di mare tra la piccola Sirte e l’estremo occidentale della Sicilia scomparve a causa di un maremoto immane... Non è una favola, le assicuro, una teoria del genere è ben conosciuta nel mio ambiente ma nessuno finora aveva cercato di effettuare prove geologiche sperimentali. Evidentemente alcuni poteri forti si sono interessati alla cosa e l’hanno approfondita; e ora io sono qui per realizzare il loro progetto.
A Prosperi girò la testa. - Mi sta dicendo che è possibile far affiorare nuovamente l’intera pianura sott’acqua? Con le sue tecniche?.
- Mi creda, anche a me sembrava una follia, ma i mezzi che mi hanno messo a disposizione rendono possibile il progetto. E lei ne intuirà le conseguenze... l’emersione provocherà l’effetto esattamente opposto a quello di tre millenni fa, con l’inondazione della Libia e lo sprofondamento della Sicilia, e anche del lembo estremo della Calabria se per questo. Il petrolio, però, sgorgherà a fiumi.
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