Due Viper affiancati sfrecciano nello spazio cullati dalle note di una travolgente rielabolazione della Dylaniana All Along the Watchtower in chiave Cylon.
Così avevamo lasciato la terza stagione di Battlestar Galactica: con l'agghiacciante e splendido sorriso di Starbuck nell'atto mistico dell'annunciazione a un Apollo folgorato.
Folgorato come più o meno tutti i fans lasciati a bocca aperta da un cliffhanger così magistralmente orchestrato.
Da allora è trascorso un anno intero, lunghissimo, passato nel buio delle illazioni sul futuro della serie, segnato dagli scioperi, dalle polemiche e illuminato solo per un instante da quel gioiello che risponde al nome di Razor.
Ma l'attesa è finita e ne è valsa la pena perché con Battlestar Galactica è tornata la massima espressione della fantascienza televisiva negli ultimi anni.
L'opera di Ronald D. Moore infatti rappresenta un vero e proprio balzo evolutivo per la sci fi del piccolo schermo proponendo una fantascienza adulta che esplora a 360° forti tematiche sociali e religiose con un occhio crudele, disincantato e decadente, distante anni luce dal positivismo di Star Trek e che trova punti di contatto solo con la breve e sfortunata esperienza del Firefly di Joss Whedon.
Questa season premiere comincia senza indugi catapultandoci immediatamente in una frenetica battaglia con i Cylon che irrompono sulla scena con la solita delicatezza dell'uragano. Si nota immediatamente una svolta nella regia che come annunciato nei mesi scorsi è più pulita e asciutta, e anche gli effetti digitali sembrano più curati ed efficaci, con gli operatori che sono meno preda del "morbo di Parkinson" rispetto al solito, un cambiamento stilistico indice di maturità visto che in passato spesso le scene d'azione sembravano dirette da un ubriaco con il dito sullo zoom.
Da antologia di un film di Sergio Leone il duello di sguardi tra un impietrito Samuel Anders e il Centurione Cylon che è un po' la scena madre di tutto l'episodio. Il ritorno di Kara "Starbuck" Thrace non sarà privo di conseguenze per lei e per la flotta e in questa quarta stagione assistiamo a una vera e propria forte rivalutazione del personaggio recitato da Katee Sackhoff bistrattato dalla sceneggiatura di quasi tutta la terza stagione, cosa che aveva portato la bella Katee a sbottare pubblicamente minacciando la fuoriuscita dalla serie.
Ma i veri protagonisti di queste prime puntate sono i final five e con la seconda puntata arriverà quella che potrebbe essere la rivelazione dell'ultimo tassello mancante alla composizione del mosaico, con una scelta che a prima vista risulta forse un po' scontata ma che prende la forma a questo punto di un quadro completo e inquietante.
Qualcuno in passato ha criticato la deriva mistica assunta dalla serie, ma in realtà tutti gli elementi sono da sempre presenti in Galactica sin dagli esordi sotto forma di una precisa simbologia, fatta di numeri, immagini e persone, che si è man mano chiarificata fino a diventare il perno attorno al quale ruota tutto l'impianto narrativo.
Non resta quindi che accendere gli FTL drive e lasciarsi trasportare dalla nuova stagione verso l'epilogo di questa straordinaria avventura che non mancherà di appassionarci e sorprenderci.
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