Nato in Kazakhistan, quarantasette anni fa, Timur Bekmambetov dirige a Hollywood il suo primo film ‘americano’ dopo essere passato alla ribalta internazionale grazie ai due titoli di grande successo in Russia, I Guardiani Del Giorno e I Guardiani della Notte, che hanno riscosso un certo interesse anche al’estero. Wanted – Scegli il tuo destino, ispirato ai fumetti di Mark Millar e J.G. Jones, è un piccolo capolavoro di stile ed eleganza. Un film in cui l’impiegato qualsiasi interpretato da James MacAvoy scopre di essere il figlio del più grande assassino del mondo e di dovere continuare per forza la professione paterna allo scopo di servire un’antica organizzazione che da secoli protegge in segreto l’umanità, eliminando i nomi forniti da un misterioso e mistico telaio. Spettacolare, ma – soprattutto – coinvolgente sul piano emotivo, visivo e della tensione, Wanted è una combinazione insolita di umorismo e violenza grafica, di colpi di scena e di una narrazione molto “classica” in cui Timur Bekmambetov dimostra tutto il suo talento e il proprio gusto per un cinema d’azione radicato in storie che lambiscono i confini del Mito e della tragedia. Una pellicola che, come Matrix dei Fratelli Wachovski, proietta un uomo qualsiasi in un mondo speciale e, in un certo senso, ‘parallelo’ alla nostra realtà, dove da centinaia di anni è in atto una guerra destinata a non finire mai. “Wanted è come una tragedia greca raccontata attraverso un linguaggio moderno.”
Spiega Bekmambetov; “Quello che si vede di questo film è il mio ‘Director’s Cut’. Quando la Universal mi ha chiesto i materiali non utilizzati per il Dvd mi sono accorto che non c’erano scene eliminate disponibili per gli extra. Tutto era stato utilizzato e quello che si vede è il film che volevo fare. Io stesso sono rimasto molto sorpreso dell’intelligenza e del livello di collaborazione che ho raggiunto sia con i produttori che con la Universal. Wanted è il mio film!”
In che rapporto sta il suo film con il fumetto?
La prima volta che ho letto la sceneggiatura mi sono reso che era molto interessante, ma che, al tempo stesso, mancasse ancora qualcosa. Poi, però, ho incontrato l’autore Mark Millar e mentre parlavo con lui ho capito come avrei potuto girare questo film. Per noi il fumetto originale era un po’ come la Bibbia: qualsiasi dubbio l’abbiamo risolto andando a studiare il fumetto originale. Il compito di un film, però, è quello di ‘andare oltre’. Rispondere alle domande sollevate dal fumetto. Per questo motivo abbiamo eliminato i costumi un po’ ridicoli delle tavole originali per portare la narrazione nella realtà e nella modernità. E’ stata mia moglie a scegliere i costumi, perché l’idea di superassassini che si nascondono vestendosi in maniera così eccentrica ci appariva decisamente come un po’ ‘stupida’. Abbiamo voluto vestirli in maniera più ‘professionale’.
Nikita Mikhalkov dice che lei è il ‘Quentin Tarantino russo’. Cosa ne pensa?
No, il mio nome è Timur Bekmambetov: ho passato tutto la mia vita ad insegnare ai russi come si pronuncia e non ho intenzione di cambiare. Ora voglio insegnarlo al mondo. Per questo ho scelto di andare a Hollywood. E’ lì che i migliori cineasti di tutto il mondo possono riuscire ad incontrarsi e a lavorare insieme.
Il paragone la onora?
Certo, adoro Tarantino. Ma io sono io. Sfortunatamente io non sono capace di fare quello che fa lui.
Il suo cinema si basa sulla velocità…
Non sulla velocità: sul ritmo. Le mie storie, come nella musica, sono costruite sul ritmo e non sulla velocità. Se vai troppo veloce perdi il pubblico. E’ solo l’alternanza di velocità e lentezza a rendere la trama. Il cinema è un incantesimo che si basa sul ritmo e sulla mescolanza di elementi differenti tra loro. Il cinema si confronta con il tempo.
La storia di Wanted non è originale, eppure il film nel suo complesso lo è…
Questo perché Wanted è un film completamente diverso da quelli che si vedono in genere. La sua unicità sta nella trasformazione del personaggio principale. Non ci sono pillole, né informazioni, né la scoperta di superpoteri a rendere diverso il protagonista da come è. Soltanto un addestramento durissimo e molto severo lo portano a diventare un’altra persona. E’ la pressione a cambiarlo, un po’ come accade nell’esercito. Io ho fatto il servizio di leva nell’esercito dell’Unione Sovietica e le cose stavano esattamente così. Erano la fatica e il dolore a trasformare dei ragazzi in uomini. Un po’ come si vede in Full Metal Jacket di Stanley Kubrick o come in Ufficiale e Gentiluomo. Sono quei metodi a spezzare l’identità di una persona e a trasformarla in un soldato che è privo di identità. L’unica cosa che accomuna il protagonista all’inizio e alla fine del film è il suo essere stato capace di mantenere intatto il proprio umorismo.
Parliamo della violenza nel film…
Gli assassini che si vedono sono soltanto ‘a fin di bene’. E’ una storia di soldati che obbediscono agli ordini. Non desidero giudicare uomini e donne che fanno il loro dovere. La violenza di questo film non è per teen agers. Wanted è un film per adulti e noi l’abbiamo fatto per persone che stanno sedute per tutta la vita e sognano, giorno per giorno, che qualcosa cambi nelle loro esistenze. Noi diamo loro, per due ore, l’opportunità di scoprire “un altro mondo”. Non credo che sia una pellicola per adolescenti che hanno tutta la vita davanti. Wanted è destinato a persone che hanno aspettato qualcosa che non è mai successo. Non credo nemmeno che i teenagers potrebbero arrivare a capirlo fino in fondo…
Per chi è questo film?
Per le persone della mia generazione che sono, sfortunatamente, ancora tutte molto infantili e devono capire chi sono…
Come è riuscito a mantenere fino alla fine un tono molto ambiguo per questo film?
Innanzitutto scegliendo dei bravi attori che hanno studiato molto e che sono attori ‘di metodo’. La recitazione è nelle loro vene: si sono preparati per tutta la vita e sono diventati capaci di fare tutto quello che vogliono sullo schermo o in palcoscenico. Inoltre il mio lavoro è quello di collaborare strettamente con gli sceneggiatori e di ripulire e raffinare quello che scrivono. In America, infatti, in genere chi scrive una sceneggiatura pensa a sviluppare momenti molto ‘cool’ senza, però, riuscire ad approfondire i caratteri dei personaggi. Il mio impegno, invece, è quello di darmi da fare per l’intero film e non soltanto per alcune scene e basta. In questo senso l’aiuto del produttore è determinante, perché gli sceneggiatori dipendono da loro e non da te.Se si ha una grande storia alle spalle, gli effetti speciali risultano dieci volte più efficaci. Del resto il cinema è un processo collettivo, come una fabbrica. L’importante è avere degli ottimi compagni di viaggio: altrimenti non si va da nessuna parte. Nessun regista può essere un dittatore. Bisogna avere dei grandi amici che ti aiutano.
A proposito di scene ‘cool’: quella del treno sembra richiamare L’Impero Colpisce Ancora e il duello tra Luke e Darth Vader…
Sì e in un certo senso ci ho anche pensato mentre la giravo. La composizione della scena è la stessa. Questo perché insieme al montatore abbiamo pianificato di rendere la seconda parte del film come un “finale” allo scopo di sorprendere il pubblico.
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