Lasciando gli scenari apocalittici al loro destino e tornando alle nostre piccole cose, l'11 settembre 2001 segna anche il brusco (benché parziale e temporaneo) tramonto di alcune delle nostre allucinazioni. Tutti, tutti, tutti coloro che in un modo o nell'altro si sono trovati coinvolti nell'aggressione alle torri gemelle - sia nelle veste di vittime, che di testimoni oculari, che di semplici spettatori televisivi - hanno riferito di avere avuto l'impressione di assistere ad un film. Tutti i cervelli di tutti gli esseri umani di tutto il ricco mondo occidentale sono per anni ed anni stati contaminati dalle allucinazioni che il cinema e la televisione hanno quotidianamente riversato in essi. I nostri cervelli hanno così imparato che certe catastrofi sono effetti speciali, e adesso fanno fatica a cambiare interpretazione. Troppe allucinazioni per troppo tempo hanno fornito ai nostri cervelli una fittizia esperienza in merito a certe categorie di fenomeni che non possiamo dimenticare più. Mentre le torri di New York bruciavano e crollavano, un pezzo del cervello di milioni e milioni di persone era più sconcertato dalla mancata irruzione sulla scena di Bruce Willis o Sylvester Stallone o Schwarzenegger o l'eroe di turno, che dal disastro in sé. Abituati a vedere i Cattivi puniti prima della fine del film, siamo rimasti sconcertati dall'assenza di personaggi che interpretassero il ruolo dei cattivi. Per somma fortuna per l'immaginario pubblico c'era un nome - un solo nome - che in fretta e furia potesse venir scritturato - volente e nolente - per il ruolo dell'eroe negativo. Osama Bin Laden, il fanatico miliardario saudita, un personaggio che sembra scaturire dalla penna di uno sceneggiatore senza originalità. Il film è salvo. Gli hanno già dato anche un titolo: Giustizia infinita. (Infinite Justice; potevano fare di meglio; per esempio Justice Forever). Per poter venire compresa, la realtà deve copiare dalle allucinazioni alle quali siamo abituati. Dico tutto ciò mentre io stesso mi scopro contaminato da anni ed anni di allucinazioni televisive. Il pezzo più stupido del mio cervello aspetta con impazienza che inizi la guerra che continuerà il film. Io so benissimo che non è un film, ma un pezzo stupido del mio cervello è sprofondato nel limbo delle allucinazioni a cui è abituato, e se ne frega delle mie razionalizzazioni. Non mi è simpatico questo pezzo del mio cervello. Eppure c'è e me lo tengo perché non posso fare altro. Tutti ci attendiamo la prosecuzione del film perché siamo matti, perché non riusciamo a rinunciare alla percezione che in fin dei conti si tratti di un film. Siamo tutti completamente matti, e a questo riguardo lo siamo allo stesso modo, anche se in differente misura. Per questo di solito non ce ne accorgiamo. Solo quando il disastro ci sfiora davvero la nebbia si squarcia per qualche istante e le allucinazioni tramontano per un po'. Ma la lucidità dura poco, sempre che lucidità possa esserci. All'indomani del crollo delle torri del World Trade Center sono entrato in un bar qualsiasi per bere un cappuccino. Il barista è giovane. Ha una faccia normale. C'è la radio accesa, ed una voce dice che in segno di lutto per la tragedia americana le partite di calcio in programma quel giorno sono state rinviate. Il barista impreca, bestemmia. Tra un improperio e l'altro mugugna che quella sera la partita vuole proprio vedersela. Il velo non si è squarciato per tutti. Molti sono ormai così perduti dentro le loro allucinazioni che nulla di reale, probabilmente, può più raggiungerli. Anche i terroristi islamici sono matti. Qualcuno ha scritto di temere, a partire da oggi, un conflitto fra culture diverse. Non è questo il problema. Il vero ed unico problema è lo scontro tra pazzie incompatibili. Quale sarà la follia vincente?
Antiglobalizzazione e terza guerra mondiale: il tramonto delle allucinazioni
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Rubrica Pensiero stocastico
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