Le pecche del film di Lynch tuttavia non sono poche. In primis, c'è da citare un invenzione della sceneggiatura assolutamente fuori posto che non può in alcun modo essere perdonata: l'arma sonica prodotta con i fantomatici "moduli estranianti". È l'arma segreta degli Atreides, che serve per giustificare la scelta del duca Leto di trasferirsi su Arrakis pur sapendo che potrebbe cadere nella trappola degli Harkonnen. Una giustificazione del genere, oltre a danneggiare la serietà della complessa trama tessuta da Herbert (dove la scelta suicida di Leto si giustifica attraverso fattori ben più sfumati), stona anche notevolmente con tutta l'ambientazione low-tech presente non solo nei romanzi ma anche nello stesso film. Quest'arma sonica non ha alcuna ragione di esistere. Un altro particolare più che discutibile è il forzato senso di orrore e disgusto che Lynch vuole indurre nello spettatore tramite alcune squallide scene senza senso: il vermiforme navigatore della Gilda; il barone Harkonnen (soprattutto in una scena poco chiara in cui finisce per uccidere un giovane inserviente che funge da vittima) più grasso e trasandato che mai, e soprattutto ben poco dignitoso; la piccola Alia, spettrale in tutta la sua figura e in tutte le scene in cui appare; le Bene Gesserit, con le loro teste pallide e pelate, che assomigliano veramente alle 'streghe' così spregiativamente chiamate dai Mentat nel romanzo. Perché guastare il film con questi particolari inutili e quanto mai fuori luogo? Non si sa bene. Dal punto di vista degli effetti speciali, Dune non vuole giustamente dare molto per il semplice motivo che la storia è ambientata in un universo dove la tecnologia è comunque poco appariscente e poco diffusa. Tuttavia, una maggiore cura verso particolari necessari poteva essere fatta: il volo degli ornitotteri non convince assolutamente, così come le scene di battaglia tra gli Harkonnen e gli Atreides e tra l'Impero e le truppe Fremen alla fine del film. I vermi giganti, creati dal nostro encomiabile connazionale Carlo Rambaldi, sembrano molto reali se non in alcune scene che peccano di un montaggio molto scadente. Effetti speciali dunque deludenti, e qui c'è poco da dire in difesa di Lynch: nel 1977 George Lucas, con un budget di appena 12 milioni di dollari, era riuscito a creare un film con effetti speciali a iosa infinitamente più realistici di quelli presentati da Lynch in questo film del 1985 (ben otto anni dopo, 38 milioni di dollari in più e centinaia di effetti in meno). In realtà, bisogna dire che David Lynch è un regista che sa fare grandi film che presentano solide sceneggiature e ottime interpretazioni, e in questo senso Dune non sfigura assolutamente nel suo curriculum cinematografico. Sfigura invece messo a paragone con altri film di fantascienza sotto l'aspetto tecnico, che lascia davvero a desiderare. Il regista fu addirittura avvicinato dal citato Lucas nel 1981 per dirigere Il Ritorno dello Jedi, ultimo capitolo della trilogia di Star Wars, che fu poi affidato a Richard Marquand. Cosa dire dunque in definitiva di questo film? Sicuramente che poteva essere meglio. Le maggiori critiche rivoltegli riguardano la confusione della trama e la difficoltà a seguire le vicende, e questo è vero perché chi non ha letto il romanzo di Herbert ha serie difficoltà a comprendere tutto il senso del film. Il prologo della principessa Irulan e della Gilda Spaziale sulla situazione galattica volto a introdurre lo spettatore per mano all'interno dell'universo di Dune salva di poco la situazione. Il film ebbe in effetti un grosso insuccesso di pubblico. In Italia, la casa di produzione De Laurentis eseguì un vero crimine allargando il film di Lynch (di 130 minuti) alla bellezza di 3 ore e 10 aggiungendo molte altre scene parecchie delle quali fatte molto male. Questa versione è quella normalmente trasmessa nelle televisioni italiane, e Lynch sembra non aver gradito affatto tutto ciò facendo addirittura eliminare il suo nome dai titoli. Cosa ne pensò Herbert del film? A lui il film di Lynch piacque abbastanza, né si sentì di discutere di molte delle criticate scelte del regista.
Nel 2000 una miniserie in due parti tratta dal romanzo di Herbert, Dune - Il destino dell’universo, ha riscosso sicuramente maggiore successo sia in termini di pubblico (anche se è stata trasmessa unicamente in TV), sia in termini di critica e di successo tra i fan. Pur priva dell’indubbia qualità artistica del film di Lynch e in generale di quel quid che solo le pellicole per il grande schermo possiedono, la miniserie diretta e sceneggiata da John Harrison ha svolto quasi la funzione di un remake del film di Lynch, rimuovendo molte delle scelte discutibili (ma non quella della tecnica estraniante, omaggio non necessario all’originale cinematografico). Il successo è stato poi ripetuto con il seguito della miniserie, I figli di Dune (sempre in due parti). Recentissima è la notizia che una nuova versione del romanzo di Herbert sarebbe in lavorazione per il cinema. Il regista designato, Peter Berg, già al lavoro su una sceneggiatura (pur contemporaneamente impegnato nella direzione del prossimo film con Will Smith), ha fatto sapere di contare su un budget molto alto; notizia confermata dalla stessa produzione, la Paramount, nelle vesti di Richard Rubenstein che ha già prodotto le due miniserie della saga. Berg punta ora a una trasposizione fedele del romanzo di cui si è dichiarato fedele estimatore, discostandosi dalla lezione di Lynch che ha detto di non aver mai apprezzato.
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