Scritto tra il 1963 nel 1965, Dune di Frank Herbert è un romanzo che ha influenzato la fantascienza sia nella letteratura che nel cinema. Registi quali Steven Spielberg e George Lucas hanno ammesso il loro debito verso il capolavoro di Herbert; su queste basi non c’è da stupirsi di come il romanzo abbia attratto l’attenzione del mondo del cinema a partire dal tentativo abortito del regista e drammaturgo Alejandro Jodorowski che nel 1975 elaborò un maestoso e visionario progetto per la trasposizione poi accantonato. Nove anni dopo fu l’estroverso David Lynch a mettere a segno l’impresa con il suo Dune (1984) a lungo discusso.
La problematicità della trasposizione di Dune sta nella sua costruzione narrativa particolarmente complessa. Non solo perché la trama elaborata da Herbert è complicatissima e basata spesso sul non detto, sull’elemento solamente accennato, ma anche perché a livello stilistico l’autore fa ricorso a espedienti come quello di riportare i pensieri dei personaggi sotto forma di monologhi interiori se non addirittura di dialoghi tra parti diverse della propria coscienza, una tecnica che crea problemi nella trasposizione. Nel suo approccio smaccatamente anticonvenzionale, Lynch decise di non inventarsi soluzioni alternative per aggirare questo ostacolo ma di realizzare una – molto discutibile – vocalizzazione dei pensieri dei personaggi che in realtà costituisce forse la maggiore nota stonata del film, in quanto l’effetto di fondo è piuttosto caricaturale e indebolisce la performance recitativa dei protagonisti.
Il cast vede in primis Kyle MacLachlan (che ha recitato tra l'altro ne I Segreti di Twin Peaks e nel film Velluto Blu, tutte produzioni di Lynch) nelle vesti del giovane Paul Atreides, il protagonista. La scelta è abbastanza buona a livello estetico ma nella recitazione MacLachlan si dimostra inizialmente troppo adulto rispetto al Paul Atreides delle pagine iniziali del romanzo, un "semplice" sedicenne di stirpe reale. Tuttavia, in seguito, l'attore riesce a dare a Paul la profondità di questo personaggio: arrogante, autoritario, torturato dal desiderio di vendetta. Volendo evitare di criticare troppo un'opera già troppo criticata, si può semplicemente dire che la scelta del cast è stata fatta sicuramente con molta cura, e i risultati si vedono. Per quanto compaiano per poco tempo, Leto Atreides (Jurgen Prochnow) e la moglie Lady Jessica (Francesca Annis) sono perfetti per la parte, anche se è molto liberale la scelta del regista di rendere calve tutte le Bene Gesserit, tra cui spicca la grande Silvana Mangano nel ruolo della reverenda madre Ramallo. Gli attori migliori sono sicuramente i già celebri Josè Ferrer e Max Von Sidow (rispettivamente l'Imperatore-Padiscià Shaddam IV e il planetologo Kynes), che riescono a dare solidità e serietà a ruoli comunque impegnativi - recitare in un film di fantascienza, checché se ne possa dire, è sempre difficile, per il semplice fatto che bisogna dare verosimiglianza al personaggio all'interno di un mondo fittizio già di per sé inverosimile. Tra gli altri attori, c'è da citare Sting nella parte di Feyd-Rautha Harkonnen, nipote del Barone, Patrick Stewart - passato nella storia del cinema come il capitano Picard di Star Trek The Next Generation - nel ruolo di Gurney Hallack e Sean Young (la stella di Blade Runner) in quello di Chani.
Scenograficamente parlando, Dune presenta ambienti poco vari ma ben rappresentati, in particolar modo per gli interni, che riflettono come si deve tutto il senso di ambientazione medioevale che il romanzo originale trasmette. Lynch cura molto i particolari estetici, dalle divise cupe e severe degli Atreides alle parate militari, per dare al tutto un gusto "nazista" che ha prodotto non poche polemiche verso il regista e addirittura verso lo stesso Herbert. Si tratta tuttavia di un effetto voluto, come si può facilmente intuire, ed è inoltre una delle migliori scelte registiche del film, che a livello scenografico riprende alcuni degli esperimenti poi abbandonati realizzati dallo staff di Jodorowsky (in particolare da Hans Ruedi Giger).
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