Per “potere”, spiega Foucault, non si deve intendere quello che emana da un soggetto cosciente – per esempio un sovrano – e che si traduce in leggi positive. Si tratta invece del potere impersonale, onnipresente, che non ha dimora fissa ma opera tramite meccanismi anonimi in ogni anfratto della società. Sotto questa luce, il potere è un insieme di rapporti di forza diffusi localmente, non riconducibili a una sola sede.In questo modo, Foucault contrappone una propria “microfisica del potere” – mirante all'analisi delle molteplici e diffuse strategie di soggiogamento – alla “macrofisica” (per esempio) della teoria marxiana, che dà invece spazio soprattutto alla opposizione dominatori/dominati. Di fatto, spiega Foucault, si è sempre allo stesso tempo entrambe le cose, dominatori e dominati: si potrà essere dominati in fabbrica ma, magari, dominatori in famiglia. Rispetto a questi micro-poteri così decentrati e variamente connessi, la resistenza può essere condotta non da un'unica forza organizzata in partito, ma solo in lotte parziali (…) I dispositivi di potere, attuando selezioni e interdizioni, impediscono il libero proliferare dei discorsi e originano una società disciplinare, che trova espressione nelle istituzioni del carcere, dell'ospedale, dell'esercito, della scuola, della fabbrica: qui sono attuate strategie di controllo, anche del corpo, esami, sanzioni. Il potere però non ha solo questa funzione spregevole, ne ha anche una positiva e apprezzabile: produrre nuovi ambiti di verità e nuovi saperi (…) [Da: “Michel Foucault – Introduzione al pensiero”, a cura di Diego Fusaro, http://www.filosofico.net/foucault.htm ].È anche una presa di coscienza di nuove potenzialità espressive la causa del rinnovamento della fantascienza di quegli anni e senza la quale non riusciremmo a comprendere opere particolarmente rappresentative quali The Atrocity Exhibition di Ballard, o Dhalgren di Delany (1975; tradotto in Italia per la prima volta nel 1982) o ancora le storie della Tiptree e delle altre “nuove autrici”. Quanto a Paul Michel Foucault (1926-84), storico e filosofo francese, egli è stato uno dei grandi maîtres-à-penser del XX secolo. Visse il Sessantotto fuori dalla Francia, ma partecipò come pensatore di prestigio, oltre che accademico, alla rivoluzione culturale che ne seguì. E dunque il cerchio si chiude… Che la fantascienza flirtasse con la nuova aria che tirava si può peraltro desumere anche da alcuni segnali. Per esempio un romanzo di Heinlein, Straniero in terra straniera (Stranger in a Strange Land, 1961; La Tribuna, 1964) divenne negli Usa, com’è noto, una sorta di “bibbia dei Figli dei Fiori”. Altro cult, il romanzo Le Guide del tramonto di Arthur C. Clarke (Childhood's End, 1953; Mondadori, 1955). E vale anche la constatazione che molti testi di musica rock (King Crimson, Rolling Stones, Jefferson Starship, David Bowie, Genesis…) cominciassero a far proprie tematiche di fantascienza. Anzi, era venuta a crearsi una “controcultura” che mescolava visioni del futuro, droghe, utopie, palingenesi; una temperie creativa che maturava un nuovo immaginario fantascientifico. Del 1968 è anche 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, film in apparenza realistico, ma visionario come pochi. Ancora nel ’68 due riviste statunitensi, Galaxy e If, realizzarono un’iniziativa fino ad allora inconcepibile per testate del genere: pagine a pagamento contenenti due liste di nomi di scrittori, l’una di fronte all’altra: a favore o contro l’intervento americano in Vietnam.
La rivoluzione caotica ma al contempo molto fruttuosa registrata nella nuova fantascienza di cui si è detto durò una quindicina d’anni: nel 1984 fu pubblicato Necromancer di William Gibson (Neuromante, Nord, 1986). Da quel momento e per circa un ventennio, tutta la fantascienza scritta prima sarebbe stata buttata a mare per dar spazio al verbo assoluto del cyberpunk. Tranne tre o quattro nomi, i vecchi “grandi” (Anderson, Sturgeon, Brunner, Lafferty, Leiber e così via) sarebbero stati dimenticati; molti di loro avrebbero vissuto gli ultimi anni di vita in estreme ristrettezze. Il vento delle mode non perdona. L’ubbriacatura di cyber (ulteriore fondamentale rivoluzione nella fantascienza, ma anche – secondo alcuni – “l’ultimo movimento d’avanguardia artistico del XX secolo”) è smaltita. La science fiction ha registrato altri cicli, più brevi o discontinui, ma da qualche tempo torna a manifestarsi un interesse per non pochi scrittori del passato: appaiono ristampe, se ne discute nei forum. Com’è giusto che sia…
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