Durò tutta la giornata, si aspettava che una volta uccisi tutti i sani del palazzo tornassero da lui, ma chissà perché lasciarono perdere, evidentemente erano rimasti in pochi o forse erano già passati nello stadio in cui si ammazzavano tra loro.

Doveva essere così, dopo due o tre giorni non sentì più grida neanche dagli altri palazzi, ora doveva solo aspettare. Avevano detto che tutto sarebbe finito entro quindici giorni ma ci credeva poco, su internet aveva trovato anche un mese e c’era chi diceva che non sarebbe finito mai. Nel qual caso pensò era la fine, ma se non era così doveva solo resistere.

Gettò il cadavere nel cortile, per fortuna a quello stadio non erano più infettivi per semplice contatto, disinfettò tutto con l’acido muriatico, forse sarebbe bastato e se no si sarebbe unito agli altri, poco da fare. Tappò tutte le finestre con il legno dei mobili, usò i libri per accendere il fuoco e cucinare la pasta, sempre nella stessa acqua, temeva che l’odore avrebbe attirato qualcuno, poi quando cominciò a sentire la puzza dei cadaveri capì che non era di quello che doveva preoccuparsi; quasi impazzì per il disgusto e il vomito, poi per fortuna arrivarono i topi. Li sentiva passare e rodere e ben presto l’odore cessò; era terrorizzato dall’idea che riuscissero ad entrare ed assalirlo e alla fine lo fecero: si aprivano la strada attraverso i mobili, cercavano di sollevare il coperchio del water che aveva sigillato, il muriatico e il veleno li allontanavano solo per poco, scampare a quelli per farsi divorare vivo da quelle bestie schifose pensava, poi per fortuna presero ad ammazzarsi tra loro, giusto, anche alcuni mammiferi risentivano degli effetti, ed era più facile che si massacrassero tra loro che assalissero lui.

Poi fu il silenzio e prese ad aspettare. Restava seduto o sdraiato, cercando di dormire il più possibile per risparmiare cibo. Per risparmiare l’acqua prese a mangiare la pasta cruda. Poi l’acqua finì. Erano passati circa due mesi ed evidentemente non se l’era preso. Si guardò nello specchio dell’ingresso, ebbe paura, lo spaccò e uscì. Nessuno per strada, alcuni palazzi erano bruciati, come quasi tutte le macchine, cadaveri di topi in putrefazione e scheletri o ossa sparsi un po’ dappertutto.

I negozi e i supermercati erano distrutti, bastò un’occhiata per capire che non era rimasto niente da mangiare o da poter usare come arma; trovò giusto un giaccone, aveva freddo, doveva essere l’inedia pensò o la sete; forse verso la zona orientale c’era un fiume, ma sapeva che non ci sarebbe mai arrivato. Poi pensò al palazzo del governo: c’era un bar e qualche macchinetta ed erano tutti armati, chissà.

L’avevano assalito ed erano riusciti ad entrare, o forse qualcuno dall’interno era stato contagiato, c’era stata battaglia, comunque, soliti scheletri con crani sfondati, buchi e schizzi di sangue sui muri, qualche barricata improvvisata, fatta proprio con le macchinette, non erano servite e dopo le avevano distrutte; ma riuscì a trovare un paio di merendine e una aranciata. Si diresse verso il bar interno; chiuso, dall’interno, sprangato,

Uno di loro aveva cercato di sfondarlo con l’ascia, e qualcuno dall’interno gli aveva fatto cambiare idea. Sfondò la porta, un tizio era seduto sulla sedia, ridotto a scheletro, il cranio sfondato, la pistola ancora in bocca. Giusto, era rimasto senza acqua e aveva preferito farla finita.

I topi non avevano lasciato niente ma c’era la pistola, la mano fece resistenza poi si sfaldò, il caricatore era quasi pieno, magari se qualcuno si avvicinava troppo riusciva a beccarlo.

Fece il giro del palazzo e riuscì a trovare qualcosa, delle bottiglie nascoste sotto i corpi, del cibo in un armadio, lo finì quasi tutto, quella notte dormì nel divano del dirigente, chissà che fine aveva fatto, l’appartamento di servizio era vuoto.

Tenne la sacca con l’acqua e il cibo rimasto vicino a sé e fece bene, si svegliò la notte con l’impressione che il pavimento si muovesse, la pila illuminò un brulichio di scarafaggi, giusto, gli insetti erano immuni e per fortuna non erano aggressivi, scappavano ancora alla luce e al rumore, ma sarebbero tornati e avrebbero consumato tutto il consumabile. Oddio, aveva letto che volendo si potevano anche mangiare, gli insetti possono essere una fonte preziosa di proteine in certe circostanze, ma lo scricchiolio dei loro corpi gli aveva bloccato lo stomaco: forse era meglio morire di fame.