Il vecchio zio Joe è tornato. E con sé ha riportato indietro dal futuro tutta la sua assurda mitologia postmoderna, sospesa tra folklore e B-movies.

I lettori che a suo tempo vissero le fantastiche avventure dei prigionieri del drive-in non avranno di certo dimenticato il Re del Popcorn e le delizie del suo vomito, né Popalong Cassidy e il suo cranio-TV, né avranno rimosso l’atmosfera dell’Orbit, sospesa tra gli Ultimi Giorni prima dell’Apocalisse e il Giorno Dopo il Grande Evento. Per loro sarà un’esperienza da non perdere, questa gita per turisti in autobus confezionata da Joe Lansdale con il suo irriverente gusto per il grottesco, il paradosso e il surreale.

Quanto tempo sia trascorso dall’ultimo spettacolo del drive-in nessuno saprebbe dirlo, né tantomeno può farlo Jack o uno qualsiasi dei pochi amici che gli restano. L’Orbit si è organizzato in quattro tribù, una per ogni parcheggio dell’immenso complesso. Tribù regredite per molti versi a uno stadio sub-umano, soggiogate dagli istinti e dalla legge della giungla. Nessuno sa come funzioni il tempo: non esiste giorno e non esiste notte, ma qualcuno di tanto in tanto stacca la corrente al crepuscolo elettrico del mondo e allora si accende il sole sovrannaturale del proiettore. Il fascio di luce investe i maxischermi e comincia la lunga maratona horror, che si compone in sequenza di titoli quali The Toolbox Murders, Non aprite quella porta, La notte dei morti viventi. Ma l’orrore sullo schermo è solo un riflesso distorto, e spesso attenuato, dell’orrore vero che va in onda periodicamente nell’Orbit, tra occasionali scoppi di violenza, allucinazioni e assalti dall’esterno.

E quando piove, piove una melma assassina che potrebbe essere la diarrea di Dio, o qualcosa di molto peggiore…

Come spiega Jack nel prologo, tanto per collocare nelle giuste coordinate logiche quello che seguirà:

 

Questo posto ti cambia. Gioca con la tua mente.
Naturale quindi che Jack presto ne abbia abbastanza. Stanco di pensare al passato o al presente ancora peggiore, decide allora di mettersi in marcia sul suo pulmino rubato alla ricerca di una via verso casa. Ad accompagnarlo nell’impresa, un’allegra combriccola di squinternati: il suo amico Steve e Grace, la donna più appetibile del drive-in con capelli lisci e biondi perfetti per uno spot televisivo; il bizzarro Homer, un bifolco come tanti che pullulano nelle pagine di Lansdale; due orfani dell’heavy metal come Cory e James (non omosessuali, anche se…); e, per finire, la bella Reba con il suo vestito di pelliccia animale e una borsa di cane. Tutti pronti per un nuovo tour all’inferno. In autobus.

Chi abbia conosciuto la vena sardonica e l’immaginario corrosivo del Joe R. Lansdale “fantascientifico” (ricordiamo che il suo doppio capolavoro, La notte del drive-in e Il drive-in 2 approdarono in Italia sulle pagine di Urania) non resterà deluso da questa ennesima scorribanda psichedelica. Un viaggio che parte come una gita e presto si trasforma in un’odissea. Sorpresi da un nubifragio, i nostri eroi dovranno vedersela con i

Joe Lansdale
Joe Lansdale
miraggi del passato (la fantasmagoria del drive-in prima della cometa rossa li insegue come un’ossessione), con il mistero di un gigantesco ponte sospeso tra il nulla e l’infinito e la minaccia di un pesce gatto gigante al cui cospetto Moby Dick impallidirebbe ancor più, ma di paura…

E questo è solo l’antipasto.

Così fu che mi svegliai all’improvviso nel buio, con la paura che fosse una di quelle notti infinite, o che il mio filtro per i sogni di merda fosse intasato, e che mi fosse rimasto attaccato qualche pezzo di verità scomoda nascosta in un sogno, o un brutto ricordo insaccato in un incubo.

Per i reduci dell’Orbit, nostalgici del buon vecchio zio Joe e delle sue visioni irrazionali, questa lettura sarà come tornare giovani, ciascuno a combattere con le estati appiccicose del proprio Texas privato.

Per tutti gli altri, forse è il caso di recuperare le puntate precedenti. E darci dentro tutta la notte, in una maratona horror che forse esorcizzerà il mondo in agguato lì fuori, all’alba. E la noia.