Qualche giorno fa il ministro degli esteri giapponese Masahiko Komura ha consegnato, nel corso di una cerimonia, un certificato ufficiale che da “pieni poteri” di ambasciatore nel mondo a un personaggio della fantascienza, il gatto robot Doraemon giunto dal futuro. Insieme ai documenti gli ha anche dato un piatto di “dorayaki”, i dolcetti che preferisce.
"Doraemon, viaggerai intorno al mondo come ambasciatore degli anime per promuovere la comprensione del Giappone e aumentare il numero dei suoi amici", sono state le parole rivolte a un enorme pupazzo del personaggio, che celava al suo interno un attore.
Questo incarico fa parte di un recente sforzo del mondo politico giapponese di sfruttare il potere della cultura dei manga e degli anime nella diplomazia. A questo scopo, lo scorso anno, il precedente ministro degli esteri aveva creato uno speciale International Manga Award che aveva definito un Premio Nobel del settore.
Doraemon, un manga (fumetto) creato da Fujiko F. Fujio alla fine del 1969 e poi trasferito anche nel mondo degli anime (cartoni animati) nel 1979, è una popolare icona in Giappone, ma è anche conosciuto in tutto il mondo e ha frequenti passaggi televisivi anche in Italia.
La serie narra di un gatto robot, proveniente dal XXII secolo, che ha il compito di aiutare il giovane Nobita Nobi. Chi lo ha mandato indietro nel tempo è il bis-bis-nipote di Nobita per cercare di modificare le fortune di famiglia e migliorarne le condizioni future, un classico tema della fantascienza. Durante ogni storia Doraemon utilizza una serie di invenzioni e di gadget futuristici, chiamati “dogu” che estrae dalla sua tasca della quarta dimensione. I “dogu” mostrati nella sua serie sarebbero più di 4500, tra cui spiccano macchine del tempo, porte dimensionali, meccanismi di volo personale, cabine del telefono dagli effetti improbabili, lampade miniaturizzanti, spray di invisibilità, modificatori di aspetto, personalità, lingiuaggio e così via…
Chissà cosa avrebbe pensato Isaac Asimov, lo scrittore di fantascienza a cui si pensa di solito quando si parla di robot.
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