Arthur C. Clarke ha compiuto la sua ultima orbita intorno alla Terra lo scorso 19 marzo ed ha lasciato per sempre il nostro pianeta, lanciandosi nello spazio infinito. Il suo nome è la sua fama erano legati a quel capolavoro cinematografico che è 2001: Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick. È suo, infatti, il racconto (Sentinel) dal quale, insieme al regista,

Lo scorso 16 dicembre il mondo fantascientifico aveva festeggiato il suo compleanno: ben 90 primavere. Il governo dello Sri Lanka, il paese in cui Clarke risiede dal 1956, aveva festeggiato l’evento con una grande celebrazione, a cui hanno preso parte anche rappresentanti della NASA, l’ente aerospaziale americano.
Clarke, come è noto, oltre ad essere uno dei grandi scrittori della storia della fantascienza, era stato anche un brillante scienziato. Fin dagli anni Trenta si era occupato di ricerche aerospaziali, grazie anche alla frequentazione di prestigiosi enti come la Academy of Astronautics, la Royal Astronomical Society e la British Interplanetary Society, della cui sezione londinese fu anche eletto presidente.
E proprio al suo essere anche un divulgatore scientifico che Riccardo Valla – editor, critico e storico della fantascienza – fa riferimento, nel ricordare il grande autore britannico.
“Dietro Clarke lo scienziato – spiega Valla - c'è sempre stato il Clarke che si perde nella contemplazione dei misteri, in racconti come La sentinella, I dieci miliardi di nomi di Dio, La città e le stelle, Le guide del tramonto. Ha scoperto il coraggio di unire i due filoni (Gernsback e Merrill, si potrebbe dire) quando ha collaborato con Kubrick, il quale cercava il mistero del'universo e non le spiegazioni. Da quella collaborazione nasce Incontro con Rama, che secondo me è la sua opera migliore.”
Durante la Seconda Guerra Mondiale, lo scrittore inglese prestò servizio come radarista

Dal ritorno dalla guerra, si laurea in Fisica e Matematica al King's College di Cambridge, nel 1946, pubblicando molti articoli scientifiche su riviste specializzate, Tra questi Sir Clarke ne pubblicava anche uno che conteneva un’innovativa idea: quella di lanciare nell’orbita terrestre dei satelliti per favorire le comunicazioni via radio da e per ogni parte del mondo. Era intitolato, Extra-Terrestrial Relays, pubblicato sul numero di ottobre del 1945 della rivista Wireless World. Nell’articolo, l’autore di Le sabbie di Marte, univa la tecnologia del radar, delle comunicazioni via radio e quella missilistica, immaginando la possibilità di posizionare satelliti in orbita geostazionaria per trasmettere in qualsiasi parte del mondo segnali radio.
Quando nel 1957, i russi lanciarono il primo satellite in orbita, lo Sputnik, tale idea sembrò concretizzarsi, ma Clarke dovette aspettare il 1965 per veder realizzata la sua idea.Nel 1969, l’INTELSAT, il consorzio internazionale costituito nel 1964 da 11 Paesi per fornire servizi di telecomunicazione via satellite a livello mondiale, completò una serie di lanci, proprio prima dell’atterraggio sulla Luna dell’Apollo 11, e l’orbita in cui furono posizionati i satelliti venne ribattezzata orbita Clarke.Proprio per questa sua preveggenza scientifica, Clarke venne chiamato a commentare l’allunaggio sulla Luna, insieme al famoso giornalista americano Walter Cronkite.

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