Si può prendere un serial di fantascienza della fine degli anni Settanta, stile Guerre Stellari, e trasformarlo in uno dei migliori telefilm di questi ultimi anni? Si, si può. Anzi, l’esperimento è stato compiuto con successo, tanto da convincere la redazione del prestigioso magazine Time a indicarlo come miglior programma televisivo del 2005. Stiamo parlando di Battlestar Galactica, il serial prodotto da Sci Fi Channel nel 2003, andato in onda prima con una miniserie di tre ore e poi con tre stagioni all’attivo ed una quarta attualmente in onda negli Stati Uniti.
A dare una seconda vita sul piccolo schermo alla serie (in Italia è andata in onda sul canale satellitare Fox ed ora è disponibile in dvd con le prime due stagioni) sono stati lo sceneggiatore Ronald D. Moore, già autore di avvincenti episodi di Star Trek The Next Generation, e il produttore David Eick, che ha lavorato con Sam Raimi, producendo American Gothic, Hercules e Darkman.
La prima serie del 1978 nasceva dalla moda lanciata in tutto il mondo da Star Wars: fantascienza stile space opera, con astronavi ed effetti speciali e visivi all’avanguardia. Alcuni produttori televisivi si chiedevano come replicare in qualche modo il successo della pellicola di George Lucas sul piccolo schermo. La Paramount Picture tirò fuori dal cassetto la vecchia serie di Star Trek, prima con l’intenzione di realizzarne una nuova versione televisiva e poi per traghettatarla con successo al cinema. Alla ABC, invece, chiesero al veterano Glen A. Larson (Magnum PI) di elaborare un nuovo show fantascientifico. Il risultato fu Battlestar Galactica.
In un lontano futuro la razza umana vive sparpagliata in dodici colonie su altrettanti pianeti. nemici giurati degli uomini sono i Cyloni: creature meccaniche che, approfittando di una falsa conferenza di pace, scatenano un attacco a sorpresa che sbaraglia gli impreparati umani. Gli scampati riuniscono una flotta di oltre duecento veicoli, alla cui guida si pone l’unica grande astronave da guerra sfuggita all’annientamento: il Galactica. Leader della nave e dei sopravvissuti è il comandante Adamo (Lorn Greene, leggendario Ben Cartwright di Bonanza), uno dei membri del Consiglio dei Dodici. Obbiettivo del convoglio stellare è la tredicesima colonia: la Terra. Ma i feroci Cyloni non demordono e gli unici che possano opporvisi sono i piloti dei gloriosi caccia Viper, condotti dal valoroso capitano Apollo (Richard Hatch), figlio di Adamo, e dall’astuto tenente Scorpion (“Starbuck” nell’edizione originale, interpretato da Dirk Benedict).
Il serial conobbe svariate traversie legali, a cominciare da una causa per plagio intentata da George Lucas e dalla Fox, e non andò oltre una prima stagione e 21 episodi (anche per i suoi notevoli costi: quasi un milione di dollari ad episodio).
Nonostante le stupende scenografie e i magnifici effetti speciali (curati dal grande John Dykstra), il serial non riscosse il successo sperato per la banalità delle trame, tutte incentrate sull’azione e poco sui personaggi e la situazione di partenza, ossia il dramma di un popolo superstite alla ricerca di una nuova patria.
Moore, pur agendo entro le linee guida della serie di Larson, ribalta in qualche modo la serie originale a cominciare dall’incipit che introduce la miniserie:
I Cyloni furono creati dagli umani.
Furono creati per rendere la vita più facile nelle Dodici Colonie.
Ed ecco che venne il giorno in cui i Cyloni decisero di sterminare i loro padroni.
Dopo una guerra lunga e sanguinosa, fu dichiarato un armistizio.
I Cylon se ne andarono alla volta di un altro mondo che potessero chiamare casa.
Fu costruita una remota stazione spaziale...
...dove gli umani e i Cyloni potessero incontrarsi e mantenere relazioni diplomatiche.
Ogni anno i coloniali inviano un ufficiale...
...i Cyloni nessuno.
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