Tuttavia il pezzo di questo mese non è di Roberto Quaglia, bensì di Mario Roberto Quaglia. Qual'è la differenza? Chiedetelo a Roberto. O a Mario. O a Quaglia.
Il figlio del Capitano Nemo
"Il figlio del Capitano Nemo" è il titolo di un film che non esiste, esso è solo un pretesto per fare alcune riflessioni sulla "rappresentazione della realtà", "vedere e prevedere", "conoscere e riconoscere". Questa la storia: Una bella scienziata, sopravvissuta ad un naufragio in alto mare, viene salvata e portata a bordo del Nautilus. Non il romantico Nautilus liberty dell'iconografia classica, pieno di ingranaggi, pulegge e di grandi oblò dai quali potere osservare magnifici paesaggi sottomarini; ma una macchina moderna, per certi versi simile ai sottomarini nucleari, in grado di navigare sempre in immersione, senza oblò e piena di diavolerie per indagare, sentire, tastare ed interagire col mondo esterno (radar, sonar, baffi retrattili ecc..). Il capitano, naturalmente, è Nemino: "Il figlio del capitano Nemo".
Nemino è nato a bordo, non è mai uscito dal sottomarino e quindi non avendo un'esperienza diretta del mondo esterno non può fare altro che tastare, con i sensori del suo mezzo, il tenebroso ambiente entro il quale sta navigando per individuare i pericoli da evitare e le opportunità da cogliere.
Ad un certo punto i nostri sono nella sala di comando, la stanza è quasi completamente occupata da un grosso tavolo rotondo e luminoso. Il Capitano Nemino, indicando alla bella scienziata il tavolo, dice con orgoglio:
- La Mappa dell'Universo!.
Sul tavolo sono disegnati degli anelli concentrici e una pletora di piccoli automi, interpretando il sonar ed i sensori di bordo, riposiziona continuamente su di esso delle sagome colorate zeppe di simboli e di contrassegni.
- Questo è il Nautilus - dice il capitano mostrando la sagoma al centro del tavolo.- e tutto in torno è rappresentato ciò che, in base alle nostre informazioni, prevediamo di incontrare durante la navigazione.
- Il nostro futuro, sostanzialmente...
- Vede, ogni anello rappresenta una unità di navigazione e contando gli anelli possiamo anche prevedere con una certa precisione "ove nel tempo" incontreremo ciò che sul tavolo è rappresentato. Le sagome che sono posizionate sugli anelli più esterni verranno da noi raggiunte tra circa sei unità di navigazione, ma stiamo progettando nuovi sensori ed un nuovo tavolo in grado di portare a 12 unità la nostra capacità di prevedere il futuro.
Questa sagoma scura circondata da uncini, per esempio, è la più pericolosa perché è dura, impenetrabile e, anche se sfiorata (a causa degli uncini di cui è cosparsa) è in grado di aprire i fianchi del Nautilus come se fossero quelli di un mollusco. Per fortuna, come vede, non si muove così, una volta individuata, per noi è facile girarle intorno.
- Mi scusi, ma Lei sta parlando degli scogli, delle rocce...
- Scogli, rocce? Non so cosa siano. Per quello che mi riguarda preferisco riferirmi ad essa come una "Massa-dura-e-piena-di-uncini", così quando ci avvicineremo per raccogliere quelle gustose alghe rosse che oggi Lei ha tanto gradito a colazione, non mi dimenticherò di usare tutte le cautele del caso.
Anche questa macchia azzurra rappresenta un ostacolo duro ed impenetrabile ma, anche se si muove lentamente, è molto meno pericolosa dell'altra, infatti è liscia, fredda e senza uncini sulla sua superficie. Sciogliendo i blocchi che ricaviamo da essa, otteniamo l'acqua di cui abbiamo un gran bisogno.-
-..Ma questo è un iceberg!, mormorò la donna....
Così tra una sorpresa, un equivoco e una scoperta, il film prosegue rintuzzando prima l'attacco del solito "calamaro gigante", evitando poi "l'Isola vulcanica che esplode" ed infine emergendo indenne dai fondali profondi ove le lampadine diventano tremule ed il fasciame paurosamente miagola per la pressione.
Il film termina, naturalmente, con Nemino che, per amore della bella naufraga, accetterà di abbandonare il Nautilus e di seguirla nel favoloso mondo dei MacDonald e della Cocacola.
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