Se Pixar, al posto di film, realizzasse videogiochi, le sue opere assomiglierebbero a questo Ratchet & Clank. E viceversa, se fosse invece Insomniac a esplorare l’altra faccia del digital entertainment. All’epoca del lancio di Playstation 2, si era diffusa la favola che la console potesse elaborare le scene di Toy Story in tempo reale. Allora probabilmente no, ma adesso, lasciando girare il blu-ray di Ratchet & Clank: Armi di distruzione nel lettore di Playstation 3, a tratti sembra di giocare agli Incredibili. Il film, non il videogame.
Sesto capitolo della saga, contando l’episodio portatile per Psp, Ratchet & Clank: Armi di distruzione rappresenta un ritorno alle origini per la software house americana che aveva esordito sulla nuova piattaforma Sony con uno sparatutto in soggettiva più convenzionale, Resistance Fall of Man.
Accantonate le velleità elettronico-sportive di Gladiator (l’episodio virato sul multiplayer), il videogame ripropone la ricetta cartoon a base di avventura, platform e shooter dei primi tre. Quest’ultimo è ovviamente l’ingrediente preponderante. Se rimane vero che un’arma può risultare più adatta per determinate situazioni, nella scelta dello strumento di distruzione preferito si palesa altresì la libertà interpretativa concessa dagli sviluppatori al giocatore. Ce n’è per tutti i gusti, uno più fantasioso dell’altro. Dal lancia aculei perforanti allo sputadischi rotanti da far rimbalzare sulle pareti, dal cannone spara missili a ricerca al generatore di tornado, dalla granata musicale, che intontisce i nemici trasformandoli in legioni di piccoli Tony Manero contagiati dalla febbre del sabato sera, alla macchina della gelatina, che funge sia da prigione prêt-à-porter che da trampolino per i salti.
In Ratchet & Clank appunto si spara ai cattivi o li si prende a chiavi inglesi in faccia; si salta, si nuota, ci si tuffa nel vuoto senza paracadute evitando il traffico antigravitazionale di metropoli futuristiche intasate, ci si libra in volo col deltaplano in un paradiso perduto popolato da enormi rettili, si evitano trappole acuminate e raggi della morte, si salvano goffi supereroi sponsorizzati. Poi ci sono le sfide in arena in omaggio a Gladiator e le battaglie a suon di laser mentre si viaggia da un pianeta all’altro, sulla cabriolet spaziale dei Lomax, la razza simil felina del protagonista, Ratchet, che insieme all’inseparabile robottino Clank deve vedersela con i piani del farsesco impero galattico dei Cragmiti.
La trama, divertente e recitata benissimo da un cast di personaggi stellare, è un esilarante agglomerato parodistico di pop culture che pesca le proprie fonti da cinema, fumetti e videogiochi, da Matrix ai Pirati dei Caraibi, Star Wars e Jurassic Park, da Bionic Commando al Dottor Destino. Scorre via piacevole come del resto il gioco, che non è nulla di nuovo se non il primo Ratchet così come i fan se lo sono sempre immaginato. Dimenticati in un lampo i poligoni spogli e i pixel di una generazione fa, ora c’è un quadro digitale che prende vita. Eloquente, in tal senso, l’inquadratura con cui si apre ciascuno dei giganteschi livelli/pianeta, più vicina a un’illustrazione che non alla solita istantanea di gioco. L’avventurarvisi regala una sensazione strana. E in questo Insomniac dimostra di aver compreso molto delle ultime frontiere del digital entertainment.
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