— Stai per essere trombato — disse Sario, scivolando al loro fianco. Era divenuto una celebrità nel data center perché non dormiva mai, perché origliava e perché attaccava briga in continuazione con la stessa sconsiderata veemenza che solitamente si incontra solo nelle flamewar sui newsgroup. — Il vincitore sarà qualcuno che ha ben chiari un paio di fatti fondamentali. — Alzò il pugno e scandì il suo elenco alzando un dito per volta. — Punto primo: i terroristi stanno utilizzando Internet per distruggere il mondo, ed è necessario che noi distruggiamo la rete prima che finiscano quello che hanno cominciato. Secondo: anche se ho torto, chi vogliamo prendere in giro? Molto presto i generatori esauriranno le scorte di combustibile. Terzo: se questo non succede vorrà dire che sarà tornato in piedi il vecchio mondo, al quale non fregherà nulla del nostro “nuovo mondo”. Infine: esauriremo il cibo prima di esaurire le cazzate sulle quali discutere o le ragioni per non uscire di qui. Abbiamo la possibilità di fare qualcosa per aiutare il mondo a riprendersi: possiamo spegnere la rete e togliere dalle mani dei cattivi uno dei loro strumenti. Oppure possiamo sistemare qualche altra sdraio sul ponte del tuo Titanic personale, al servizio di quel bel sogno che è il ‘cyberspazio indipendente’.Il problema era che Sario aveva ragione. Avrebbero finito il combustibile in due giorni — l’intermittenza della corrente fornita dalla rete elettrica aveva ridotto l’autonomia dei generatori. E se si accettava l’ipotesi che Internet sarebbe stata utilizzata principalmente come strumento per ulteriori distruzioni, spegnerla sarebbe stata la cosa più giusta da fare.Ma la moglie e il figlio di Felix erano morti, e lui non aveva intenzione di ricostruire il vecchio mondo. Ne voleva uno nuovo. Nel vecchio non c’era posto per lui. Non più.

Van si grattò la pelle squamata e arrossata. Nuvolette di cute vorticarono nell’aria pesante e stantia. Sario gli fece una smorfia. — È disgustoso. Lo sai che quella che respiriamo è aria riciclata? Qualsiasi cosa sia la lebbra che ti sta divorando, farne un aerosol e immetterla nella riserva d’aria mi sembra piuttosto antisociale.

— Tu sei la massima autorità mondiale di antisocialità, Sario — rispose Van. — Vattene o ti coltellinerò a morte. — Smise di grattarsi e accarezzò come un pistolero la pinza multiuso che teneva nella fondina.

— Già, sono antisociale. Ho la sindrome di Asperger e sono quattro giorni che non prendo medicine. La tua cazzo di scusa invece qual è?

Van si grattò ancora. — Mi spiace, non lo sapevo.

Sario scoppiò a ridere. — Oh, sei impagabile. Scommetto che tre quarti di tutta questa gente è semi-autistica. Io sono solo uno stronzo. Ma sono anche uno che non ha paura di dire la verità, e questo mi rende migliore di te, imbecille.

— Cazzone — disse Felix. — Vaf­fanculo.

Quando Felix fu eletto Primo Ministro del Cyberspazio non rimaneva combustibile a sufficienza per una giornata. Il primo conteggio dei voti fu rovinato da un bot che spammò il processo di votazione facendo perdere un altro giorno per contare i voti una seconda volta.

A quel punto, però, tutto sembrava ormai uno scherzo. Metà dei data center erano rimasti senza corrente. La mappa di Queen Kong delle query fatte a Google diventava sempre più lugubre mano a mano che altre porzioni del mondo si scollegavano dalla rete, anche se aveva pubblicato una tabella che illustrava quali nuove query andavano acquistando popolarità — per la maggior parte avevano a che fare con salute, rifugi, soccorso e autodifesa.

Il carico generato dal worm diminuiva. Molti utenti domestici stavano rimanendo senza elettricità, questa volta definitivamente, e i loro PC infetti rimanevano spenti. Le backbone erano ancora tutti in funzione, ma i messaggi dalle diverse sale server sembravano sempre più disperati. Felix non mangiava da un giorno e lo stesso valeva per chiunque a portata di satellite o di collegamento transoceanico.

Cominciava a scarseggiare anche l’acqua.

Arrivarono Popovich e Rosembaum, e si rivolsero a lui prima che riuscisse a rispondere ai pochi messaggi di congratulazioni e a inviare ai newsgroup un discorso preparato in precedenza.

— Stiamo per aprire le porte — annunciò Popovich. Come tutti, anche lui aveva perso peso e aveva un aspetto unto e sporco. Il suo odore corporeo somigliava a una zaffata da sacchetti dell’immondizia di un mercato del pesce in una giornata molto calda. Felix era sicuro di non essere messo meglio.

— State andando in ricognizione? A prendere altro carburante? Possiamo mettere assieme un gruppo di lavoro per questo. Buona idea.

Rosembaum scosse triste il capo. — Stiamo andando a cercare le nostre famiglie. Qualsiasi cosa ci fosse là fuori ormai sarà esaurita. Oppure no. Comunque sia, qui non c’è futuro.

— E che ne sarà della manutenzione della rete? — chiese Felix, anche se conosceva già la risposta. — Chi terrà in funzione i router?

— Ti daremo tutte le password di root. — Le mani di Popovich tremavano, i suoi occhi fissavano il vuoto. Come molti altri fumatori del data center, nel corso della settimana era andato in crisi di astinenza. Da due giorni avevano terminato anche i prodotti a base di caffeina. Per i fumatori era molto dura.

— E quindi a tenere in piedi tutto starò qui io?

— Tu e chiunque altro al quale freghi ancora qualcosa.

Felix sapeva di aver sciupato la sua opportunità. Le elezioni erano sembrate una cosa nobile e coraggiosa, ma col senno di poi si erano rivelate solamente una scusa per accapigliarsi tra loro, quando invece avrebbero dovuto pensare al passo successivo.

— Non posso obbligarvi a restare — rispose.

— Già, non puoi. — Popovich si girò sui tacchi e uscì dalla stanza. Rosembaum lo guardò andar via, poi afferrò la spalla di Felix e la strinse.

— Grazie, Felix. È stato un bel sogno. Lo è ancora. Magari troveremo del cibo e del combustibile e torneremo.

Rosembaum aveva una sorella con la quale era rimasto in contatto tramite Instant Messenger nei primi giorni dopo lo scoppio della crisi. Poi lei aveva smesso di rispondere. I sistemisti erano divisi tra chi aveva avuto la possibilità di dire addio e chi non l’aveva potuto fare. Ognuna delle due parti era convinta che agli altri fosse andata meglio.