Lasciati gli scenari lunari per una Terra non molto diversa, almeno apparentemente, da quella che conosciamo, Clelia Farris si conferma scrittrice di classe con Nessun uomo è mio fratello, romanzo vincitore del Premio Odissea 2009.
Il protagonista del romanzo, Enki Tath Minh, è un giovane contadino rimasto orfano di madre, che vive assieme al padre coltivando il riso in una piccola fattoria.
Gli amici, la scuola, le ragazze, un'esistenza forse non eccitante ma nemmeno spiacevole, se non fosse per un importante particolare.
Tath Ninh è una Vittima, lo determina implacabilmente la V che compare sul suo corpo, questo significa che da qualche parte una persona, che potrebbe essere chiunque, è il suo Carnefice, qualcuno che porta una C corrispondente a quella, e solo a quella, V.
La legge permette ai Carnefici di assassinare la propria Vittima, logico quindi che queste ultime cerchino di nascondere la propria difficile condizione; tutti hanno, più o meno evidente, una C o una V impressa nelle carni, il segno appare arrivati ai dodici anni di età e tutti accettano il destino assegnato loro dal fato.
Ma Tath Ninh rifiuta il ruolo di rassegnato bersaglio, le sue esperienze lo portano a diventare prima un fuggiasco, poi un detective molto particolare, specializzato nello scoprire chi è il Carnefice di una particolare Vittima, un ribelle silenzioso che cerca di rovesciare i ruoli imposti.
Una particolare indagine gli farà conoscere Yelem Kaleebax, una donna tormentata, che espone la sua V senza pudore, ed è custode di un segreto che attende di essere svelato.
Nessun uomo è mio fratello è scritto con abilità straordinaria, Clelia Farris non spiega nulla dell'ambientazione, lo scenario del romanzo è imprecisato, potrebbe essere il sud-est asiatico o l'Indonesia ma anche la Lomellina o la Sardegna, sebbene i nomi siano quasi tutti orientali.
Presumibilmente non sono passari molti anni dai nostri tempi, la società potrebbe essere il risultato di qualche rivolgimento sociale, forse causato dalla comparsa delle famigerate C e V, o dallo sviluppo post industriale in uno scenario di penuria di risorse.
In ogni caso il lettore si trova subito immerso in un mondo allo stesso tempo familiare e stravolto, dove l'ira contro un assassino può spegnersi immediatamente, non appena si scopre che l'omicida è il Carnefice della Vittima.
Non siamo di fronte a un romanzo d'azione, qui quello che conta sono i personaggi e le possibili interazioni tra le due categorie umane contrapposte, interazioni che vengono ampiamente esplorate dall'autrice.
Il protagonista ha una personalità complessa, ha ereditato dalla madre lo spirito di rivolta e la sete di giustizia, ma è anche capace di meschinità e cattiverie, sulla sua strada trova uomini e soprattutto donne che segnano diverse tappe del suo percorso, in un crescendo di tensione che porta all'ultimo incontro e a un finale niente affatto scontato.
Un'idea originale, uno stile coinvolgente e un ritmo incalzante, questi gli ingredienti di un romanzo che conferma appieno le doti di un'autrice destinata a lasciare il segno.
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