Due dei più letali personaggi dell'universo Wildstorm, un'arma biologica aliena e naturalmente il destino della Terra sul piatto della bilancia potrebbero essere ottime premesse per questo fumetto.

I crossover fra supereroi, soprattutto se famosi e ben in vista, sono operazioni delicate da gestire che possono riservare ottime sorprese quanto risultati decisamente mediocri. Non ci sono regole precise per farle riuscire, nè la giusta ricetta che sempre funziona da applicare, piuttosto, a volte, quello che sulla carta sembra essere un buon piano strategico si rivela una trappola mortale: Grifter & Midnighter rientra proprio nell'ultimo caso, quella che poteva e doveva essere una geniale trovata narrativa (e naturalmente commerciale) per la Wildstorm alla resa dei conti si mostra come un qualcosa di decisamente sgradevole.

Midnighter è la versione oscura e potenziata di Batman, un postumano cibernetico con impianti che lo rendono una letale macchina per uccidere e con un carattere che si accompagna perfettamente a quanto è diventato: non è mai frenato da nessuno scrupolo e nessuna remora, anzi, trova appagante poter esercitare sul "cattivo" di turno la violenza più estrema. Inventato da Warren Ellis per gli ultimi numeri di Stormwatch, passato poi alla più famosa Authority, è un personaggio difficile da gestire, facilmente trasformabile in una macchietta anche per via del solido rapporto omosessuale che lo lega al suo solare compagno di squadra: Apollo, la versione Wildstorm di Superman. Chuck Dixon, uno scrittore rodato e sulla piazza da più di vent'anni, conosciuto soprattutto per la sua buona conduzione proprio di Batman, avrebbe potuto essere la scelta più oculata per scrivere questa storia, tanto più che il compagno dell'oscuro giustiziere era stato individuato in Grifter, ex militare mutato geneticamente e famoso membro dei Wildcats, molto vicino per alcuni aspetti al Punitore, anche questo già sceneggiato da Dixon. Insomma un lavoro di tutto riposo per Dixon: due personaggi rinomati ed interessanti anzi al momento cool, un disegnatore di tutto rispetto come Ryan Benjamin (Wildcats) a disposizione e tutto l'universo Wildstorm in cui spaziare.

Un lavoro di tutto riposo è stato in effetti e non perchè la storia sia uscita fluida dalle matite di Dixon e si sia strutturata in qualcosa di memorabile ma perchè l'autore non si è preso neppure la fatica di provare a sfornare qualcosa di originale o decente. I luoghi comuni si sprecano: sul carattere dei protagonisti, sui dialoghi da duri di mestiere, sulla trama abbozzata e sulla donna in pericolo sempre più svestita nel procedere del fumetto. E' come se a tavolino si fosse deciso di utilizzare tutto quello che al momento potesse suscitare un minimo di interesse mediatico senza però fermarsi un attimo a pensare sul come inserirlo in un contesto fruibile o sul come dargli un minimo di forma. Abbiamo quindi terroristi islamici assieme ad armi aliene senzienti capaci di distruggere un pianeta in un complotto che non sembra chiaro nemmeno per l'autore, condito da scambi di battute estemporanei e risolto nel modo più stupido della storia del fumetto. I due protagonisti non interagiscono nemmeno per sbaglio, se non per sfornare alla bisogna alcune frecciate da camionista sui rispettivi orientamenti sessuali, mentre si sforzano, contemporaneamente, di portare la definizione di stereotipo a nuovi livelli di interpretazione.

C'è una tale confusione nella narrazione che nemmeno il disegnatore sembra riuscire a seguirla perdendosi in tavole caotiche, abbozzate e tentando di coprirne i buchi con frequentissimi effetti a tutta pagina, perdendo poi, nel prosieguo, cura e definizione: quasi pensasse di arrivare così più velocememente alla fine di un lavoro da archiviare il più rapidamente possibile nel dimenticatoio. Un fumetto che fa desiderare al lettore appassionato di fantascienza di leggere un buon giallo o un fantasy.