Avete presente i buoni vecchi film con l'eroe che salva la principessa? Ecco, negli ultimi anni ne abbiamo visti pochi, perché le donne dei film da Ripley in poi sono state in grado di cavarsela più che bene da sole. Con Jupiter Ascending, in Italia ribattezzato Jupiter - Il destino dell'universo, si recupera il terreno perduto con un colpo solo. La principessa viene salvata sei o sette volte (ci abbiamo provato, ma alla fine abbiamo perso il conto); non manca il più classico dei salvataggi da favola quando lei sta per sposare il cattivo contro la sua volontà.
Jupiter Ascending è una grande favolona con effetti speciali, un "la bella e la bestia" (che viene persino citata dal principe galattico, che evidentemente si è fatto un'insospettata cultura in favole terrestri) in chiave Flash Gordon. L'influenza del fumetto di Alex Raymond è evidente, dall'idea di base del terrestre che si ritrova improvvisamente nel magico mondo di un impero galattico fino a dettagli come i soldati alieni mostruosi e alati.
Registi e sceneggiatori, i Wachowki hanno cambiato decisamente rotta rispetto al sofisticato e complesso (anche se forse non del tutto riuscito) Cloud Atlas. Sembra quasi che la complessità li abbia scottati e abbiano deciso di evitarla a tutti i costi.
Imponente e grandiosa la scenografia, un rococò così spinto che avrebbe disgustato persino gli architetti di Naboo, come ho letto in un efficace commento in rete. Persino i loghi delle compagnie di produzione nei titoli di testa sono merlettate di incisioni dorate. Le astronavi sono cattedrali gotiche a motore, gli ipad sono d'oro (con incisioni ricamate).
La qualità del fim cade un po' quando, tra un inseguimento con sparatoria di venti minuti e il successivo, i personaggi parlano tra loro. Eddie Redmayne con questa parte probabilmente si è giocato l'Oscar al quale era candidato per la parte di Hawking in La teoria del tutto ("e io stavo per votare questo tizio? nah, come si scrive Cumberbatch?"); Sean Bean, nella parte dell'ex agente apicoltore Apini (si chiama così anche in originale; pensavo fosse una traduzione italiana di Been, che sarebbe stato un bel gioco di parole) se la cava già meglio, anche si rovina un record coltivato per tutta la carriera (se non avete capito quale non ve lo diciamo per non spoilerare); forse l'attrice in qualche modo più credibile è Maria Doyle Kennedy (Mrs S. in Orphan Black) ma ha gioco facile, essendo l'unico personaggio realistico del film.
La parte più divertente del film è quella in cui Jupiter affronta la burocrazia galattica per reclamare il suo titolo. Un incrocio tra Brazil di Terry Gilliam e Le dodici fatiche di Asterix che non ha oggettivamente molto senso nella contesto della storia, ma dopotutto, che diamine, è uno spasso, e in fondo della coerenza di una storia di questo tipo chi se ne importa.
Forse dovremmo parlare della recitazione degli altri attori, a partire dai protagonisti Mila Kunis e Channing Tatum, ma insomma, lasciamo perdere: non è un film per il quale si ricorderà la recitazione degli attori.
Come abbiamo detto all'inizio è una favolona, con grandiose scenografie, tanta azione, inseguimenti e sparatorie. Va visto così, senza cercare o aspettarsi significati particolari, valori moderni o insegnamenti morali (meglio anzi evitare di prendere come tali quelli che sembrano essere trasmessi), livelli multipli di lettura o messaggi di qualsiasi genere. Sono due ore di intrattenimento, anche adatti se volete a bambini non troppo piccoli (che se no magari si spaventano coi dinosauri alati che ringhiano) da prendere così.
Buon divertimento.
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