Leggenda vuole che gli allora dirigenti RAI, vedendo gli straordinari risultati di audience che aveva questa seria televisiva in Francia, decisero di sperimentare e di importarla anche in Italia. Così il 4 aprile del 1978 iniziò la programmazione del primo grande anime nella storia della televisione italiana, dopo Barbapapà, Vicky il vichingo e Heidi: Atlas UFO Robot (oggi riedito in dvd con il più corretto titolo UFO Robot Goldrake). La storia che ne seguì è nota a tutti, appassionati e non: il cartone fu un successo senza precedenti ma nonostante la gioia dei bambini, i genitori e gli intellettuali dell'epoca si ribellarono a questa nuova forma di intrattenimento per la sua eccessiva violenza. Goldrake venne addirittura accusato di istigare al terrorismo e l'allora pedagogica RAI decise di bandire gli anime dal palinsesto televisivo (lacuna che ben presto Silvio Berlusconi avrebbe colmato).
Recentemente Delos Science Fiction ha dedicato uno speciale ai trent'anni di Goldrake in Italia.
Di Goldrake la storia si sa, certo questa non è una recensione. Perchè allora dedicare un altro articolo ai trent'anni di Goldrake? Quello che qui in realtà si vuole fare è celebrare i trent'anni di una piccola rivoluzione del costume e dell'intrattenimento: l'arrivo degli anime. Molti decenni prima de I Simpson, l'anime ha significato la "liberazione" del cartone animato, da sempre relegato a spettacolo per bambini in salsa disneyana, con animali antropomorfi o principesse canterine in attesa del principe per completare il duetto canoro. Non era più un genere, ma un medium attraverso cui potersi aprire a stili narrativi, tematiche e storie mai provate prima: con Goldrake fu il caso della fantascienza ad esempio. Fu proprio questa nuova visione a scagliare verso queste produzioni le più bieche critiche: dall'istigazione alla violenza (la più classica), all'eccessiva scostumatezza (la seconda in ordine), fino ad essere causa di omosessualità nei bambini (Sailor Moon docet).
In effetti, come ammette lo stesso autore di Goldrake Go Nagai in un'intervista fatta per l'occasione su TV Sorrisi & Canzoni (www.sorrisi.com/sorrisi/diretta/art023001041878.jsp), lo stile narrativo e il modo nuovo in cui erano trattate determinate tematiche erano rivoluzionarie per l'Italia dell'epoca e furono accolte con avversione e sospetto, così come accade a tutte quelle novità che sanno davvero rompere con la tradizione e non sono semplicemente una semplice rimestura del vecchio. Tuttavia, per quanto le critiche fossero feroci nei confronti di questi cartoni animati, alla fine il successo proveniente da schiere di appassionati sempre più numerosi e fedeli è arrivato a cambiare addirittura la tradizione da cui si partiva per disprezzare i cartoni animati giapponesi: fateci caso, quanto sono cambiati i film di Natale Disney da venti anni a questa parte (persino Il Re Leone ha un grosso debito nei confronti di Tetsuka!)?
Certo è vero, ci sono dei fumetti e delle serie televisive che farebbero vergognare l'intelligenza di chiunque o che sono una spudorata vetrina per pupazzi e videogiochi, ma volendo o meno storcere il naso dinanzi a questo genere di cose, non si può non riconoscere ai giapponesi un merito: quello di avere creato l'unico fenomeno culturale di massa a livello planetario che non sia di origine anglosassone o occidentale. Attareverso esso sono riusciti ad esportare la loro lingua e la loro cultura in tutto il mondo, proprio come fecero gli americani con il rock'n roll e con il cinema di Hollywood.
Chissà allora che sarebbe accaduto allora se i dirigenti RAI anni Settanta non avessero seguito l'esempio dei loro colleghi francesi e continuando a trasmettere Tom & Jerry? Forse gli anime non sarebbero mai arrivati in Italia, i trentenni di oggi non avrebbero costantemente i lucciconi agli occhi pensando agli anni '80, io starei scrivendo su un giornale d'inchiesta politica e Silvio Berlusconi sarebbe ricco la metà e chi lo sa, magari oggi... ma vabbè, questo è il Corriere della Fantascienza e io ho il dovere di cronaca, non c'è spazio per le storie fantasy...
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