Grazie a La nona porta, la letteratura e in particolare la bibliofilia assurgono a grandi passi alla dignità di un film che ne consacra il devastante potenziale narrativo. Era, infatti, molto tempo che non si vedeva un'opera tratta da un romanzo di successo che fosse sufficientemente riuscita. Soprattutto, quello che colpisce del film diretto da Roman Polanski è come il regista abbia saputo rendere le atmosfere gotiche della storia, senza quegli eccessi e quelle esagerazioni in cui spesso gli autori di cultura americana amano indulgere. Il cacciatore di libri interpretato da Johnny Depp, pagato per verificare l'autenticità della copia di un antico testo scritto ­ pare ­ con l'aiuto di Satana in persona, è probabilmente uno dei più interessanti personaggi che il cinema fantastico conosca. Un colto mercenario letterario che trova a confrontarsi con sette segrete e il cui scetticismo inizia a confrontarsi con il culto del demonio che ­ si sa ­ non è brutto come lo si dipinge, visto che l'affascinante signora Polanski Emanuelle Seigner, ci seduce con le sue splendide forme e il suo fascino davvero diabolico.

Purtroppo ­ e questo è davvero l'unico limite della pellicola ­ verso il finale La nona porta inizia ad andare in pezzi e la storia prende la piega di un raffinato cliché. Del resto questo accade forse per non essere riusciti a trovare un'alternativa valida alla conclusione tipica di questo genere di film, con le ultime immagini che sembrano avvicinarlo straordinariamente agli sceneggiati in bianco e nero degli anni Settanta come Il segno del comando o La maledizione dell'etrusco. Di cui ­ ahimé ­ La nona porta non conosce né lo spessore, né tantomeno il brivido dell'inaspettato.