— Primo Ministro del Cyberspazio? Perché allora non ti fai chiamare Gran Funtone dello Spazio Dati Globale? È più altisonante, più figo e ha esattemente la stessa utilità.Will dormiva nello spazio accanto al suo, su nel bar, con Van dall’altro lato. La stanza puzzava come un cesso: venticinque sistemisti che non si lavavano da almeno un giorno erano tutti ammassati nella stessa stanza. Per alcuni di loro si trattava sicuramente di molto, molto più di un giorno.— Sta’ zitto, Will — disse Van. — Tu volevi spegnere Internet.

— Ti devo correggere: io voglio spegnere Internet. Tempo presente.

Felix socchiuse un occhio. Era talmente stanco che alzare le palpebre era faticoso come sollevare dei pesi.

— Senti, Sario, se non sei d’accordo con il mio programma, presentane uno tuo. C’è un sacco di gente che crede che io stia sparando stronzate, e io li rispetto, visto che o sono candidati contro di me o supportano qualcuno che lo è. Sono queste le tue alternative. Quello che invece non sta nel menù è lamentarsi di tutto e limitarsi a contestare. Ora dormi, oppure vai a scrivere il tuo programma.

Alzatosi lentamente, Sario srotolò la giacca che usava come cuscino e la indossò.

— Andate a cagare, ragazzi. Me ne vado.

— Credevo che sarebbe rimasto qui per sempre — disse Felix rigirandosi. Rimase sveglio per molto tempo: pensava alle elezioni.

C’erano altri candidati. Alcuni di loro non erano nemmeno sistemisti. Un senatore americano rifugiato nella sua casa estiva nel Wyoming possedeva generatori di elettricità e un telefono satellitare. In qualche modo aveva trovato il newsgroup giusto e si era proposto. Hacker anarchici italiani bombardarono il newsgroup per tutta notte con sgrammaticati sproloqui circa la destituzione del — concetto di governo — nel mondo nuovo. Guardando il loro segmento di rete, Felix dedusse che erano probabilmente sepolti in un piccolo istituto di Progettazione Interattiva nei pressi di Torino. L’Italia era stata colpita molto duramente, ma quella cella di anarchici era riuscita a prendere residenza nel villaggio virtuale.

Un sorprendente numero di candidati aveva nel proprio programma lo spegnimento di Internet.

Felix aveva i suoi dubbi sul fatto che fosse possibile fare una cosa del genere, ma poteva capire l’impulso di portare a termine il lavoro e dire addio al mondo. Perché no?

Si addormentò mentre pensava alle eventuali azioni necessarie per spegnere Internet ed ebbe incubi nei quali era l’ultimo e solo difensore della rete.

Un suono ruvido e frusciante lo svegliò. Si rigirò e vide che Van si era messo a sedere, accovacciato, e intento a grattarsi vigorosamente le braccia magre. Erano ormai del colore della carne sotto sale e sembravano squamate. Illuminati dalla luce che entrava dalle finestre del bar, piccoli brandelli di pelle volteggiavano e danzavano in grandi nuvole.

— Cosa stai facendo? — Felix si mise a sedere. Osservare le unghie di Van che graffiavano la pelle gli fece venire prurito per simpatia. Erano passati tre giorni da quando si era lavato i capelli per l’ultima volta e ogni tanto gli sembrava di avere in testa piccoli insetti intenti a scavargli la pelle per deporci le uova. La notte precedente si era toccato dietro le orecchie per sistemarsi gli occhiali; le sue dita erano rimaste lucide di denso sebo. Se non faceva la doccia per un paio di giorni, dietro alle orecchie gli spuntavano punti neri, talvolta foruncoli giganti, che Kelly faceva scoppiare con un piacere perverso.

— Mi sto grattando — disse Van. Cominciò a lavorarsi la testa, immettendo nell’aria una nuvola di forfora che andava ad aggiungersi alle schifezze che aveva già rimosso dalle estremità. — Dio, mi prude dappertutto.

Felix prese il Maggiore McCheese dallo zainetto di Van e lo collegò a uno dei cavi ethernet che serpeggiavano lungo tutto il pavimento. Cercò in Google qualcosa che potesse essere collegata a questo. — Prurito — diede come risultato 40.600.000 link. Provò a effettuare ricerche composte e ottenne risultati più precisi.

— Credo che sia un eczema da stress — disse infine Felix.

— No, non ho mai avuto eczemi — disse Van.

Felix gli mostrò disgustose foto di pelli arrossate, irritate e bianco-squamate. — Eczema causato da stress — disse, leggendo la didascalia.

Van si esaminò le braccia. — Ho un eczema — disse.

— Qui dice di tenerlo idratato e di provare ad applicare della crema al cortisone. Dovresti cercare nel kit di pronto soccorso nei bagni del secondo piano. Credo di averne visto un tubetto. — Come tutti gli altri sistemisti, Felix aveva rovistato negli uffici, nei bagni, nelle cucine e nei magazzini, imboscandosi nello zaino un rotolo di carta igienica e tre o quattro barrette energetiche. Vigeva il tacito accordo di spartirsi il cibo della caffetteria, ma ogni sistemista scrutava gli altri alla ricerca di segni di ingordigie o razzie. Tutti erano convinti che la gente prendesse le cose di nascosto, e questo perché quando nessuno li guardava erano loro stessi a farlo.

Van si alzò e quando il suo volto fu illuminato Felix notò quanto gli occhi fossero gonfi. — Chiederò nella mailing-list se qualcuno ha qualche antistaminico — disse.

Dopo poche ore dalla fine della prima riunione erano state create quattro mailing-list e tre wiki per i sopravvissuti del palazzo, ma nei giorni successivi si erano accordati per usarne una sola. Felix era ancora iscritto a una piccola lista con cinque dei suoi più fidati amici, due dei quali erano intrappolati in data-center all’estero. Sospettava che anche altri conoscessero persone in situazioni analoghe.

Van si allontanò. — In bocca al lupo per le elezioni — disse, dandogli un buffetto sulla spalla.

Felix si mise in piedi e cominciò a camminare, fermandosi solo per guardare fuori dalle finestre sudicie. Toronto bruciava ancora, forse più di prima. Aveva cercato mailing-list o blog frequentati da abitanti della città, ma gli unici che aveva trovato erano quelli tenuti da altri nerd chiusi in altri data-center. Era possibile, anzi, probabile, che i sopravvissuti avessero urgenze più grandi rispetto a quella di scrivere in Internet. Il telefono di casa sua per metà del tempo funzionava ancora, ma dopo il secondo giorno aveva smesso di chiamarlo; dopo aver sentito la voce di Kelly nella segreteria per la quindicesima volta era scoppiato a piangere nel mezzo di una riunione. Non era il solo a cui era successo.

Giorno di elezioni. Il momento della verità.

> Sei nervoso?

> No,

digitò Felix.