Dopo che tutti i presenti ebbero evacuato, si furono sistemati ed ebbero cominciato a mangiare, TALK NERDY e il suo amico tornarono. Tolsero il registratore di cassa all’estremità del bancone e TALK NERDY vi si mise in piedi. Le conversazioni cessarono.— Mi chiamo Uri Popovich e lui è Diego Rosenbaum. Grazie a tutti per essere saliti fin qui. Queste sono le cose che sappiamo con certezza: da tre ore l’edificio sta utilizzando i suoi generatori di energia elettrica. Da un’osservazione visuale sembra che il nostro sia l’unico edificio del centro di Toronto che disponga ancora di elettricità, elettricità che dovrebbe durare per altri tre giorni. C’è un agente biologico di origine sconosciuta attivo all’esterno dell’edificio. Uccide in fretta, entro poche ore, e si diffonde nell’aria. Si viene infettati respirando aria contaminata. Le porte di questo edificio non sono state aperte dalle cinque di questa mattina. Nessuno le dovrà aprire finché io non vi darò il via libera.“Attacchi diretti alle maggiori città del mondo hanno gettato nel caos i servizi di pronto intervento. Gli attacchi sono di natura elettronica, biologica, nucleare, o avvengono per mezzo di esplosivi convenzionali, e sono molto diffusi. Lavoro come esperto della sicurezza e nel settore attacchi a grappolo come questi sono chiamati opportunistici: il gruppo B riesce a far saltare un ponte perché tutti stanno prendendo provvedimenti contro la bomba sporca piazzata dal gruppo A. È ingegnoso. Una cellula di Aum Shin Rikyo ha gassato le metropolitane locali alle due di stamattina. È il primo evento che siamo riusciti a individuare, quello che potrebbe essere stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Siamo abbastanza sicuri che non ci possa essere Aum Shin Rikyo dietro a tutto questo pandemonio: non hanno alcuna esperienza in attacchi informatici e non hanno mai dimostrato l’acume organizzativo necessario per colpire così tanti obiettivi contemporaneamente. In sostanza, non sono abbastanza intelligenti.”
— Per il prossimo futuro staremo tappati qui dentro, almeno finché l’arma biologica non sarà stata identificata e dispersa. Faremo manutenzione sui rack e terremo in piedi la rete. Questa è un’infrastruttura critica e il nostro compito è fare in modo che mantenga tutti e cinque i 9 di uptime2. In tempi di emergenza nazionale, la nostra responsabilità perché ciò avvenga è raddoppiata.
Un sistemista alzò la mano. Era uno dei più giovani del gruppo e indossava con una certa baldanza una maglietta verde dell’Incredibile Hulk.
— Chi ti ha incoronato mai, o nostro re?
— Ho il controllo del sistema di sicurezza principale, le chiavi di tutte le sale e i codici delle porte esterne, che ora sono tutte chiuse, tra l’altro. Sono la persona che vi ha radunati tutti qui e che ha indetto la riunione. Non mi importa se qualcun altro vuole fare il mio lavoro, è un lavoro di merda. Ma qualcuno deve farlo.
— Hai ragione — disse il ragazzo. — E io posso farlo bene esattamente quanto te. Mi chiamo Will Sario.
Popovich guardò il ragazzo dall’alto in basso. — Bene, se mi lascerai finire di parlare, forse quando avrò finito ti passerò le consegne.
— Per carità, fai pure. — Sario gli diede le spalle e andò alla finestra. Guardava con intensità l’esterno. Lo sguardo di Felix ne fu attirato, vide diversi pennacchi di fumo nero che si alzavano dalla città.
L’impeto di Popovich si era esaurito. — Allora, cosa facciamo? — chiese.
Dopo una prolungata pausa di silenzio il ragazzo si guardò attorno. — Toh, è arrivato il mio turno?
Ci fu un diffuso e benevolente ridacchiare.
— Ecco cosa penso — disse Will. — Il mondo sta andando a puttane. Ci sono attacchi coordinati diretti a tutte le infrastrutture critiche. C’è solo un modo per sincronizzare questi attacchi con tanta perfezione: tramite Internet. Anche se sposiamo la tesi dei colpi opportunistici, dobbiamo chiederci come possa venire organizzato un attacco opportunistico nel giro di pochi minuti. Solo via Internet.
— Quindi credi che dovremmo buttare giù Internet? — Popovich accennò una risata, ma smise subito quando Sario non rispose.
— L’attacco della scorsa notte ha messo quasi del tutto fuori gioco Internet. Un piccolo DoS verso i router critici, un po’ di casino con i DNS e la rete è andata a gambe all’aria, neanche fosse la figlia di un prete. La polizia e i militari sono un branco di utonti tecnofobici, non utilizzano la rete quasi per niente. Se la buttiamo giù, recheremo agli aggressori un danno proporzionalmente maggiore. Quando verrà il momento potremo ricostruirla.
— Stai sparando un mucchio di stronzate — disse Popovich, che era rimasto letteralmente a bocca aperta.
— È semplicemente logico — disse Sario. — A molte persone non piace confrontarsi con la logica, quando impone decisioni difficili. Ma questo è un problema delle persone, non della logica.
Da un rumoreggiare sommesso, le conversazioni si tramutarono presto in fragore.
— State ZITTI! — sbraitò Popovich. Il chiasso si abbassò di un Watt. Popovich urlò ancora, pestando il piede sul bancone. Finalmente si ristabilì una parvenza d’ordine. — Uno per volta — disse infine. Era rosso in viso e teneva le mani piantate in tasca.
Un sistemista voleva rimanere. Un altro voleva andarsene. Avrebbero dovuto nascondersi tra i server. Avrebbero dovuto fare un inventario delle provviste e nominare un furiere. Avrebbero dovuto uscire e cercare la polizia o dare una mano negli ospedali. Avrebbero dovuto nominare guardie per sorvegliare gli ingressi.
Felix si sorprese con la mano alzata. Popovich gli diede la parola.
— Mi chiamo Felix Tremont — disse, mettendosi in piedi sopra a un tavolo ed estraendo il suo palmare. — Voglio leggervi una cosa.
— ‘Governi del Mondo Industriale, stanchi giganti di carne e acciaio, chi vi parla proviene dal cyberspazio, la nuova casa della Mente. In nome del futuro, chiedo a voi del passato di lasciarci in pace. Non siete i benvenuti tra noi. Dove noi ci riuniamo, voi non avete autorità.
“‘Non abbiamo un governo eletto, né abbiamo intenzione di averne uno, per questo mi rivolgo a voi senza autorità più grande di quella con la quale sempre parla la libertà stessa. Dichiaro lo spazio sociale che stiamo costruendo indipendente, per sua natura, dalle tirannie che cercate di imporci. Non avete alcun diritto morale di governarci né possedete alcun metodo di coercizione che noi dobbiamo ragionevolmente temere.
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