Il romanzo mescola anche generi diversi: c'è, ovviamente, la fantascienza, ma anche il thriller e per certi versi la spy story. È stato difficile passare da uno stile narrativo all'altro?
Diciamo che, nonostante la contaminazione dei generi sia diventata negli ultimi tempi quasi una moda in campo editoriale, in Semen non sono partito con l’idea preconcetta di mescolare fantascienza, thriller e spy story. La trama stessa mi ha portato di necessità ad utilizzare situazioni e stilemi di altri generi letterari oltre a quelli tipici della SF. In questo modo, alla fine mi sembra di aver ottenuto una narrazione dove le caratteristiche del giallo o del romanzo di spionaggio siano intrecciate alla SF senza forzature, in modo quasi naturale: se all’improvviso scarseggiasse il seme umano fertile, l’unica sostanza che garantisce davvero la sopravvivenza della nostra specie, credo che i servizi segreti e le mafie di tutto il mondo combatterebbero, rapirebbero, ucciderebbero, insomma farebbero davvero di tutto per accaparrarsene il monopolio. Diciamo che, in questo senso, in Semen l’intreccio tra SF, thriller spionistico e addirittura noir è in fondo un elemento realistico: date le premesse di base, non potrebbe accadere altrimenti.
Insieme a Carmine Villani, sei l'autore di un manifesto sulla Fantascienza mediterranea. Di cosa si tratta?
Ah, sì… Il famoso Manifesto della Fantascienza Mediterranea… Fu una cosa che nacque un po’ per gioco molti anni fa (si era nel lontano 1992…), durante il convegno milanese L’Astronave dei Sogni organizzato dalla Perseo Libri, in scherzosa risposta al “Minifesto” della Scoeula Milanesa (scritto proprio così, in dialetto meneghino!) elaborato da Paolo Brera e Daniele Vecchi, due autori della città ambrosiana fin troppo noti nel mondo della SF italiana. Io e Carmine, napoletani doc, decidemmo seduta stante di replicare al divertente “campanilismo” di Brera e Vecchi con un altrettanto giocoso Manifesto tutto meridionale: in realtà due brevi articoli (si possono trovare pubblicati nell’unico numero doppio di FUTURO EUROPA, il 12/13), nei quali entrambi spezzavamo una lancia a favore di una visione meno nordica, meno mitologicamente celtica del fantastico in generale, rivendicando le radici mediterranee di tantissima parte dell’immaginario leggendario, dagli antichi Greci fino ai poemi fantastico-cavallereschi di Boiardo, Ariosto, Tasso… Certo, era un gioco, ma neppure tanto… In realtà, nella mia narrativa l’ethnos mediterraneo ha una grandissima importanza, soprattutto nei romanzi: basta leggere Progetto Michelangelo per rendersene conto, ma anche in Semen viene dato molto rilievo alle culture del Sud del mondo, da quella italiana (naturalmente) a quelle africane ed arabe.
Chi sono i tuoi autori di riferimento, appartenenti al mondo della fantascienza e non, che ti hanno ispirato nel corso della tua carriera?
Tanti… Di maestri non se ne hanno mai abbastanza! Per quanto riguarda la SF inglese e statunitense, dico i primi nomi che mi vengono in mente, non certo in ordine d’importanza: Dick, Ballard, Silverberg, Bradbury, Wyndham, Matheson, il grande Sheckley (gli sono particolarmente affezionato, perché sono riuscito ad incontrarlo di persona poco prima che morisse: un uomo eccezionale, oltre che un autore geniale). Per la SF italiana naturalmente Aldani e Malaguti (che mi hanno seguito fin dai miei primi “vagiti” letterari…), due veri maestri di stile e d’idee… Poi i grandi scrittori distopici: Orwell, Huxley, Zamjatin… Adoro anche Bulgakov, sempre per mantenerci più o meno nella SF… Per quanto riguarda la narrativa normale, poi, ci vorrebbero venti pagine del sito per citare tutti i miei autori preferiti… I grandi romanzieri russi, che in parte ho già citato, poi i grandi francesi: Zola, Maupassant, tra i tedeschi il sommo Goethe, tra gli anglosassoni Wilde, Stevenson… Il giapponese Mishima… Per i conterranei Dante, i nostri splendidi rinascimentali, Pirandello, Dino Buzzati, e poi… Basta, sennò diventa un’enciclopedia universale della letteratura! Ho sempre letto molto, fin da ragazzino, in modo onnivoro e vorace… Se solo avessi imparato un’oncia di stile e di profondità da ognuno dei grandi maestri che ho letto, sarei a posto… Ma non credo proprio, purtroppo! Mi rimane la consolazione di indicarli come strada maestra ai miei studenti, che purtroppo leggono sempre meno…
A Fiuggi, all'Italcon dello scorso marzo, hai dichiarato che questo è in realtà il primo di una trilogia di romanzi. Ci puoi anticipare qualcosa in merito?
Beh, quella è stata una battuta scherzosa da parte di Malaguti, intenzionato a terrorizzare il pubblico dell’Italcon con l’annuncio di una fantomatica “trilogia” di cui Semen, con le sue 500 e passa pagine fitte fitte, sarebbe solo “il prologo”! Niente paura. In realtà sto lavorando ad un nuovo romanzo dove il tema della sessualità è di nuovo dominante, anche se da un punto di vista ben diverso rispetto a Semen… ma si tratta per il momento di un work in progress… Chi vivrà vedrà!
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