Tutti e tre questi serial sono stati appena pubblicati in tre cofanetti dalla Eagke Pictures.
Ne secondo serial, siamo su Marte, dove si è trasferito Ming, dopo la distruzione del suo impero. L’Imperatore è in possesso di un'arma micidiale - la Nitron Lamp - il cui raggio può distruggere l'atmosfera terrestre. Alleata di Ming è la regina Azura che, in virtù dei poteri di un magico zaffiro, comanda un esercito di invincibili guerrieri di argilla. Giunti sul pianeta rosso in cerca del mortale nemico, Gordon, Zarkov, Dale Arden e Happy Hapgood, un reporter che è salito clandestinamente a bordo dell'astronave, riescono a liberare gli uomini argilla dal sortilegio di Azura dopo aver posto fine alla guerra in corso tra loro e gli uomini della foresta. Con l'aiuto del principe Barin, Gordon e i suoi amici penetrano infine nel regno di Ming e ne distruggono i laboratori.
Il regista Frederick Stephani (che - fatto rarissimo nei serial - aveva collaborato anche alla sceneggiatura) cede il posto a Ford Beede e Robert Hill, affiatato duo di specialisti in avventure e autori della precedente incarnazione cinematografica.
La scelta di ambientare la vicenda su Marte, anziché su Mongo, sembra sia dovuta alla enorme popolarità che il pianeta rosso stava riscuotendo presso il pubblico a seguito della celebre trasmissione radiofonica The War of the Worlds di Orson Welles.
Il serial è ricco di quel sense of wonder che all’poca si poteva trovare sia negli albi a fumetti sia nei racconti di riviste di fantascienza come Astounding e Amazing Stories.
Nel terzo serial, un misterioso razzo cade sulla Terra liberando una polvere rossa e mortale per chiunque la tocchi. Flash Gordon deve tornare allora sul pianeta Mongo, dove scopre che il colpevole, ancora una volta, è l'Imperatore Ming il crudele.
In questo ultimo serial, si possono notare nella storia ampie allusioni alla guerra in corso in Europa (siamo nel 1940). La bruna Carol Hughes prende il posto della bionda Jean Rogers nel ruolo di Dale Arlen: la fidanzata di Flash Gordon ha finalmente i capelli corvini, come nel fumetto. Cambiano anche gli interpreti del principe Barin e di Aura, impersonati, rispettivamente, da Ronald Drew e Shirley Deane al posto di Richard Alexander e Priscilla Lawson.
Il serial fa anche ampio ricorso a spezzoni di documentari di montagna per rendere più credibile l'ambientazione del pianeta Frigia e fa uso, nella migliore tradizione di Hollywood di scenografie già utilizzate per altri film. Non sfugge allo spettatore di oggi, ad esempio, i costumi alla Robin Hood che la produzione fa indossare agli attori nelle scene ambientate su Arboria.
A pochi anni dalla loro nascita editoriale (rispettivamente 1938 e 1939) anche Superman e Batman fanno il loro ingresso nella Hollywood delle produzioni a basso costo. Toccò prima all'uomo pipistrello con due serial targati Columbia, quindici episodi l'uno, nel 1943 e nel 1949. Nel primo ciclo di storie, Batman e il suo assistente Robin (interpretati da Lewis Wilson e Douglas Croft) si scontrano con cattivissimi agenti giapponesi (fra cui il grande caratterista J. Carroll Naish), determinati a restituirgli le “sberle” di Pearl Harbour con gli interessi dovuti. L'evidente taglio propagandistico non impedì una buona resa spettacolare ed un discreto rispetto di personaggi ed atmosfere alla base del fumetto. Meno gradevole ed ispirata risultò invece la seconda serie che si avvalse pure di una nuova coppia di protagonisti: Robert Lowery e John Duncan.
Kirk Alyn diventa invece la star dei due cliffhanger dedicati all'Uomo d'Acciaio: Superman (1948) e Superman vs. Atom Man (1950) per la regia di Spencer Gordon Bennet, Thomas Carr e Lee Sholem. Ancora una volta la rudimentale messinscena (con gli stessi costumi cuciti alla bella e meglio) ed i ridicoli effetti speciali (come le sequenze di volo riguardanti Superman) garantirono paradossalmente un incredibile successo di pubblico.
Certo, a guardarli oggi, questi serial fanno tenerezza, a cominciare dagli effetti speciali e dal pallido bianco e nero della fotografia, ma se li si guarda con l’occhio della “storia”, allora si può apprezzare un prodotto che ha un fascino “d’altri tempi” che funziona ancora oggi.
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