C’è chi ancora pensa che il mestiere del supereroe sia la miglior cosa che possa capitare a un comune mortale. Sciocchezze.
Certo, alzi la mano chi non ha mai sognato di volare via oltre l’atmosfera, o di correre più veloce di una pallottola, o di diventare forte come un centinaio di uomini (per la pelle verde si consiglia una speciale pomata, in vendita nelle migliori farmacie). Ma non sono sempre tutte rose e fiori. Prendiamo il più banale dei problemi: la doppia vita. Se vi capita di essere un supereroe dovete necessariamente possedere due identità: nella prima siete l’eroe di tute le donne (che ovviamente sognano di avere un avventura galante, per non dire sessuale, con voi), l’esempio di tutti gli uomini onesti (certo una minoranza è abbastanza invidiosa. Di solito questa minoranza si trasforma nei vostri acerrimi nemici) e soprattutto di tutti gli adolescenti che leggono le vostre avventure su dei giornaletti che si vendono nelle edicole (e qui entra la solita, vecchia, annosa polemica: ma i fumetti sono una lettura per soli adolescenti ed adulti rimbecilliti, o possono essere una piacevole lettura anche per adulti sani di mente?
L’ardua risposta ai posteri…); nella seconda identità siete il più sfigato degli impiegati (di solito tutti i vostri colleghi vi prendono in giro, magari perché non siete un tipo sveglio o forzuto), vostra moglie – che vi crede una vera nullità e si chiede ancora quanti doppi whisky ha bevuto la sera che ha accettato la vostra proposta di matrimonio – vi tradisce con tutti quelli che passano per il vostro nido d’amore: dal lattaio (siamo in America e lì i lattai passano tutte le mattine a portarvi il latte) all’idraulico, senza dimenticare il vicino di casa (che magari a sua insaputa è sposato con una supereroina svolazzante) e vostro figlio si vergogna un po’ perché pensa che poteva nascere magari, che so, figlio di Arnold Schwarzenegger e invece…
Senza contare che il vostro capo si lamenta delle continue ferie e permessi che vi prendete (a volte sparite letteralmente dall’ufficio, nel senso che nessuno vi vede per ore ed ore. Qualcuno vi vede entrare nella toilette – quella con il finestrino – e vi vede uscire dopo alcune ore. Ma si sa che gli interventi di un supereroe non sono sempre a scadenza fissa, possono capitare la mattina presto o magari dopo mangiato).
Insomma, non è proprio una vita simpatica. Lo ha capito bene Stan Lee, il creatore di tanti eroi a fumetti della Marvel, quando coniò la ben nota formula: Supereroi uguale superpoteri e superproblemi. Una massima che si è rivelata più che mai vera e, soprattutto, la carta vincente nel mondo dei comics, dopo l’11 settembre.
Prendiamo Civil War, la saga della Marvel che ha visto uno contro l’altro i vari supereroi. Come è noto, tutto ebbe inizio quando venne emanata una legge che prevedeva la registrazione dei supereroi da parte del Congresso americano. L'atto di registrazione richiedeva inoltre una sorta di arruolamento coatto, previo addestramento, di chi disponeva di superpoteri. I supereroi si dividevano così in due fazioni, composte da chi accettava la legge e chi no, capitanate rispettivamente da Iron Man e da Capitan America. Lo scontro era, ovviamente, inevitabile, e molti supereroi si ritrovarono a dover scegliere. Alcuni decisero di non schierarsi, altri, come l’Uomo Ragno, prima si schierarono dalla parte della legge e di Iron Man, ma poi cambiarono idea e lottarono per la libertà.
Mica bruscolini. Qui c’è tutto ciò che è successo in America dopo l’11 settembre. Ma c’è, soprattutto, una bella metafora: il male può nascere anche da chi amministra, per contro nostro, la vita quotidiana, parandosi dietro lo scudo della democrazia.
E allora questi supereroi non sono altro che nostri simulacri, dei semplici contenitori delle nostre paure e delle tensioni che viviamo come uomini della postmodernità. Come tali, sono anche loro stessi fragili, e non privi di difetti, e soprattutto ci rappresentano e, di conseguenza, rappresentano i mutamenti sociali, storici e politici della storia dell’uomo. E non è poca cosa.
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