Avventure in televisione
Stranamente, nonostante l’enorme popolarità, i tentativi di trasportare al cinema le avventure di Perry Rhodan sono stati scarsi e del tutto marginali (come il famigerato film italiano del 1967 ...4... 3... 2... 1... morte di Primo Zeglio). La Germania può però vantarsi di avere prodotto l’unico telefilm fantascientifico europeo non inglese di un certo rilievo, e cioè Raumpatrouille, noto in Italia come Le fantastiche avventure dell’astronave Orion. Si tratta di una serie di sette episodi in bianco e nero di un’ora l’uno, sceneggiata da un pool di sceneggiatori che comprende anche alcuni autori di Perry Rhodan. Curiosamente l’anno di uscita è lo stesso di Star Trek, e i due telefilm presentano diverse somiglianze: ambedue parlano di un’astronave con un comandante temerario e un po’ ribelle e un equipaggio multietnico (anche se in Raumpatrouille solo i cognomi sono stranieri, dato che tutti gli attori sono tedeschi, incluso quello che interpreta un personaggio di origine giapponese!). Lo sforzo produttivo fu notevole, con effetti speciali molto interessanti per l’epoca (anche se spesso realizzati con mezzi che oggi fanno sorridere), e varie trovate davvero insolite (tra cui i comandi delle astronavi, realizzati utilizzando ferri da stiro, frullatori e altri elettrodomestici dal design bizzarro e tipicamente Sixties). All’epoca la serie fu aspramente criticata come “fascistoide” (la società appare militarizzata, gli alieni sono malvagi e crudeli), anche se a ben guardare non mancano contenuti di segno opposto, come la multietnicità e la presenza di donne in alti posti di comando. Purtroppo Raumpatrouille non ebbe un enorme successo (in Italia ne furono trasmessi solo quattro episodi nel 1974), e rimane un caso isolato.
Due autori impegnati
Al di là di questa imponente produzione avventurosa di stampo americano, non mancano comunque gli autori di lingua tedesca che si sono dedicati a una fantascienza più “impegnata”. In particolare, due autori che, forse anche per ragioni geografiche, sono stati maggiormente influenzati dalla più austera fantascienza dell’Est europeo: l’austriaco Herbert Werner Franke e il tedesco di origine ceca Wolfgang Jeschke. Nato a Vienna nel 1927, Herbert Werner Franke è un personaggio multiforme, che non solo ha pubblicato una ventina di romanzi e numerosissimi racconti, ma è anche autore di numerose opere di cibernetica ed estetica, e si è occupato con successo anche di arte visuale elettronica e di speleologia. In Italia è apparso unicamente il suo romanzo del 1972 Zona Zero, una metafora sulla Guerra Fredda in cui la divisione della Terra in blocchi è arrivata a un punto tale che le due parti non hanno da anni alcuna forma di comunicazione e ignorano tutto dell’avversario. Alcuni esploratori vengono spediti oltrecortina a indagare ma, quando tornano indietro, non vengono creduti.Wolfgang Jeschke è nato a Tetschen, in Boemia, nel 1936, ha vissuto alternativamente in Germania e Reubblica Ceca, e ha pubblicato sei romanzi e un gran numero di racconti, oltre a essere un compilatore di antologie fantascientifiche. Tra i suoi temi principali ci sono le distopie di stampo totalitario e i viaggi nel tempo. Purtroppo non risultano suoi romanzi pubblicati in Italia. La sua opera più nota è probabilmente la prima, Der letzte Tag der Schöpfung, tradotta anche in inglese come The Last Day of Creation (L’ultimo giorno della creazione), una storia avventurosa ma anche molto pessimista. La sua ultima, uscita nel 2005, è Das Cusanus-Spiel, che ha richiesto ben otto anni di lavoro, e ha vinto il Deutschen Science Fiction Preis. Ambientato in una Germania sconvolta da incidenti nucleari, narra di una giovane biologa inviata indietro nel tempo per contattare Nicola Cusano, un vescovo del Cinquecento che potrebbe avere scoperto un importante segreto della creazione.È da notare che ambedue gli autori, pur essendo molto amati dal fandom, sono pubblicati all’interno di collane mainstream.
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