Tutto è pronto per la missione americana che porterà per la prima volta l’uomo su Marte. I tre uomini scelti per questa storica missione spaziale sono il comandante Charles Brubaker e gli astronauti Peter Willis e Jack Walker. Il mondo intero è con il fiato sospeso, ma all’ultimo minuto la missione va a monte a causa di un guasto. La NASA, tuttavia, decide che l’impresa verrà comunque portata a termine, per non ammettere il fallimento e perdere i finanziamenti per la ricerca spaziale. Sequestra gli astronauti e li conduce in una base segreta, mentre il razzo parte regolarmente davanti agli occhi di tutto il mondo. Nella base segreta, ai tre astronauti viene chiesto di collaborare e simulare, attraverso un gigantesco set cinematografico, la discesa e la missione stessa sul pianeta rosso. I tre si rifiutano, ma sono costretti ad accettare la pantomima, perché vengono minacciate le loro famiglie. Un giornalista, Robert Caulfield, intuisce che qualcosa non è andato secondo i programmi e, anche grazie all’aiuto di un tecnico dell’ente spaziale americano, indaga a fondo, persuadendosi che è in atto una colossale messa in scena. Anche gli astronauti sono in pericolo di vita, perché testimoni troppo scomodi. I tre tentano la fuga, ma solo il comandante Brubaker riesce a sopravvivere, grazie anche all’aiuto di Caulfield, e a far conoscere all’opinione pubblica questo grande inganno.

Quella appena descritta è la trama del film Capricorn One (1977) di Peter Hyams, con Elliot Gould, James Brolin, Sam Waterson, Telly Savalas e O.J Simpson, uscito nelle sale nel 1978. Se si sostituisce Marte con la Luna è la perfetta sintesi di ciò che pensano i cosiddetti “complottisti della Luna”, ossia di coloro che credono fermamente che non siamo mai andati sul nostro satellite e che l’allunaggio dell’Apollo 11 non sia stato altro che una messa in scena.

A quasi dieci anni dalla missione sulla Luna, Capricorn One riesce a miscelare bene il tema del complotto con una certa dose d’azione e sembra effettivamente dare ragione a quanti sostengono che l’allunaggio dell’uomo sia stata solo una gigantesca farsa. Il film è godibile, grazie anche all’ottima interpretazione degli attori coinvolti, a cominciare dal bravo Elliot Gould nei panni del giornalista Robert Caulfield. La pellicola si può anche considerare un apologo sul potere dei mass media, che proprio alla fine degli anni Settanta vedeva la televisione come artefice principale di un sistema in grado di modificare la percezione della realtà.

Il soggetto e la sceneggiatura di Capricorn One sono di Peter Hyams, ma pare che il regista si fosse ampiamente ispirato al libro We Never Went to the Moon (tradotto in italiano con il titolo Non siamo mai stati sulla Luna. Una truffa da 30 miliardi di dollari ) di Bill Kaysing, pubblicato nel 1974. Questo libro può a ben diritto essere considerato la fonte della cosiddetta teoria del complotto lunare, conosciuta in inglese con il nome di Moon Hoax (bufala della Luna). Il libro di Kaysing ebbe un buon successo e, soprattutto, ottenne l’effetto desiderato: molti americani credono che sulla Luna non ci siamo andati e che la NASA e il governo degli Stati Uniti siano complici della più grande bufala del XX secolo.

Lo storico della NASA Roger D. Launius, tuttavia, ha sottolineato che gli americani sono abbastanza inclini a credere ai complotti, citando come esempio l’assassino a Dallas del Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, avvenuto il 22 novembre del 1963 e attribuito a vari soggetti, dalla mafia allo stesso establishment americano, e ben sintetizzato dal film JFK – Un caso ancora aperto (1991) di Oliver Stone. Senza dimenticare che nel 1972 c’era stato il noto scandalo politico Watergate, innescato dalla scoperta di alcune intercettazioni illegali effettuate nel quartier generale del Comitato nazionale democratico, a opera di uomini legati al Partito Repubblicano e che portò alle dimissioni dell’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.

La cosa interessante è che Launius ha affermato che in realtà la percezione di non essere andati realmente sulla Luna era già presente fin dal 1969, nei giorni della missione Apollo 11. A tal proposito, lo storico della NASA cita la biografia dell’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, in cui si legge di come Clinton, nell’agosto del 1969, lavorasse in una falegnameria e che un suo collega di allora non credesse all’allunaggio perché la televisione era in grado di far vedere e sembrare reale qualsiasi cosa, anche che l’uomo sia andato sulla Luna. La teoria del complotto, invece, secondo il giornalista Andrew Chaikin circola già ai tempi della missione dell’Apollo 8, nel dicembre del 1968.

Resta il fatto che il libro di Bill Kaysing, anche se smentito da autorevoli fonti e da vari altri libri, ha generato una vasta eco e portato la teoria del complotto sulla Luna fino ai giorni nostri.

Non sappiamo se c’è una correlazione fra le prime voci che danno per bufala le missioni del programma spaziale americano nel 1968 e l’uscita del film 2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick, ma di certo Bill Kaysing attribuisce al regista americano le immagini della missione dell’Apollo 11, con – lo diciamo con molta ironia – protagonisti Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins.

L’autore di Non siamo mai stati sulla Luna. Una truffa da 30 miliardi di dollari sostiene che da punto di vista tecnologico l’America e la NASA non erano all’altezza per una missione sulla Luna. Inoltre, la spesa economica era così ingente che l’amministrazione americana non poteva permettersela, ma l’esigenza di affermarsi nella corsa allo spazio sui sovietici fece sì che si mettesse in piedi il finto allunaggio firmato Kubrick. Proprio il regista americano, sempre secondo Kaysing, sarebbe stato convinto dal governo americano a partecipare alla messa in scena con una minaccia: sarebbero stato reso pubblico il coinvolgimento del fratello di Kubrick, Raul, con il partito comunista. Il finto sbarco sulla Luna, poi, sarebbe stato girato alla Norton Air Force Base di San Bernardino.

Peccato che Stanley Kubrick non aveva un fratello, ma solo una sorella. Questa è solo una delle menzogne di Kaysing e l’unica cosa certa è che Kubrick aveva realizzato uno dei film di fantascienza più realistici mai girati fino ad allora. 2001: odissea nello spazio fu realizzato a partire da un racconto dello scrittore inglese Arthur C. Clarke dal titolo The Sentinel, scritto nel 1948, da cui lo stesso Clarke con Kubrick trasse la sceneggiatura. Il racconto presenta una storia abbastanza semplice e lineare: nel 1996 l’umanità ha stabilito una presenza permanente sulla Luna e ne sta esplorando tutta la superficie. Durante una di queste missioni all’interno del Mare Crisium alcuni astronauti individuano una piramide di cristallo di natura chiaramente artificiale e protetta da uno schermo di energia impenetrabile. Dopo circa venti anni di ricerche lo schermo della piramide viene finalmente infranto e la piramide si rivela come il frutto di una tecnologia avanzatissima, probabilmente un faro lasciato sulla Luna da esploratori alieni milioni di anni fa per segnalare loro se e quando dal pianeta sottostante, dove la vita era ancora agli albori, sarebbe emersa una specie abbastanza intelligente da raggiungere lo spazio. Spezzato lo scudo, il segnale che la piramide inviava nel cosmo si è spento e ora all’umanità non resta che attendere l’arrivo dei suoi costruttori, se mai essi esistono ancora.

La pellicola, invece, come è noto, presenta una storia molto più complessa, divisa in quattro blocchi, nel secondo blocco, intitolato “TMA-1”, assistiamo al volo sulla Luna del dottor Heywood Floyd, diretto in missione speciale alla base di Clavius. Lì ad aspettarlo ci sono altri scienziati e tecnici, con i quali Floyd tiene una riunione. Scopriamo così che nel cratere di Thyco, sulla Luna, è stata fatta una straordinaria scoperta, una scoperta di un tale portata da costringere le autorità a isolare completamente la base simulando una specie di “epidemia”. Ecco quali sono le parole di Floyd, quando alcuni partecipanti alla riunione protestano perché non possono mettersi in contatto con i propri cari: «Sono certo che vi rendete conto del gravissimo potenziale di shock culturale e di disorientamento sociale insito nella attuale situazione se i fatti fossero preventivamente resi pubblici senza una preparazione e un condizionamento adeguati».

In una scena successiva Floyd e altri scienziati si recano, a bordo di una navetta, sul luogo del rinvenimento del monolito. Nell’esplorazione che segue, il dottor Floyd non resiste alla tentazione di toccare il monolito. Poi, proprio mentre Floyd e gli altri lo stanno fotografando, il primo raggio di sole del giorno lunare illumina il monolito, che rivede così la luce dopo millenni di oscurità, e immediatamente emette un forte segnale in direzione di Giove.

Probabilmente furono queste scene a indurre Kaysing a candidare Kubrick come miglior regista per il falso allunaggio.

Alcune presunte prove del fatto che l’uomo non sia mai andato sulla Luna si riferiscono all’atteggiamento degli stessi astronauti. I complottisti, ad esempio, hanno accusato Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins di essere tristi durante la conferenza stampa della loro missione. Ma come, si sono chiesti i detrattori della NASA, sono appena atterrati dalla Luna, da una missione che li ha fatti entrare nella Storia dell’umanità e sono tristi? Il che avrebbe dato adito all’ipotesi che agli astronauti non sarebbe andato giù fino in fondo la messinscena dell’allunaggio, come nel film Capricorne One. In realtà, la conferenza stampa non si è affatto tenuta subito dopo il loro rientro sulla Terra. Era protocollo, allora, che gli astronauti venissero messi in quarantena presso il Lunar Receiving Laboratory, per evitare ogni tipo di contaminazione. La procedura era divisa in tre parti. Nella prima, gli astronauti ricevevano da un sub delle tute anti-contaminazione da indossare nel modulo stesso prima di essere recuperati. Nella seconda parte, gli astronauti e i campioni riportati dalla Luna, come le rocce, venivano isolati e messi in sicurezza per essere trasferiti Lyndon B. Johnson Space Center. Qui, nella terza parte del protocollo finivano passavano tre settimane a cominciare dai tre giorni dall’inizio del viaggio di rientro. Era quindi giustificato che i tre non fossero proprio felici durante la conferenza stampa.

C’è poi la famosa questione che nessuno dei tre astronauti abbia mai giurato sulla Bibbia come conferma del loro effettivo viaggio. Basta andare su Internet per reperire il video in cui Buzz Aldrin, nel settembre del 2002, rifila un pugno a Bart Sibrel, un regista che ha girato alcuni documentari che proverebbero che non siamo mai andati sulla Luna. Sibrel ha più volte tormentato gli astronauti, seguendoli in vari eventi e chiedendo con insistenza e maleducazione di giurare sulla Bibbia, come conferma della verità del viaggio sulla Luna. Buzz Aldrin, all’ennesimo rifiuto, si è sentito apostrofato da Sibrel con epiteti quali “codardo, ladro, bugiardo”. Si può quindi capire che l’astronauta, esasperato dal comportamento del regista e dalla sua insistente richiesta, abbia perso le staffe. Ma è ridicolo ritenere che il viaggio sulla Luna non ci sia stato solo perché i tre eroi americani si siano più volte rifiutati di giurare sulla Bibbia. I motivi, che non conosciamo, possono essere i più vari e il loro rifiuto non significa nulla.

Ma chi era Bill Kaysing? Intanto non era uno scienziato, ma era laureato in letteratura. Per molti sarebbe una sorta di gola profonda della missione Apollo, ma la realtà è ben altra. È stato curatore di alcune pubblicazioni tecniche della Rocketdyne, un’azienda fornitrice della NASA, ma ha smesso di lavorare per loro nel 1963, quando cioè la missione per la Luna era ancora un obiettivo abbastanza lontano. Quindi, Kaysing non è esattamente qualificato per smentire la NASA e i suoi scienziati e tecnici. Non a caso il suo libro non è stato pubblicato da un’autorevole casa editrice, ma da sé stesso, quella che oggi viene chiamata un’autopubblicazione.

Ma ormai la frittata era fatta, il seme della “bufala lunare” cominciava a germogliare, se si pensa che a soli due anni dall’allunaggio e ben tre anni prima della pubblicazione del libro di Kaysing, nel film Agente 007 – Una cascata di diamanti (Diamonds Are Forever, 1971) di Guy Hamilton, si vede Sean Connery, nella parte dell’agente segreto James Bond, irrompere su un set in cui stanno girando scene con astronauti che raccolgono rocce lunari, proprio a voler sostenere che il complotto della messa in scena c’è stato per davvero. Insomma, anche James Bond ha “lavorato” per i complottisti, con buona pace dei colleghi americani della CIA.