Incongruenze e genialità
Resta qualcosa da dire sulla creatività disordinata dell’opera. Occorre riconoscere che il lavoro di Lucas e dei suoi collaboratori è magistrale, innovativo, certosino. Ogni cosa, o quasi, è al suo posto, i film sono curati nei dettagli più minimi. Specialisti di ogni ramo hanno ricreato costumi, lingue, suoni. La creatività nel rendere ogni particolare, dai pianeti alle astronavi, è sorprendente. Il mondo musicale “chaikovskiano” creato da John Williams è eccezionalmente brillante ed efficace. Gli autori sono stati anche attenti nel saldare la prima e la seconda trilogia, a nostro giudizio per nascondere la profonda differenza del loro tessuto narrativo. Nella prima, infatti, accanto alla solennità dei Jedi ha un ruolo centrale lo scanzonato anarchismo di Han Solo, che pur essendo agli antipodi etici dei cavalieri, si riscatta permettendo ai ribelli di sconfiggere l’impero, a dimostrazione che non serve essere un Jedi per essere buono o importante. Inoltre Han incarna una tecnologia un po’ stracciona: con un pugno riavvia l’astronave. Nella seconda trilogia, tutto è perfetto e ferale. La simpatia fuori dalle righe del comandante del Millennium Falcon avrebbe stonato, gli autori avevano deciso di prendersi molto più sul serio.Siccome a volte dormicchia anche il sommo Omero, lo sforzo meticoloso di ricongiungimento narrativo non è stato comunque completo e ci sono delle sbavature: Obi Wan dice di non aver mai avuto dei droidi, mentre ne aveva avuti, Luke chiede a Leila di parlargli di loro madre ma Leila non l’ha mai conosciuta e così via. Nessuno è perfetto.Dove gli sforzi della produzione lucasiana producono risultati mediocri è invece nella rappresentazione della tecnologia militare. Le tattiche rappresentate nei film sono suicide rispetto alle armi che si usano. Per esempio, ne La battaglia dei cloni vediamo un urto frontale di fanti, senza protezione di veicoli corazzati o di artiglieria, pur in presenza di aviazione e artiglieria a lunghissimo raggio. Ne L’impero colpisce ancora le armate imperiali avanzano lentissimamente contro una risibile linea Maginot formata essenzialmente di soldati armati di fucili. Le battaglie nei cieli sono simili ai duelli dei caccia della seconda guerra mondiale, solo che in Guerre Stellari ci aspetteremmo di vedere sistemi contraerei ben più efficaci, evidentemente tralasciati per non ridurre la spettacolarità di talune situazioni.In questo quadro di confusione, spicca la penosa tecnica militare dei Jedi che maneggiano un arma leggerissima come se si trattasse di un’enorme spada medievale. Possibile che in millenni di approfondimento della forza i Jedi non abbiano trovato nulla di più efficace? E non va meglio quando gli illuminati dalla forza si servono dei loro poteri per muovere oggetti, facendoli piombare sull’avversario che può così evitarli o respingerli. Basterebbe alterare il flusso sanguigno del duellante per fargli esplodere la testa o i polmoni, con meno fatica e più efficacia. Solo Darth Vader lo utilizza con i suoi generali, a dimostrazione che è davvero il più acuto di tutti.Si tratta di concessioni alle necessità medievaleggianti del ruolo dei Jedi, che incarnano la volontà di Lucas di esaltare una morale e una filosofia politica profondamente reazionarie e che cozzano con l’immane e geniale sforzo di dipingere mondi e civiltà futuribili, creature aliene, astronavi, città sospese, in modo innovativo e fantasmagorico. Un ingegno che meritava di essere posto al servizio di ideali più nobili e moderni.
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