L'intervista a Gabriele Rossi della iLabs, autore del saggio Semi-Immortalità, apparsa su queste pagine di Fantascienza.com ha destato molte riflessioni fra i vari movimenti a stampo futurologico e fantascientifico, ponendo la fatale domanda, alla quale prima o poi si sarebbe comunque arrivati: ci sarà mai posto per l’anima, in un postumano?
I post-ascetisti sostengono di sì. Come figli naturali del Connettivismo hanno abbracciato tempo fa il lato mistico della “realtà”, consci che la scienza stia galoppando proprio in quella direzione tanto rifiutata per approdare a una “nuova scienza”, basata sull’indagine sul noumeno tramite trascendenze postumane germogliate da psicologia, fisica quantistica, paradigma olografico. Ma forse è il caso di dare un’idea specifica di trascendenza o immanenza, di cosa è la metafisica per un postascetista.
Partendo dal presupposto che oltre le comuni dimensioni spaziotemporali potrebbero celarsi universi paralleli, nei quali regna un’entropia minore o nulla, il ragionamento verso il quale voglio tendere superando ogni limite è: perché in questi differenti piani di esistenza dovrebbe regnare una forma limitata, imperfetta e atrofica quale la materia? È proprio qui che la scienza si tocca col misticismo: sull’ipotesi dell’esistenza di realtà parallele tendenti all’ordine, e dove regnano forze e forme a cui l’intelletto umano attuale non riuscirebbe ad arrivare. D’altronde lo stesso Kant, nella sua Analitica Trascendentale, sosteneva che l’uomo non avrebbe mai potuto innalzarsi oltre la sfera della propria esperienza sensibile per conoscere l’inconoscibile (per i postascetisti rappresentato dal mondo dello spirito).
Ma un postumano? Come si comporterebbe?
Noi sappiamo che prima o poi (c’è chi ipotizza fra qualche decina d’anni) entreremo, l’umanità intera, in un’epoca ove regnerà la cosiddetta singolarità tecnologica, in pratica un futuro talmente avanzato che renderà impossibile fare previsioni sugli sviluppi che porterà il progresso. Di conseguenza, molti movimenti come il Transumanesimo e il Connettivismo asseriscono che l’uomo in primis sarà soggetto a questo cambiamento e tenderà verso uno stadio evolutivo denominato “post-umano”, un ibrido del veicolo uomo con l’estranea macchina, l’esterna tecnologia, l’innaturale manipolazione biologica, con le quali stringerà amplessi senza precedenti che lo trasformeranno in qualcosa di osmotico e alieno che di uomo avrà ben poco.
E l’anima? Cosa sarebbe a quel punto?
È necessario fare una premessa importante. Cos’è l’anima? A che serve? Quali effetti produce sul piano materiale? Credo che la risposta sia da cercare nell’etimologia della parola stessa: anemos, il soffio vitale. La vita è la risposta a tutto questo, ma risulta ugualmente un responso parziale se non vago… A questo punto viene da chiedersi se l’anima stessa non sia il punto di contatto con i mondi dello spirito, magari attraverso meccanismi che oggi ignoriamo (per i postascetisti, tracce rintracciabili attraverso studi cabalistici, stati alterati di coscienza, paranoia).
Come è possibile allora entrare in contatto con questa “forza”, se esiste? Dove la possiamo rintracciare?
Il materialismo ci insegna che l’anima deve essere forzatamente un elemento corporeo, e il suo mancato rilevamento nella sfera fenomenica-materialista porta lo studioso ad affermarne la mancanza. Un po’ come Federico II, il quale tentò di scoprirne l’esistenza ammazzando e rinchiudendo in una botte sigillata e bucherellata una cavia umana, per vedere se lo spirito usciva da uno dei fori. Magari oggi saranno cambiati gli strumenti, ma non il modus.
La verità è che non è possibile nell’ambito delle cose sensibili riuscire a individuare questo componente, in quanto sfuggente alla comprensione derivata dai mezzi percettivi odierni, poiché collocata oltre il Velo di Maya, in quel non-luogo sito oltre l’umana comprensione, che potrebbe essere identificato con la sorgente oltre l’illusione dell’universo olografico, l’anima come noumeno, forma di energia estropica inserita in realtà irraggiungibili.
Non è detto però, che in un futuro prossimo il post-umano non superi anche questo ostacolo non-logico e si approdi a una Meta-logica che studi la meta-fisica, trascendendo gli strumenti ordinari per utilizzare tecniche riflessive, intuitive e meditative straordinarie, accedendo a un ordine superiore di coscienza (e conoscenza). A quel punto non sarà più un post-umano, ma un post-asceta. Imparerà probabilmente a superare – così come ha fatto in passato nel cammino evolutivo – le soglie di sbarramento, dalle quali potrà estroflettersi grazie alle doti conquistate attraversando la mente fisica, contemplando dall’esterno l’opera cosmica, come un demiurgo o una micro-divinità semi-onnipotente e semi-immortale, creando così un canale sfruttabile fra microcosmo e macrocosmo. L’indagine intima, esoterica, meta-psicologica, lo porterà a calarsi nelle profondità misteriche del proprio subconscio, facendogli raggiungere l’estrema verità oltre il buio, con una nuova mente capace di cogliere l’impossibile e l’indecifrabile, partendo quindi da un alchimistico regressus ad uterum per abbracciare poi un sostanziale regressus ad infinitum.
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