Correva l'anno 1798 quando l'abate Thomas Malthus, pubblicò il Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società, un'opera dove lo studioso inglese prevedeva che la crescita incontrollata della popolazione umana avrebbe condotto a penuria di cibo e a carestie devastanti.
Centosettanta anni dopo John Brunner scrisse un'opera il cui tema dominante era, appunto, la sovrappopolazione, in Tutti a Zanzibar le teorie dell'abate inglese vengono portate alle estreme conseguenze, e le conclusioni non sono certo confortanti.
Sono passati quaranta anni dalla pubblicazione del romanzo, che nel 1969 ottenne il premio Hugo sbaragliando una concorrenza di tutto rispetto (tra cui Maestro del passato di Raphael Lafferty e Nova di Samuel Delany), manca davvero poco al 2010, anno in cui l'opera è ambientata, tuttavia rileggendo Tutti a Zanzibar si prova la senzazione che il tempo non abbia lasciato alcun segno.
Non a caso il romanzo di Brunner venne pubblicato in Italia nella collana "SF - narrativa d'anticipazione", che nelle intenzioni dell'editrice Nord doveva raccogliere opere di fantascienza particolarmente fuori dagli schemi.
La struttura dell'opera è in effetti molto particolare, ci sono quattro sezioni distinte, intrecciate tra loro, che formano un quadro d'insieme sfaccettato e complesso.
La storia vera e propria è raccontata nella Sequenza, teoricamente si potrebbe leggere solo questa sezione, rendendo in questo modo Tutti a Zanzibar un romanzo del tutto normale.
Le altre sezioni sono denominate Ultimissime, una serie di frasi, annunci, canzoni, pubblicità e pensieri che rappresentano dei lampi sulla società, senza darne una visione logica, Contesto, che permette di farsi un'idea sullo scenario del romanzo e Primi piani, una serie di ritratti di personaggi, non sempre collegati alla storia, che vivono nel mondo immaginato da Brunner.
I protagonisti della storia sono Norman House e Donald Hogan, il primo è un afroamericano, manager della potente corporazione General Technics, il secondo un bianco, agente "dormiente" del governo degli Stati Uniti, nulla li accomuna, tranne il fatto che dividono lo stesso appartamento.
La relativa monotonia delle loro vite viene interrotta quando la General Technics riceve da governo della Beninia, povero ma pacifico stato africano, una proposta di collaborazione commerciale.
Norman viene coinvolto nel progetto, che assomiglia molto a una sorta di colonizzazione, e nel contempo Donald viene attivato e spedito nello Yatakang, stato asiatico che intende mettere in atto un programma di ingegneria genetica sulla propria popolazione.
L'annuncio yatakanghese rischia di far crollare il difficile equilibrio di una società dove a gran parte della popolazione non ha il diritto di avere figli per motivi eugenetici, per cui diventa vitale capire se è davvero possibile eliminare le malattie e i difetti congeniti o se si tratta solo di un gigantesco bluff.
Così, mentre Donald viene spedito nell'arcipelago dello Yatakang, Norman si trova alle prese con un gigantesco enigma, cosa rende la Beninia tanto pacifica, al punto da non avere un termine per indicare la collera?
Il primo impatto con Tutti a Zanzibar può lasciare sconcertati, ma se si riesce a superare le prime pagine poco a poco si viene attratti e catturati da un'opera memorabile, trascinati in un mondo talmente simile al nostro da mettere i brividi.
La tesi di Brunner è che un'enorme prigione contenga l'umanità, una prigione le cui sbarre sono costituite da corpi, una selva di esseri umani che, gomito a gomito, coprirebbe l'intera isola di Zanzibar, un incubo a occhi aperti.
La società descritta nel romanzo è, almeno negli Stati Uniti, ricca e progredita, ma la pressione demografica induce nella popolazione uno stress terrificante, qualcuno impazzisce e diventa "ammoccatore", una macchina per uccidere, qualcuno si da al terrorismo, qualcuno cerca scampo nella fuga, ma questa non sempre è possibile.
Il linguaggio parlato dai personaggi è molto particolare, e da una strana sensazione, allo stesso tempo di famigliarità ed estraneità, come del resto l'intero mondo di Tutti a Zanzibar, che assomiglia al nostro in maniera preoccupante, ovviamente non tutti le previsioni di Brunner si sono avverate, ma questo non toglie fascino al romanzo, anzi lo rende ancora più intrigante.
Tra le decine di personaggi secondari spicca la figura di Chad Mulligan, sociologo e autore di Sei un idiota ignorante, Tu come bestia, Lessico della deliquenscienza e Meglio? Di che?, libri citati nel romanzo, iscrivibili a buon diritto nella biblioteca della pseudobiblia, ma anche Shalmanaser, il computer che forse è l'ultima speranza dell'umanità, Sugainguntun, lo scienziato Yatakangese, il presidente beniniano Zatkiel Obomi e tanti altri sono importanti, l'opera è simile a un grande coro, dove ciascuno ha la sua importanza.
Tutti a Zanzibar fa parte di una trilogia dedicata da Brunner a tre distinti problemi, oltre a quello trattato nel romanzo ci sono il razzismo di L'orbita spezzata (The jagged orbit, 1969) e l'inquinamento, che è il tema di Il gregge alza la testa (The Sheep Look Up, 1972) distropie che portano al limite diversi, ma ugualmente devastanti, problemi della nostra società, si tratta di opere di grande impegno, che rendono davvero onore al ruolo della fantascienza come lettura d'anticipazione.
La lettura di Tutti a Zanzibar non è agevole, se cercate un romanzo da consumare distrattamente sotto l'ombrellone allora non fa per voi, se cercate un capolavoro che ha lasciato un segno nella storia della fantascienza non potete farvelo scappare.
John Brunner è nato a Preston Crowmarsh, cittadina dell'Oxfordshire, nel 1934.
Già nel 1951 pubblica, con lo pseudonimo di Gill Hunt, il suo primo romanzo, Galactic storm, due anni dopo appare, su Astounding Science-Fiction, il racconto Thou Good and Faithful, nello stesso anno Brunner si arruola nella RAF, dove rimane per un paio d'anni, in seguito trova impiego in una casa editrice di Londra, posto che abbandonerà nel 1958, per dedicarsi alla carriera di scrittore a tempo pieno.
La sua carriera letteraria è stata lunga e prolifica, oltre a romanzi di avventura, comunque di buona fattura, ha pubblicato diverse opere di grande spessore, oltre alla citata trilogia possiamo ricordare Eclissi totale (Total eclipse, 1974), un'indagine sul crollo di una civiltà aliena apparentemente perfetta, Il telepatico (The whole man, 1958), La scacchiera (Squares of the city, 1966), originale romanzo ricalcato sulle mosse di una partita di scacchi, Rete globale (The Shockwave Rider, 1975), un romanzo precorritore del cyberpunk, e numerosi altri.
Brunner si è cimentato anche nel fantasy, con l'originale serie di racconti dedicati al Viandante in Nero (Traveller in Black), misterioso personaggio dotate del potere di esaudire i desideri della gente.
Il 26 agosto 1995, durante la WorldCon di Glasgow, John Brunner ci ha lasciato.
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