Anche se la massoneria e i templari vengono più volte chiamati in causa, questo film diretto da Jon Turteltaub è figlio del cinema d’azione e d’avventura e ha ben poco di mistico o di fantasy. Se dobbiamo pensare ad un modello, sicuramente quello più vicino a Il tesoro dei templari è una sorta di grandiosa caccia al tesoro con indizi disseminati nei luoghi più importanti della storia americana e della sua rivoluzione.
Tra tutti, il più rilevante è la dichiarazione di indipendenza firmata a Philadelphia. Quella che il protagonista del film interpretato da Nicolas Cage è costretto suo malgrado a rubare. Non solo per tentare di ritrovare un’inimmaginabile ricchezza protetta da migliaia di anni, ma anche per difenderla dagli attacchi del suo ex socio pronto a tutto. Anche a disintegrare degli oggetti diventati ormai ‘sacri’ per la storia americana.
Brillante e divertente, Il tesoro dei templari è una specie di moderno Indiana Jones meno colto e più casual, deprivato della tematica misticheggiante cara a Lucas e a Spielberg e più orientato verso il cinema d’azione. Una produzione in perfetto stile Jerry Bruckheimer dove ironia e effetti speciali, attori carismatici e situazioni comiche si amalgamano in un unico punto di vista volto a risolvere una serie di enigmi che vanno a comporre un gigantesco puzzle. Fluido e originale, il film si avvale della partecipazione di una serie di attori dalla grande forza e carisma. Oltre a Nicolas Cage e al pressoché esordiente Justin Bartha ritroviamo la seducente Diane Kruger di Troy, insieme a grandi attori come Jon Voight e Harvey Keitel nonché a Sean Bean condannato all’ennesimo ruolo da cattivo dopo quelli più recenti come Boromir e il nemico di 007 in Goldeneye. Una montagna russa di emozioni differenti con un gusto raffinato per la storia e – soprattutto – per il rispetto della memoria del passato per conoscere la propria identità nel presente. Un divertissment allegro e riuscito nella sua semplicità.
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