In una democrazia, è il popolo ad essere sovrano. I governanti altro non fanno (né possono fare) che agire in sintonia con il volere della maggioranza della popolazione. Un governante che violasse il volere dei suoi elettori non sarebbe rieletto, a meno che i suoi elettori non siano completamente cretini. In ogni modo, in una democrazia la responsabilità finale andrebbe sempre agli elettori, non ai governanti. Se un capo di governo europeo domani decidesse di vietare la circolazione automobilistica in virtù del fatto che la benzina che bruciamo non è nostra perché l'abbiamo rubata agli arabi e che i prodotti di combustione della benzina uccidono causando cancro e per le altre mille ottime ragioni per le quali la circolazione automobilistica andrebbe eliminata dalla faccia della terra - ebbene, tale capo di governo verrebbe destituito immediatamente dalla rabbiosa reazione popolare, e sostituito con un altro più ossequioso della volontà della gente. Tale esempio si applica anche a tutti gli altri privilegi che i cittadini del ricco mondo occidentale hanno proprio in virtù del loro sistematico sfruttamento delle risorse del terzo mondo. Qualsiasi privilegio ingiusto venisse abolito da un governante illuminato significherebbe la fine politica immediata di tale governante, ed il subitaneo ripristino del privilegio da parte del governante successivo. Questo principio è valido in tutte le nazioni democratiche.
Vediamo allora che l'unico vero colpevole delle ingiustizie del mondo sono i cittadini dei paesi ricchi non disposti a rinunciare ai loro privilegi. Ipocritamente, per sentirsi più buoni, si getta eventualmente la colpa sui governanti dei G8, indubbiamente un buon agnello sacrificale, invece che prendersela con il proprio vicino di casa o con se stessi (quando in prima persona non si è disposti a rinunciare per primi ai propri privilegi). Altro capro espiatorio prediletto sono le multinazionali. Bene, le multinazionali sono certamente più colpevoli dei governanti, ma... cos'è una multinazionale? Non ci sono persone in una multinazionale, ma solo consigli d'amministrazione, i cui componenti umani sono intercambiabili. La multinazionale non è un organismo umano, e quindi non può avere alcuna colpa, poiché è un'entità amorale. Dare la colpa ad una multinazionale è come dare la colpa ad un'automobile, al proprio computer o ad una tazza di caffè. Il potere di una multinazionale nasce da coloro che usano i suoi servizi. Non c'è modo di colpire una multinazionale se non boicottando i suoi prodotti. Quanti attivisti antiglobalizzazione fumano Marlboro o Camel? Quanti antiglobal bruciano benzina Esso, Shell, eccetera nelle loro auto e nelle loro molotov? Quanti dei black bloc che hanno dato fuoco alle banche hanno tuttavia altrove un conto in banca dove custodire i risparmi? Potrei continuare con mille esempi. Tutta la gente comune (e anche quella meno comune) foraggia le multinazionali perché nessuno è disposto a rinunciare ai privilegi ai quali si è abituato. Siamo tutti dannosi. Ma sapere di essere dannosi è fastidioso, e allora si inscenano feste catartiche in cui si celebra la colpa di qualcun'altro. Di per sé la protesta contro le ingiustizie del mondo sarebbe corretta e sacrosanta. Diventa tuttavia surreale e grottesca quando in aggiunta alle inevitabili contraddizioni di base essa si trasforma in un insensato happening vandalico indiscriminato. Una grande festa popolare in cui diventa valido bruciare automobili di persone qualsiasi, insultare ed aggredire poliziotti senza particolari colpe in merito alle ingiustizie del mondo. Ma non è avventandosi contro i simboli che la realtà muta, dato che la magia non esiste. Lottare contro un nemico immaginario è più confortante che scoprire che il nemico del mondo sei tu, assieme a tua madre, tuo padre, tua sorella, tuo fratello e tutti i tuoi amici e vicini, assieme al tuo barbiere e al verduraio. Ma è grottesco, nonché terribilmente umano. Il movimento antiglobalizzazione nei paesi occidentali lotta quindi contro il proprio stile di vita, senza rendersi conto che non c'è soluzione di continuità tra il nemico e sé. Fa la guerra a se stesso illudendosi che sia qualcun'altro.
Tuttavia, dall'11 settembre 2001 è evidente a tutti che nel mondo il vero movimento antiglobalizzazione è un altro. I fondamentalisti islamici non hanno le contraddizioni dei nostri antiglobal. Essi rigettano davvero lo stile di vita e di pensiero del mondo occidentale, e non ci stanno a vedere i popoli islamici colonizzati dalla indubbia invadenza dell'espansionismo americano. Dichiarare guerra a costoro è un gesto scenico, ma senza il concreto ed effettivo appoggio della maggioranza dei mussulmani moderati ci sarà ben poco da fare. Il futuro è totalmente imprevedibile. Dello scenario ottimista abbiamo già brevemente accennato, e comunque non c'è troppo da dire. Lo scenario pessimista è invece letterariamente più interessante. Un'escalation del conflitto potrebbe trasformare una certa fantascienza di serie B in realtà. Cosa avverrebbe infatti se nei prossimi anni i fondamentalisti mettessero in atto aggressioni terroristiche con armi nucleari? Non ci vuole poi troppo a contrabbandare una bomba atomica in una grande città americana od europea e farla saltare. Quale sarebbe la reazione americana ad un evento del genere? Con quali armi verrebbero a questo punto annientate quali nazioni? E quali popoli? I morti si conterebbero a milioni o a miliardi? Potrebbe la civiltà sopravvivere ad uno sviluppo del genere?
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