In principio erano Bem (Bug Eyed Monsters), mostri dagli occhi d’insetto che si ergevano minacciosi dalle copertine di riviste pulp usa e getta degli anni ’40. Poi ci si mise la Hollywood del decennio successivo, ed ecco arrivare visitatori spaziali di ogni genere e forma: il “samaritano” di Ultimatum alla Terra (1951), venuto a consegnare un messaggio di Universale Fratellanza; i “belligeranti” Marziani de La Guerra dei Mondi (1953), con le loro mani a ventosa e lo spaventoso raggio della morte.
“Tremate, tremate: gli Alieni son tornati”: è lo slogan di decine e decine di pellicole di quel periodo. A bordo di rudimentali “piatti volanti”, gli omini verdi si presentano sul nostro pianeta quasi sempre animati da cattive intenzioni.
Queste produzioni costituiscono un “istante di follia” ed una full immersion in una poetica del cinema completamente avulsa da una realtà socio-urbana soffocante e soffocata. Una forma di catarsi da ottenere indirizzando lo sguardo alla Luna e alle stelle, scoprendo di non essere soli, abbandonati alla nostra mediocrità. L’idea di una civiltà extraterrestre, in grado di guidarci o sfidarci, riesce a distogliere le platee cinematografiche dell’epoca dalle comuni impellenze del Quotidiano.
Hollywood, come sempre, si impadronisce di tali concetti, reiterandoli all’infinito. Ma il primo caso di “invasione mediatica” si deve al genio di Orson Welles, capace di terrorizzare gli americani nel 1938 quando propose alla radio brani de “La Guerra dei Mondi” di Herbert George Wells, come se si trattasse di una nuda cronaca giornalistica. L’effetto fu devastante, tanto che molti ascoltatori in tutto il Paese si dettero alla fuga o tentarono il suicidio.
Da Ultimatum alla Terra a E.T. gli alieni di celluloide hanno continuato imperterriti a tenderci la mano o mostrarci il pugno.
A recuperare il tema dell’invasione aliena è, negli anni Ottanta, uno dei personaggi più singolari del panorama televisivo americano: Kenneth Johnson, già tra i fautori di serie come L’Uomo da Sei milioni di Dollari e L’Incredibile Hulk. Johnson, insieme al direttore della NBC Brandon Tartikoff, crea le basi di uno dei più apprezzati successi nella storia della SF catodica: V- Visitors (1983-85).
Delle enormi astronavi, dalla classica forma a disco, si collocano sulle principali città del mondo. Quello che l’uomo aspettava da sempre si è finalmente verificato: non siamo soli nell’Universo. Dopo una prima fase di attesa, paura e incertezza, gli alieni si presentano agli occhi degli uomini. Sono simili ai terrestri e sono animati dalle più pacifiche intenzioni. Ma alcuni terrestri non si fidano dell’ apparente “bontà” dei visitatori. Tra questi c’è il reporter Mike Donovan (Marc Singer) che si intrufola in un’astronave e scopre la tremenda verità. Gli alieni sono venuti sulla Terra per “rubare” l’acqua, che scarseggia sul loro pianeta, e il cibo, che è costituito dagli stessi esseri umani. Inoltre, il loro aspetto non è simile al nostro, ma a quello di lucertole antropomorfizzate. Intanto, gli alieni si insediano sempre di più nelle istituzioni umane, grazie anche alla fiducia che si sono conquistati presso una parte di “uomini che contano” e a massicce campagne pubblicitarie. In poco tempo si instaura una vera e propria dittatura e chi non si adegua viene eliminato. I primi ad essere perseguitati sono gli scienziati, in grado di intuire le vere intenzioni degli alieni. Donovan incontra la scienziata Juliet Parrish (Faye Grant) e si unisce ad un gruppo di umani: in poco tempo gli umani organizzano una vera e propria resistenza. In gioco c’è la sopravvivenza e la libertà dell’intero Pianeta. Alla fine gli alieni verranno sconfitti grazie ad un’arma batteriologica, una polvere rossa, innocua per gli esseri umani ma letale per i visitatori, e ai poteri di una bambina, Elizabeth, frutto dell’unione fra una terrestre ed un alieno.
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