Il dramma dei sopravvissuti è stavolta sviluppato molto bene. I superstiti del Galactica e delle altre astronavi sono attanagliati da numerosi problemi come l’acqua, i rifornimenti energetici, la vita quotidiana che diventa difficoltosa perché si svolge tutta sulle astronavi. Senza dimenticare che sono costantemente braccati dai nemici cyloni. Il dramma personale dei vari protagonisti è palpabile. Il presidente Roslin è divisa, ad esempio, tra la sua personale lotta contro un cancro, che le è stato diagnosticato poco prima dell’attacco dei cyloni, e la responsabilità governativa dei sopravvissuti. A lei, come al comandante Adama dal punto di vista militare, spettano spesso decisioni drammatiche che pesano come macigni sulla sua coscienza di donna e di essere umano. Adama, d’altro canto, si ritrova a comandare una pattuglia di soldati su una nave che era stata destinata al disarmo.
La novità più interessante, dal punto di vista dei personaggi, è il massiccio inserimento di personaggi femminili. Abbiamo già parlato della presidente Roslin, personaggio inesistente nella versione degli anni settanta e nel nuovo Galactica da sottosegretario dell’istruzione diventa presidente. Starbuck, che nella versione del telefilm degli anni settanta era un personaggio maschile, nelle nuova versione del serial è interpretata dalla bella Katee Sackoff.
Ancora, altra novità interessantissima è la nuova forma dei cyloni: rozzi e decisamente maschili nella vecchia serie, uguali agli esseri umani e decisamente affascinanti nella nuova. Il Numero Sei, ad esempio, interpretata dalla seducente Tricia Helfer, è un cylone decisamente affascinante quanto spietata. Ma non solo. Il fatto di essere uguali agli umani, ovviamente, ha permesso a loro di insediare nella comunità di umani dei cosiddetti “dormineti”, ovvero esseri umani che credono di esserlo, ma che sono in realtà agenti cyloni da risvegliare ed utilizzare al momento opportuno. Qui è rappresentata pienamente la paranoia americana del “nemico interno”. Basta pensare che i kamikaze dell’11 settembre si addestrarono in America.
La modernità della serie - che ha convinto il Time a premiarla – sta, appunto, anche nelle trame e nella tecnica delle riprese.
Nel primo caso, il serial è di una inquietante attualità: la fantascienza si fonde con tematiche come la guerra nucleare, il fondamentalismo religioso, la paura degli americani di un nuovo 11 settembre e il conseguente abbassamento del tasso di democrazia. Battlestar Galactica, pur non rinunciando all’azione e alle battaglie spaziali, parla dell’America di oggi e delle paure del popolo americano, con risvolti militari, politici e sociali.
A fare da cornice a queste tematiche, sono gli eccellenti effetti speciali e le riprese moderne, stile New York Police Department: dark, inquietanti e movimentate.
Nonostante gli apprezzamenti ricevuti, la serie ha conosciuto negli Stati Uniti alti e bassi, tanto che pare che la quarta stagione sia l’ultima. Un vero peccato, perché, pur essendo il remake di un telefilm, Battlestar Galactica ha segnato – a nostro avviso – un punto fermo nella science fiction televisiva: chi vorrà cimentarsi con questo genere di produzioni non potrà fare a meno di seguire questo modello. Per poi provare a fare meglio…
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